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19 Marzo 2022

Senza categoria · Hiking e Trekking · Walking · Ambiente e Territorio · Cultura

Smart Walking: Il Cammino materano

Il cammino materano è un percorso a tappe che inizia a Bari e finisce a Matera. La distanza totale è di circa 170 chilometri che si possono suddividere in 7 giorni di cammino con una media di 25 chilometri al giorno. Non ci sono grandi dislivelli, quindi possiamo consideralo un cammino facile. E’ percorribile in tutte le stagione e forse la meno indicata è l’estate a causa del gran caldo. Il cammino non è praticamente mai in zone di ombra.

Durante il percorso si trovano ben 32 siti di interesse culturale, il primo dei quali è la Basilica di San Nicola di Bari. Dal capoluogo pugliese si attraversa l’antico territorio della Peucezia: dalla lussureggiante foresta di ulivi che caratterizza la piana costiera alle distese steppiche dell’altopiano murgiano, attraversando borghi medievali quali Bitetto, Cassano delle Murge, Santeramo in Colle e Altamura. Dalle macchie di bosco fino alle incisioni carsiche che costituiscono l’incantevole scenario rupestre in cui sorgono Gravina in Puglia e Matera. La Via Peuceta è un viaggio tra storia – chiese rupestri, vestigia greche e romane, masserie storiche, trulli e muretti a secco – e gastronomia fatta di sapori genuini che rimandano all’autentica tradizione contadina.

PRIMA TAPPA BARI – BITETTO.

Dopo un ottimo riposo presso Habari We Dorm, sono partito il 9 marzo dal centro storico di Bari, esattamente dal luogo simbolo del pellegrinaggio in Puglia: la Basilica di San Nicola, che si erge imponente con il suo stile romanico. San Nicola di Myra viene detto anche di Bari, perché qui fu portato nel 1087 da circa 62 marinai che si impossessarono dele sue reliquie. Nello zaino ho quel poco che mi serve a coprirmi dagli ultimi capricci del generale inverno e il minimo che mi serve per lavorare: uno smartphone e un portatile.

L’uscita dalla città è sempre faticosa. Non è il mio primo cammino ed è sempre stato cosi: arrivi ed uscite dai grandi centri urbani sono la parte meno affascinante. Ma servono a ricordare un modello di sviluppo che va assolutamente ripensato. La periferia che si attraversa dopo il ponte Adriatico, opera ingegneristica di indubbio fascino, riassume il peggio: spazzatura, degrado, centri commerciali e prostituzione. Finalmente poi si comincia a camminare tra interminabili campi di ulivi fino ad arrivare a Bitetto, preannunciata dalla cupola della Cattedrale di San Michele Arcangelo, monumento principale del paese ed esempio di romanico pugliese. In questo paese mi accoglie Ester, considerata a ragione uno degli angeli della Via Peuceta. La targa fissata sulla porta di casa “Aqui vive una peregrina” ricorda i suoi cammini spagnoli. Casa Ester è aperta a tutti: accoglienza di pellegrini per pellegrini, è un vero e proprio punto di riferimento la cui corte, ubicata in pieno centro storico, è sempre animata da storie di viaggiatori. Alle fine della giornata ho 31.160 passi effettuati e convalidati da WeWard per un totale di 24,8 km totali percorsi e 1246 kCal bruciate. La tappa, al netto delle mie passeggiate extra giornaliere, è di 17 km con un ascesa totale di 255 metri e un’altitudine massima raggiunta di 139 metri slm. L’ho percorsa in tre ore e mezzo.

SECONDA TAPPA BITETTO – CASSANO DELLE MURGE.

