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3 Marzo 2022

Ambiente e Territorio · Cultura · Trento Film Festival 2022 · Alpi Orientali · Aree Montane · Italia · Trentino Alto Adige · Festival ed Eventi Cinematografici

Milo Manara firma il manifesto del 70° Trento Film Festival

Dopo il manifesto rifiutato nel 1997, l’artista veneto torna a Trento da protagonista: “La dimensione mitologica e fiabesca è l’essenza più pura delle montagne”. Leveghi: “Chiudiamo una pagina rimasta aperta e raccontiamo la cultura di montagna del nostro tempo, tra paura e speranza”

Come ha scritto Franco de Battaglia, i manifesti del Trento Film Festival «sono passati da semplici locandine per alcune serate al cinema, a veri manifesti della montagna nei suoi diversi aspetti, poster evocativi delle suggestioni che la montagna non solo comunica ma rinserra, delle emozioni che abbraccia e difende, anche segretamente». Per questo motivo c’è sempre grande attesa nei confronti dell’autore e del soggetto del manifesto del Festival, capace ogni anno di stupire e di suggerire nuove e originali chiavi di lettura del tempo che viviamo e del futuro che ci attende. In occasione di questa settantesima edizione (29 aprile – 8 maggio 2022), il Trento Film Festival ha deciso di tornare indietro per guardare avanti, chiedendo a Milo Manara, uno dei più grandi fumettisti e illustratori italiani, di ritornare al Festival da assoluto protagonista, dopo il manifesto ingiustamente rifiutato nel 1997.

«È un omaggio ad un grandissimo artista italiano, e la chiusura di una pagina ancora aperta: dal manifesto “non realizzato” del 1997 alla firma del manifesto del Settantesimo anniversario, dall’Ondina che seduce a quella che si ritira circospetta, nel segno di una cultura di montagna sospesa nella dimensione del mito, fra storia e leggenda» dice Mauro Leveghi, presidente del Trento Film Festival. «Una quieta malinconia traspare da quel lago scuro, che riflette con un guizzo di luce il profilo roseo delle Dolomiti. Un’atmosfera in bilico tra l’oscurità dell’intimità umana e il mistero della natura, non sempre pienamente comprensibile, e la limpida bellezza del mondo. Un’immagine che sembra cantare questo nostro tempo, tra paura e speranza, disorientamento e fiducia, con lo sguardo rivolto al futuro».

«Nato tra le montagne a sud della Val Pusteria, le mie prime letture sono stati i libri di Karl Felix Wolff, che raccontavano le leggende dolomitiche del regno dei Fanes e dei monti pallidi, intrisi di mistero e popolati da creature mitologiche» spiega Milo Manara. «Si trattava perlopiù di creature mostruose, spaventose, come il crudele stregone Spina de Mul, metà mulo e metà scheletro, che si trascinava per i prati e le crode. Poi streghe, orchi e draghi. Per il manifesto del Trento Film Festival, già nell’immagine rifiutata nel 1997 avevo voluto ricreare questa dimensione fiabesca, mitologica, ma focalizzandomi sui suoi risvolti dolci e pacifici. Tra tutte queste creature scelsi dunque quella più seducente, l’Ondina, creatura semi acquatica che si dice abitare nei laghi alpini. In questo secondo manifesto ho sviluppato lo stesso tema, ma con una variazione, musicalmente parlando, in tono minore. Una variazione più malinconica, per i toni di colore, per lo sviluppo del soggetto. Nel manifesto del 1997 la composizione era decisamente “in maggiore”, più serena, con la misteriosa Ondina al centro del maestoso anfiteatro delle Dolomiti». Perché, ora, il tono minore? «Da allora sono successe molte cose che hanno reso sempre più evidenti le conseguenze del nostro impatto sull’ambiente anche in ambito montano» prosegue Manara. «I cambiamenti climatici e l’inesorabile scioglimento dei ghiacciai alpini, la disastrosa catastrofe della tempesta Vaia… è emerso in modo inequivocabile come gli interventi umani rischiano di distruggere l’equilibrio della natura. La nuova Ondina non è più una creatura lieta, ma impaurita e diffidente: prima ci seduceva, ora ci guarda come intrusi, pronta a immergersi di nuovo».

