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14 Giugno 2009

Climbing · La Sportiva · Mountain Partner · Climbing · Vertical

Messaggio sponsorizzato La Sportiva GANDALF: A VOI LA PROSSIMA MOSSA! Storia della super scarpa da arrampicata e…camminata!

ga.jpgIn generale, le scarpe da scalata sono fra i pochi oggetti materiali che mi affascinano veramente perché sono un mezzo per sentire di più “l’appartenenza” ad un elemento naturale. La soddisfazione che ho provato nel calzare e muovermi con scarpette da arrampicata non l’ho mai provata vestendo altri tipi di calzature. Erano anni che mi chiedevo se la tecnologia avrebbe mai consentito di creare un prodotto tanto “bello” da calzare e utilizzare dall’orizzontale al verticale, come la scarpetta da arrampicata sulla roccia.

La tecnologia c’era. A me mancavano competenze ed inventiva. Ma per queste potevo contare sul gruppo Ricerca e Sviluppo di La Sportiva. Mettendo insieme teste e piedi diversi, si va più in la…

L’obiettivo era quello di creare una super scarpa da avvicinamento alle pareti, ma anche da scalata sui terreni facili e medi. Già all’inizio del progetto sospettavo che questo sarebbe potuto diventare un prodotto eccezionale al di la delle funzioni per cui veniva concepito. Speravo infatti che una scarpa che andasse bene tanto per camminare quanto per arrampicare avrebbe avuto una marcia in più anche per ogni situazione del tempo libero.

Fin dall’inizio dall’ufficio ricerca e sviluppo dell’Azienda mi chiedevano se pensassi ad un prodotto che fosse più per arrampicare o più per camminare ed io: “per entrambi”! Risposta che certo non li aiutava. Erano convinti che si trattasse di un prodotto in cui si sarebbero dovuti accettare molti compromessi; insomma, secondo loro, o si sarebbe fatta una scarpa comoda per camminare oppure una calzatura buona per arrampicare. Si trattava di trovare il giusto equilibrio, accettando per l’appunto dei compromessi tra le due funzionalità.
Sorridevano beffardi quando dicevo “deve avvolgere il piede come una scarpetta da scalata, si deve sentire una rullata nel passo come in una da corsa, ma sulla roccia non possono “sbordare”, né possono girare sul piede come quelle da corsa, deve essere comoda ed essenziale come una pantofola, deve, deve, deve…”.Dagli sguardi percepivo l’impossibilità della cosa e non mi rimaneva che credere a loro, infinitamente più competenti di me. Ma mi restava la speranza.

Gandalf SuolaBello avere una risposta concreta in tempi brevi! Dopo due settimane dal primo colloquio teniamo in mano i primi quattro prototipi, tutti diversi, anche la destra dalla sinistra. Per la solennità della prima prova, scelgo una super gita/scalata sulle Dolomiti. Con Enzo, Matteo e Luca, gli arrampicatori del gruppo di sviluppo prodotto  La Sportiva, ci troviamo una mattina sotto la parete sud della Tofana di Rozes. Gli ingredienti per il test ci sono tutti: avvicinamento, mille metri di scalata su terreno facile, lunga discesa fino al rifugio Giussani dove c’è bisogno di stabilità al banco…Quattro persone, otto piedi per otto prototipi con sfumature diverse. Tanti i risultati. Da chi sui tratti di arrampicata più impegnativa si mette ballerine da arrampicata (segretamente nascoste nello zaino), alle mie vesciche in discesa. Tanti pregi, tanti difetti. Ma una giornata così ci fa capire molto e soprattutto ci motiva tutti! Comincia la trafila dei test che si susseguono con risultati altalenanti ma sempre in evoluzione. Calzo prove su prove, su tutti i terreni. Dall’aggressivo Supramonte sardo, alle Dolomiti, perfino qualche via dura in falesia ma, sempre tenendo tutti i prototipi ai piedi, da mattina a sera. Vedo che anche i miei soci sono entusiasti perché sentono che stanno creando qualcosa di veramente nuovo.

A nove mesi dal primo prototipo, abbiamo ai piedi un prodotto fantastico a cui manca solo la messa a punto finale. Ed è il momento in cui allarghiamo ad altri piedi la fascia dei test. Ovviamente si pensa subito alle più attive guide alpine, quelle che sono tutti i giorni su e giù per le montagne. Per loro questa scarpa dovrebbe essere l’ideale. Allo stesso tempo la passo anche a mio cognato (che fa l’aiuto regista e tutto il giorno sta in piedi e gira sul set), un altro paio ad un amico che monta ponteggi, un altro ad un conoscente che fa disgaggi, ad un dottore pediatra alpinista, al massimo esponente mondiale di bici da trial, ecc…Dopo un mese chiedo loro di restituirmi i prototipi per verificarne l’usura e tutti mi dicono di…no! Non mettono più ai piedi altre scarpe. Bene! Molto bene!
Ci siamo quasi…Ancora qualche test “alla cieca” (il che significa dare qualche prototipo con leggere differenze fra la destra e la sinistra senza dire nulla) altre impressioni da raccogliere e poi finalmente sembra che ci siamo. Anche i miei compagni di lavoro in Azienda si sono piacevolmente ricreduti: in effetti una scarpa che va bene per scalare e per camminare, con le soluzioni tecniche che hanno trovato, è una super scarpa!

Ad un anno dalla gita in Tofana di Rozes, inizio del lavoro, mi do appuntamento con Enzo, Matteo e Luca in Pale di San Martino. Tutti sappiamo, ma nessuno lo dice, che siamo forse alla chiusura del cerchio. E per l’occasione: altra gita-scalata di spessore. Spigolo del Velo.
Niente scarpette da roccia nascoste nello zaino. Si parte dal furgone con i prototipi ai piedi, ci si fa la via, le si tengono al banco del rifugio e poi gara di corsa in discesa per tornare al furgone. All’arrivo, senza la solita impazienza dopo una giornata così, sfiliamo le scarpe. Piedi perfetti e una stretta di mano… (to be continued)

Pietro Del Pra

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