La seconda tappa parte dalla cattedrale romanica dedicata a San Michele Arcangelo nel centro storico di Bitetto. Poco dopo l’uscita dal paese entro negli uliveti che caratterizzano questa zona. Ulivi, mandorli e vigne si susseguono ai miei occhi nelle vaste distese della piana nelle quali sorgono antiche masserie, trulli e muretti a secco che testimoniano l’antica vocazione agricola di questo territorio. È questo il paesaggio che mi accompagna per quasi tutta la tappa. 25 chilometri di lenta ascesa (369 metri totali) verso l’altopiano della Murge il cui gradone roccioso si staglia nettamente all’orizzonte negli ultimi chilometri. Prima dell’ingresso nel centro storico di Cassano delle Murge si può godere della vista dal Santuario di Santa Maria degli Angeli: è l’ultimo paese del cammino dal quale si vede l’Adriatico. Siamo a 381 metri slm. Al termine dalla giornata WeWard mi dice che ho effettuato 33.890 e consumato 1356 kCal.

Pernotto presso il Ca’felice, un B&B familiare il cui proprietario Paolo è anche il referente di tappa. Al PecoraNera, che da oltre 30 anni fa un vero e proprio credo di vita la ricerca di birra di qualità, ci sediamo al tavolino e Paolo parte a raccontare. Sono i momenti della giornata che amo di più. Quando una persona sciorina tutte le sue conoscenze sulla storia del territorio in cui vive ed è cresciuto. Dalle origini romane di Cassano all’ospitalità degli autoctoni figli di molte culture, passando dall’economia del rame e dell’ulivo, dall’uomo di Altamura, il sentiero dei dinosauri e per il fenomeno del brigantaggio. Crocco, Senzafegato, Sergente Leone, Ciccilla nomi evocativi di un sud Italia che amaramente ha combattuto contro l’invasione piemontese. “Arrivano i piemontesi” da queste parti è peggio di dire “mamma li turchi”. Paolo si fa serio, adesso finalmente si legge la storia dalla parte dei vinti e non dei vincitori. Da queste parti è forte il senso di aver subito una guerra di conquista che ha portato un impoverimento intellettuale, sociale, economico. Paolo torna sorridente e mi spiega la leggenda di Sant’Euligio, figura fantastica nata da un gioco colto che ha mescolato in chiave ironica i mirabolanti dettagli dell’agiografia tradizionale.

TERZA TAPPA CASSANO DELLE MURGE – SANTEREMO IN COLLE.

Anche la terza tappa ha inizio dal centro storico. In pochi minuti mi lascio Cassano delle Murge alle spalle e cammino all’interno del Bosco di Mesola: roverella, leccio e macchia mediterranea di lentisco, ginestra, corbezzolo, mirto, biancospino. In questa giornata mi si dipanano davanti agli occhi tutti gli scenari tipici del paesaggio murgiano: creste rocciose, cavità carsiche, dolci pendii, doline e lame, campi di grano e brulli pascoli. Insieme l’azione della natura e quella umana hanno plasmato e alterato le forme del paesaggio. Anche questi 22 km sono molto ben segnati da numerosi cartelli: doppia striscia verde e gialla, freccia gialla e segnaletica di legno verde con spiga gialla.

A 6 km chilometri da Santeramo ho la fortuna di scambiare due chiacchiere con il proprietario del B&B Arome: è un giovane ragazzo locale il cui intento è quello di ritrovare il giusto connubio tra benessere e rispetto per la natura, allontanandosi dal caos della città per tornare ad apprezzare l’essenza della sua terra. Nella Pineta Galietti lascio un pensiero  sull’albero dei pensieri. Dopo 5 ore arrivo a Santeramo in Colle. Siamo a 483 metri slm. Pernotto in uno degli splendidi appartamenti di Vicolo 9.

QUARTA TAPPA SANTEREMO IN COLLE – ALTAMURA.

