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16 Novembre 2013

Senza categoria

PROFETICHE IDIOZIE

“Ogni volta che le cose non vanno e ho pietà del mio cervello, sono colto da una voglia irresistibile di proclamare. Proprio allora intuisco da quali baratri i meschini sorgano riformatori, profeti e salvatori.
Emile Michel Cioran

Finalmente siamo di nuovo su questa parete per portare a termine un altro viaggio visionario che probabilmente non interesserà a nessun arrampicatore “per bene”. Ma il bello dell’esplorazione sta proprio qui, in quel percorso interiore che, per fortuna, è totalmente estraneo a quello di tanti altri. Ancora una volta, su terreni come questi, ci rifiutiamo di usare il trapano, fosse anche solo per chiodare delle soste, che comodamente ci potrebbero permettere di scappare agevolmente. Oppure di mettere uno spit su un passaggio quando la paura prende il sopravvento sulle nostre reali possibilità. La roccia non è bellissima e noi non siamo nemmeno dei veri profeti del “trad”. Quelli semmai stanno qualche valle più in là, su roccia più famosa e decisamente più solida.

Del resto questa scalata, come molte altre che abbiamo realizzato, è un’idiozia solo nostra. Qui, oggi, si scala per uscire, ed ogni fessura che si apre o si chiude rappresenta un’incognita totale. E’ questo il bello di un gioco che può apparire un po’ perverso: non avere la certezza che si riuscirà a passare ma possedere la consapevolezza che ci si è cimentati perché si pensa di potercela fare. Nella sottile linea di separazione di queste affermazioni, s’annida certamente un po’ d’idiozia. Se avessimo voluto solo “giocare” con l’arrampicata, del resto, questa mattina ci saremmo fermati 500 metri più in basso, dove c’è la garanzia dello spit.

Qualcuno sostiene che le vie belle sono state tutte aperte su queste pareti, altri che le vie belle sono solo quelle a due metri dalla macchina, tracciate dopo lavori “da cantiere” e magari anche impreziosite con qualche scavo. Altri ancora (gli amici “repubblicani dello spit”) rivendicano un diritto della scalata in sicurezza, dove l’obbligatorio praticamente non esiste e ti ritrovi a scalare in funzione del moschettonaggio. Ognuno a modo suo profetizza un mondo migliore della scalata, e per ciascuno il suo modello è quello giusto. Superata la parte difficile della nostra via nuova, che farebbe impallidire i sostenitori dello spit seriale, ci accolgono delle fasce erbose ripidissime. Queste certamente farebbero storcere il naso ai profeti dello scavo e dell’arrampicata in pantofole. Poi però la montagna detta la legge della sua morfologia e l’uscita ci viene garantita da una provvidenziale parete a gradoni, dove però la roccia è scistosa e poco proteggibile. Al primo pomeriggio una cresta erbosa ci conduce sulla vetta. Poi giù, lungo altri prati ripidissimi, fino al sentiero che ci riporta alla realtà.
Ancora uno sguardo verso l’alto, in silenzio.
“Qualcosa non va?” mi domanda Simone.
“No! Tutto bene” rispondo. E nel silenzio del ritorno ripiombo nelle mie profetiche idiozie.

Gran Bernardè, contrafforti della parete OSO, quota 2705 m
Via nuova: “Profetiche idiozie” 370 metri, R2+, 6b+/A2