Biografia Milo Manara

Milo Manara nasce a Luson (Bolzano) il 12 settembre 1945. Debutta alla fine degli anni ‘60 come autore di storie erotico-poliziesche. Negli anni ‘70 collabora con il Corriere dei Ragazzi ed altre numerose riviste a fumetti del periodo. Su testi di Alfredo Castelli e Mario Gomboli, realizza Un fascio di bombe. Con Silverio Pisu, dà vita a Lo Scimmiotto e Alessio, il borghese rivoluzionario, che segnano il suo debutto nel fumetto d’autore. Nel 1978 è la (s)volta di Giuseppe Bergman, primo personaggio di grande successo ideato, sceneggiato e disegnato da Manara. Nei primi anni ‘80 crea Il Gioco, storia che gli procura il successo a livello mondiale. Su testi di Hugo Pratt disegna Tutto ricominciò con un’estate indiana, ed El Gaucho. È il periodo in cui crea l’iconica Miele, protagonista de Il profumo dell’invisibile e Candid Camera. Su sceneggiatura di Federico Fellini, con cui collabora dal 1987, crea due storie a fumetti: Viaggio a Tulum seguita da Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet. Fa seguito la trasposizione fumettistica di tre classici della letteratura: Gulliveriana, Kamasutra, L’asino d’oro. Disegna poi tre storie di carattere sociale: Ballata in Si bemolle, Rivoluzione e Tre ragazze nella rete. Nel 2009 Marvel Comics gli commissiona, in coppia con Chris Claremont, una storia degli X-Men tutta al femminile, X-Men: Ragazze in fuga. Collabora anche con Neil Gaiman per la DC Comics. Dal 2000 Manara lavora al progetto Il pittore e la modella. Su testi di Alejandro Jodorowsky disegna un fumetto su I Borgia. Nel 2015, per Panini Comics, pubblica La Tavolozza e la spada, primo di due volumi dedicati alla vita del Caravaggio, seguito da La Grazia, pubblicato a febbraio 2019, anno in cui festeggia cinquant’anni di carriera professionale. Per l’occasione, il Festival de la Bande Dessinée di Angoulême gli ha tributato per la prima volta una grande retrospettiva, nel corso della 46° edizione di quello che è l’appuntamento dedicato al fumetto più importante d’Europa. Attualmente è al lavoro sull’adattamento a fumetti de Il Nome della Rosa di Umberto Eco, previsto per la fine del 2022 per i tipi de La Nave di Teseo/Oblomov.

I luoghi del Festival a Trento e una novità su Bolzano

Questo 70. Trento Film Festival sarà speciale non solo per per l’importante anniversario, ma anche perché sarà l’edizione della ripartenza, dopo due anni condizionati dalle limitazioni della pandemia: pur con tutte le cautele e in totale sicurezza, il Festival tornerà a coinvolgere pienamente il suo pubblico, riprendendosi i luoghi della città che hanno segnato la sua lunga storia. «Con MontagnaLibri che torna in Piazza Fiera, la conferma delle sale del Cinema Modena e del Supercinema Vittoria, l’emozione del ritorno al Teatro Sociale e all’Auditorium per le serate evento, oltre alle mostre nei palazzi e nelle piazze e le attività del T4Future nel giardino del MUSE, il Trento Film Festival riabbraccia finalmente la città» racconta la direttrice Luana Bisesti.

Grandi novità per l’edizione di Bolzano, che non sarà più collocata in autunno ma verrà anticipata a tarda primavera: dal 7 al 12 giugno il cinema e le culture di montagna animeranno il capoluogo altoatesino, con uno speciale evento di inaugurazione – in linea con quanto già annunciato per l’edizione di Trento – come la proiezione del restauro di Italia K2, il documentario realizzato dal regista trentino Marcello Baldi con le straordinarie riprese effettuate nel 1954 dal noto operatore e regista Mario Fantin. MontagnaLibri è confermata negli spazi del Centro Trevi – TreviLab e sarà ancora il Parco dei Cappuccini il luogo dei laboratori e delle attività, che si rivolgeranno specialmente a bambini e famiglie.