Come sempre la partenza è dal cuore del paese, il centro storico, da cui ci si allontana attraverso una serie di contrade che portano verso l’Alta Murgia, una vera e propria steppa. E come tutte le steppe l’escursione termica la caratterizza. Se di giorno al sole le temperatura sono piacevolmente sopra i 15 gradi, la notte si scende sotto zero. In una delle tante masserie una scena mi riporta bambino. Sorprendo, disposti in cerchi, a guardarsi da vicino un cane, una volpe e due gatti. Al mio arrivo l’animale selvatico scappa veloce, il cane continua ad abbaiare e i due gatti restano impassibili, come sempre. A metà mattina e tappa il guardiano della Masseria Scalera – Frida, un cane d’oro di colore e carattere – mi attende saltellante accanto al palo dei pellegrini. Le frecce indicano tutte le destinazioni dei cammini europei ma Frida mi invita a seguire la sua destinazione, il cortile della masseria, come farebbe il miglior padrone di casa. Qui incontro Vito e Mariantonietta Scalera, padre e figlia che portano avanti l’azienda e con orgoglio mi mostrano la loro ricchezza: bovini, pecore, capre, suini, pony e diversi animali di bassa corte. Mariantonietta ogni giorno porta al pascolo il bestiame nei terreni limitrofi. Non posso esimermi dall’assaggio dei loro formaggi: nodini di mucca, ricotta mista mucca, capra e pecora, una scamorza di mucca con semi di finocchio, pecorino e scamorza con peperoncino accompagnati dal pane di Altamura! A malincuore saluto e proseguo. Per alcune centinaia di metri cammino lungo l’antica carraia medievale e poi entro in Altamura non priva di aver attraversato una periferia dove, ahimè, i rifiuti abbondano. Mi riprendo presto. L’arrivo nella piazza della Cattedrale di Santa Maria Assunta è di quelli da lasciare senza fiato. Con 9 secoli di ritardo ringrazio l’imperatore Federico II di Svevia per quest’opera lasciata ai posteri. La notte la passo nell’ostello voluto da Giovanni e Anna dopo i loro pellegrinaggi a Santiago: a Casa Xenia si respira quell’atmosfera che rende il cammino una esperienze eccezionale. Come eccezionale è la vista dal terrazzino a tasca sui tetti della città vecchia con vista sulla cattedrale.

QUINTA TAPPA ALTAMURA – GRAVINA IN PUGLIA.

Dall’ultimo piano del palazzo di Casa Xenia dalla mia finestra vedo l’alba illuminare la maestosa cattedrale di Santa Maria Assunta costruita nel 1232 per volere di Federico II di Svevia secondo i canoni dell’architettura romanica. Attraverso nel silenzio della domenica mattina l’incantevole centro storico di Altamura. E’ costituito da un dedalo di stretti vicoli e piccole piazzette denominate “claustri” all’interno del quale si percepisce costantemente il piacevole profumo del pane cotto in antichi forni di pietra: è il famoso pane di Altamura, realizzato con semola di grano duro dell’Alta Murgia, e rinomato fin dal Medioevo. Mi immergo nella Murgia; oggi è un gatto, spudoratamente richiedente coccole, a fermarmi nelle pressi di Casalia, una ex masseria. Mi tiene compagnia fino all’arrivo di Peppino Tota che da qualche anno gestisce questo punto di ristoro. Basta una semplice domanda per farlo partire nel racconto e alla fine quella che doveva essere una piccola pausa diventa un’ora e mezzo di aneddoti. E tra un aneddoto e l’altro mi fa assaggiare con orgoglio le bontà del suo orto tra cui una indimenticabile cicoriella con olio, pomodori secchi e melanzane.  Peppino, che in questo luogo passa il suo tempo da pensionato, produce anche un ottimo vino naturale nonché il Padre Peppe, nocino con il quale brindiamo e ci salutiamo.

