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7 Ottobre 2013

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GABRIELE MORONI. Intervista di Matteo Pavana

Gli ultimi exploit di Gabriele Moroni

A fronte dei recenti exploit, abbiamo intervistato Gabriele Moroni, classe 1987, un climber che di certo non ha bisogno di presentazioni: nel corso della sua carriera ha salito vie fino al 9a e boulder di 8B+. Per chi non lo sapesse Gabriele, oltre ad essere uno degli scalatori italiani più attivi, è anche un punto di riferimento nel panorama internazionale con celebri salite tra cui spicca Action Direct (Wolfang Gullich 1991), prima e unica salita italiana del primo 9a della storia dell’arrampicata. Inoltre Gabriele ha recentemente collezionato importanti prime salite in Brasile e il quarto posto all’Adidas RockStar Bouldering Competition. L’impresa di ben altra portata è stata quella recente che ha suscitato molto scalpore nel mondo verticale: tre 9a in meno di cinque giorni!

 

L’Intervista a Gabriele Moroni

Intanto complimenti per la tua performance. Tutti sono a conoscenza delle tue potenzialità, ma penso che neanche una piccola parte di queste persone si potesse aspettare una prestazione simile: due 9a e un 9a/a+ in meno di cinque giorni. Questo è sicuramente un segnale di un buono stato di forma mentale quanto fisica. Cosa è cambiato? Quale è stata la “svolta”?

Senza ombra di dubbio la chiave di tutto è l’allenamento. L’irregolare stile di vita brasiliano mi ha fatto tornare parecchio fuori forma e in leggero sovrappeso; questo non mi permetteva di stare attaccato alle prese nemmeno con la colla, rendendomi per un certo periodo parecchio nervoso. Nel momento di questa presa di coscienza ho deciso di cambiare immediatamente ritmo: una severa scheda d’allenamento, le doppie sessioni e una corretta alimentazione mi hanno permesso di rimettermi velocemente in forma. All’inizio non posso nasconderti che è stata parecchio dura perché già non stavo attaccato e in più mi allenavo moltissimo. Già a metà agosto sentivo che la forma stava entrando a pieno ritmo, tanto da permettermi di salire qualche tiro interessante come Battle Cat (8c+) e Intercooler (8c), sempre in Frankenjura.

Era solo questione di tempo prima che potessi raggiungere un traguardo tanto inseguito, ovvero il tuo primo 9a+. Come è stata la salita di “Classified”? Quali sono state le emozioni nel compiere una delle vie più difficili del Frankenjura?

La salita è stata del tutto inaspettata. Avevo compiuto qualche tentativo quest’estate ma ai miei occhi appariva veramente mostruosa. Dopo la competizione a Stoccarda l’ho riprovato per pura curiosità e subito mi è sembrato molto più fattibile: già da subito sono venuto a capo della sezione di 8c della via, che salta la parte di blocco duro che poi porta la via al grado di 9a+. La forte umidità e le condizioni meteo non ottimali non mi hanno permesso di spenderci altro tempo e per questo motivo ho deciso di spostarmi su altri progetti in sospeso, tra cui “The Elder Statesman”, ma anche questa via richiedeva un certo grado di condizione.
Dopo alcuni giorni di riposo ho riprovato senza grosse aspettative “Classified” e finalmente, a seguito di una bella battaglia, sono riuscito a salirla con successo. È stato davvero un bel momento oltre che un’immensa soddisfazione.

Ho potuto notare scorrendo la tua scorecard su 8a.nu che hai classificato questa via come un 9a+ “soft”. Cosa manca a questa via per poter essere categorizzata con il grado di 9a+ pieno?

Ovviamente non ho molta esperienza per quanto riguardo questa fascia di gradazione. Sicuramente mi è sembrata una via molto più difficile rispetto a tanti 9a che ho salito in passato, ma contemporaneamente mi è sembrata più facile di Goldrake (Cornalba), un altro 9a+ che ho provato e che sono stato vicino a chiudere. Parlando con Alexander Megos, che ne ha compiuto la first ascent, abbiamo ritenuto che lo slashgrade fosse la soluzione migliore.

Se da una parte posso dire di essere rimasto stupito da questa performance, dall’altra non mi ha stupito per niente il luogo in cui essa è stata compiuta. Ormai sei considerato un “local”. Cosa ti spinge a tornare in Frankenjura così spesso, quasi una volta ogni sei mesi?

Diciamo che è il posto dove più mi sento a mio agio e che più mi fa sentire come a casa. Dopo tanti anni trascorsi in questo luogo so muovermi bene, conosco le vie e le falesie e mi piace molto la gente che vi abita. Inoltre la scalata si adatta molto alle mie caratteristiche: sezioni difficili concentrate in pochi metri che sfociano in vie boulderose, mai troppo lunghe.
Peccato per le condizioni che spesso sono avverse a questo genere di scalata, compromettendo le salite e riducendo il tempo per il “giro buono”.

Provando a mettermi nei tuoi panni penso che questa salita così inaspettata possa essere elencata nella lista dei ricordi più belli, ovviamente dopo la prima salita italiana di “Action Direct”.

Esattamente. Ma ti dirò di più perché anche la salita di “The Elder Statesman” è stato un bel momento. L’ho provata più e più volte ma cadevo sempre all’ultimo crux della via. Questo mi ha provocato un serio blocco mentale, un muro invisibile che con la sola forza delle dita non riuscivo a sfondare. Ero nervoso e agitato e questo non contribuiva sicuramente. Eppure successivamente alla salita di “Classified” e “Sever The Wicked Hand” ero più rilassato e l’ho fatta subito. Avevo meccanizzato talmente bene i movimenti che, sommandolo allo stato di forma crescente, mi sembrava più di fare un esercizio di ginnastica che un 9a. È incredibile pensare cosa possa non farti fare la testa.

Non per metterti fretta ma quali sono i tuoi progetti futuri? Voci indiscrete dicono che dopo il TNF Kalymnos Climbing Festival ti fermerai a Trento per un breve periodo.

Ho provato recentemente “Corona”, la via di 9a+ di Markus Bock famosa per essere la più dura del Frankenjura. Le sensazioni sono molto buone e credo che se avessi più tempo a disposizione forse riuscirei a salirla. Vista la situazione credo proprio che rimarrà il progetto per il prossimo anno.
Sarò presente a Kalymnos per tutta la durata del Festival, un grande appuntamento a cui non voglio assolutamente mancare. Successivamente mi fermerò a Trento a scalare al Bus de Vela, dove ho ancora molti progetti in sospeso. Tutto questo fungerà da preparazione fisica e mentale per il vero “fantasma” che voglio sconfiggere: “Goldrake”.

Intervista di Matteo Pavana

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