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14 Agosto 2014

Uncategorized · Casio · Casio Pro Tek · Christian Roccati · Climbing · orologio

Il suono di una mano

Ancora alba e ancora tramonto, e il mio progetto pluridisciplinare prosegue:
preparazione e divertimento, un buon mix!

Sabato… dopo aver lavorato quasi tutta la notte mi butto in branda, dormo 4 ore e più o meno annaspo per uscire dal letto. C’è stato il diluvio, ma sentendo il boss dei mari, Mario the seal, anche se io direi più the shark, scopro che si può andare lo stesso, perfetto! Dritto verso il porto di Genova e via di attrezzatura!

Si parte in gommone direzione promontorio di Portofino.

cartina portofino santa

Ci fermiamo in vista del crinale sul quale sorge la Torretta Salvo d’Acquisto. Il mare è decisamente mosso, l’imbarcazione saltava stile navy seals; qualcuno sta male, altri no. Scendo per primo e attendo: l’avventura inizia. Nuoto tra cernie innamorate e barracuda, ce ne sono diversi, resto ipnotizzato dalle castagnole come tizzoni d’indaco in un posto che perde i colori ma non il sorriso, e quando passo attraverso vari banchi di fratelli, mi rendo conto che se sommo a ciò che già vidi anche questo, posso anche morire felice, a questo punto. Ma non è ancora il momento.

Se trascuro la maschera per la prima volta continuativamente appannata e due crampetti, tutto è perfetto. Torniamo, sistemazione, e via per doccia e pranzo, poi lavoro. E’ così fino a sera. Al rintocco delle tenebre esco per la vallata. Torno alle 4… Mi butto di nuovo in branda, dormo 3 ore e sono in piedi. Il sacco mi guarda aspettandosi che come uno zombie lo raggiunga… non è facile, da qui a lì saranno almeno due faticosissimi metri.

Passo a prendere Fabri the Wonderfull e ci troviamo con il Duca Erne che porterà Titti e Cry a fare una via classica. Finale ligure, parete nord della Rocca di Perti. Aspetto che la triade sia a posto osservando Titti in azione, dando una mano a Erne. Spiego alle ragazze che la corda che ho in mano è Ernesto, quello è lui, la sua vita.

Penso sia sufficiente.

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Di buon passo andiamo con Fabri a ripetere una mia via che attacca a dieci minuti: so che ce la può fare e così sarà. Per lui è la prima scalata dopo tanto, ma ha cuore, ed è con quello che si sale.

Controllo tutto, altitudine, pressione …ora! C’è un appuntamento a seguire: si parte.

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Procediamo dapprima lentamente, prima sosta completamente appeso; aspetto il mio compagno che passa in testa, scivola, lotta e prosegue, non si arrende, guadagna la sua lunghezza. Torno al comando e poi continuo sempre in testa, e lui non batte ciglio, sta semplicemente bene, tra l’euforia e il sorriso.
La scalata è qui alfabeto di pietra sulle dita, è canzone nell’aria.

In parete incontriamo due cordate sulle vicine vie classiche a cui avevamo consigliato che ci guardano e con cui scherziamo. Abbiamo le lacrime dalla mitragliata di battute… e intanto il Verdon ci appare così vicino.

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Si prosegue ancora; Erne è già arrivato e ci aspetta.

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Quante avventure abbiamo vissuto insieme; quante pareti, ripetizioni, rifugi, aperture… quanti pensieri, confronti, emozioni. Non so quante volte ho avuto la sua vita nelle mie mani e lui la mia tra le sue dita. Quanto mi ha permesso di crescere, evolvermi, diventare “me”. Essere in parete con lui e Fabri è un po’ come sentire due armonie di due compositori differenti e scoprire che hanno in comune l’armonica portante.

Ancora qualche movimento e siamo fuori dalla parete.

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Andiamo in vetta e lasciamo messaggi sul libro per le firme. Fabri scrive una di quelle cose che solo lui sa comporre e sentire. L’aria viene trasportata dal vento e i nostri pensieri volano lontano, si materializzano in azioni, forse geograficamente spostandosi di luogo, o forse nel tempo con la reazione che avranno in futuro quelli che leggeranno le nostre parole, già accaduta ma in un tempo differente.

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Scendiamo, parliamo di montagne e avventure, raggiungiamo il trio e superati i boschi andiamo a farci due birre… per alcuni a testa, che fa caldo. …Prima un ultimo sguardo alla parte alta del piccolo big wall che spunta dalle chiome di sempreverdi.

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birre

Si riparte, il gruppo si divide e la nostra cordata si dirige al litorale.
Obbiettivo uno… nuoto alle boe dei 200 metri. La spiaggia invita a poltrire, ma l’acqua al movimento!

mare

E via di bracciate fino al primo traguardo arancione, dove girano le barche, e poi orizzontalmente in vista del litorale.

Torno a riva e col socio prendiamo le canoe. Obbiettivo due.

bergeggi

Pagaiamo nel blu controcorrente e solchiamo tutta la costa, oltrepassiamo la baia delle Sirene e la barriera naturle di arenaria, continuiamo sino all’isola di Bergeggi. Un tocco e qualche gioco in prossimità dell’istmo.
Il ritorno è a favore di vento e quindi di onda. Non ci sono frangenti e tutto diventa sempre più divertente. Giunti a riva traiamo le canoe in secca “ed è subito sera”.

Gli eventi si evolvono e io mi ritrovo in macchina a pensare all’oggi, mentre il domani si avvicina.
Rimembro l’euforia…

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…ma anche il pensiero.

E ricordando la meditazione capisco una volta in più quale sia il rumore di una mano, il suono del mondo.

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Christian Roccati
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