Proseguo in un paesaggio che si estende a perdita d’occhio su vaste distese coltivate a grano e seminativi fino a giungere a Gravina in Puglia attraverso una piccola macchia di bosco e una strada lastricata che conduce alle porte della città. Leonardo Picciallo, proprietario e referente di tappa, mi spiega come per centinaia di anni gli abitanti hanno scavato per costruire questa città: ogni metro in altezza verso l’alto, corrisponde a un metro scavato sottoterra. E a conferma mi conduce sotto la mia camera attraverso un scala di pietra. Il reticolo sotterraneo che si snoda dei meandri cittadini è un patrimonio raro se non unico nel suo genere.

A Gravina in Puglia si unisce a me un “compagno di viaggio”. Mi arriva infatti il pacco con il mio Garmin Fenix 7, un amico fidato che esattamente come me ama il trekking e la vita all’aria aperta. Ed è un partner perfetto per il mio progetto. Si tratta di uno strumento molto utile per chi ha bisogno di poter contare su oggetti versatili e di alta qualità: uno smartwatch multi-sport che, grazie alle sue lenti Power Sapphire™ ultra resistenti, è in grado ad esempio di sfruttare l’energia solare per prolungare la durata della batteria.

Insieme a lui vado a cena e mi gusto le tipiche orecchiette nella splendida cornice delle 13 volte

SESTA TAPPA GRAVINA IN PUGLIA – PICCIANO.

In questa tappa lo Smart Walker ha ceduto quasi completamente il passo allo Smart Worker. Mi sono svegliato con un accenno di tallonite. In passato, in altri cammini, mi è capitato di avere tendiniti. E ho capito che ci possono stare, fanno parte del gioco. Però ho anche imparato che meglio fermarsi subito. Due giorni di stop all’inizio possono evitare settimane di stop dovute al cronicizzarsi dell’infiammazione. In casi come questi quindi ascoltare il proprio corpo è più importante che mai. Lo ho assecondato e mi sono concesso meno di una decina di chilometri di cammino, il resto della giornata ho recuperato appieno la forma per potermi rimettere in marcia come si deve. E mi sono dedicato interamente al lavoro nel bellissimo scenario della Masseria la Fiorita. Qui un’altra persona splendida: Marialaura. Nel 2015 ha lasciato il suo lavoro (a Livorno!) per tornare a casa, la masseria che fu del nonno Vito e del padre Giuseppe. E ha portato avanti la produzione a ciclo chiuso e strettamente stagionale senza uso di sostanze chimiche.

SETTIMANA TAPPA PICCIANO – MATERA.

Ho percorso l’ultima tappa, camminando nell’ampia piana tufacea in cui sorge Matera. La straordinaria bellezza e unicità dell’habitat rupestre si è svelato lentamente ai miei occhi: dirupi e grotte sulle cui pareti l’uomo ha lasciato le tracce della sua continua presenza dalla preistoria fino ai nostri giorni. Volpi sul terreno e rapaci in aria mi hanno tenuto compagnia durante la mattinata. A metà percorso incontro il team di Slow Food Matera impegnato nella potatura degli ulivi. L’ingresso a Matera con la vista sulla zona dei Sassi ripaga di tutti gli sforzi fatti. La struttura che mi ospita è il B&B Fiorentini, un’antica casa in tufo recentemente ristrutturata nello stile delle case-grotte, il cui nome deriva dalla presenza nel medioevo di botteghe di mercanti di tessuti fiorentini. Nicola, il proprietario, mi racconta la storia del fondo dalle legge De Gasperi ai giorni nostri. Il padre di Nicola, dopo avermi mostrato con orgoglio il timbro con cui la famiglia riconosceva il proprio pane portato a cuocere nel forno della città – mi accompagna alla scoperta dei segreti della città raccontandomi preziosi aneddoti. Tra questi anche la storia di ospite speciale, un falco grillaio – simbolo della Murgia materana – che tutti gli anni torna a fare il nido sul tetto del loro B&B.

Sono rifocillato dalla vulcanica Giovanna che far assaporare la cucina tipica di Matera cucinando con il solo uso del forno.