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13 Maggio 2016

Cultura · Trento Film Festival 2016 · Italia · Lombardia

64° TRENTO FILM FESTIVAL a Milano dal 17 maggio!

Fonte: TFF2016

Fonte: TFF2016

64° TRENTO FILM FESTIVAL: LA GRANDE AVVENTURA ARRIVA A MILANO!

Dal 17 al 22 maggio una selezione dei migliori film del 64° Trento Film Festival,  uno dei più antichi  festival italiani dedicati al cinema di alpinismo, montagna e ambiente, saranno programmati allo spazio Oberdan a Milano.

La settima edizione milanese del TFF è realizzata in collaborazione con la Fondazione Cineteca Milano.

Sedici i film della rassegna proposti allo Spazio Oberdan, in viale Vittorio Veneto 2, tutte anteprime per Milano.

IL PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI A MILANO

Martedì 17 maggio 2016
h 21.00
Serata inaugurale Trento Film Festival 2016 a Milano

K2. Touching the sky. Fonte: Spazio Oberdan

K2. Touching the sky. Fonte: Spazio Oberdan

K2 – Touching the Sky (E. Kubarska, Ger./Pol./UK, 2015, 72’)
È possibile conciliare i rischi dell’alpinismo con la scelta di diventare genitori? Ma soprattutto, è giusto decidere di affrontare situazioni potenzialmente molto rischiose, nel momento in cui c’è un figlio a casa che aspetta? La regista decide di affrontare questa domanda invitando un gruppo di persone accomunate dall’aver perso durante l’infanzia un genitore sul K2. La montagna si mostra qui come luogo ultimo, in più sensi: sia come limite estremo a cui tendere, sia come luogo conclusivo di un’esistenza. Attraverso il montaggio di materiali d’archivio, interviste e riprese di questa insolita spedizione, la regista ci interroga sul significato della sfida, della montagna e della genitorialità.
Genziana d’Oro miglior film di alpinismo al TFF 2016.
La proiezione sarà introdotta da Roberto De Martin, Presidente del Trento Film Festival.

Mercoledì 18 maggio 2016
h 17.00
Solo di cordata (D. Riva, Italia, 2015, 84’)
Un ritratto intimo e fedele del grande arrampicatore Renato Casarotto per ripercorrere le sue più famose imprese alpinistiche grazie a preziosi materiali di repertorio e alla voce dei suoi amici più intimi e compagni di cordata. Ne emerge una ricerca umana capace di fondersi con la pratica alpinistica immersa nella natura selvaggia. L’esperimento umano “di uno dei più puri e meno celebrati alpinisti di tutti i tempi” svela che cosa succede quando, penetrando in solitudine nella primordialità del mondo naturale, arriva a confrontarsi con l’origine.
h 19.00
Sherpa
(J. Peedom, Australia/Nepal, 2015, 96’)
Nel 2013 le agenzie di tutto il mondo hanno raccontato con sgomento la rissa a oltre seimila metri tra alcuni alpinisti europei e un gruppo di Sherpa per una serie di circostanze che hanno a lungo tenuto banco nel dibattito tra gli appassionati di montagna e non solo. Tuttavia, esattamente sessant’anni prima, il neozelandese Edmund Hillary e lo Sherpa Tenzing Norgay avevano raggiunto la cima dell’Everest in un clima di concordia e ottimismo. Ma cosa è successo nel frattempo, cosa ha esacerbato i rapporti tra Sherpa e alpinisti portandoli a un tale livello di conflitto? Determinata a rispondere a questa domanda, Jen Peedom ha deciso di raccontare la stagione alpinistica del 2014, ma si è trovata casualmente a documentare una delle più grandi tragedie nella storia della montagna: alle 6:45 del 18 aprile, un gigantesco blocco di ghiaccio si è abbattuto su una delle via di risalita, uccidendo 16 sherpa. Da quel tragico episodio è scaturita una fiera reazione degli Sherpa, uniti nel segno del dolore e dalla paura.
Premio del pubblico miglior film di alpinismo al TFF 2016.

Sherpa. Fonte: Spazio Oberdan

Sherpa. Fonte: Spazio Oberdan

h 21.15
Sciare in salita (C. Brambilla, Italia, 2016, 67’)
Da generazioni la Scuola Righini, la scuola di scialpinismo di Milano, tramanda la cultura della neve alla città. Sciare in salita ripercorre, attraverso il racconto del microcosmo della scuola, le tappe più importanti della storia dello scialpinismo, dall’evoluzione dei materiali tecnici all’avvento dell’era digitale, mostrando come gli stessi repertori filmici – dalla pellicola ai social media contemporanei – siano in grado di creare narrazioni sempre nuove. Al centro rimane la montagna, presenza dall’aura misteriosa, che riesce a sottrarsi a tutte le rappresentazioni e agli immaginari di cui gli uomini l’hanno rivestita.
Presente in sala la regista Chiara Brambilla.

Giovedì 19 maggio 2016
h 17.00
Il Solengo (Rigo de Righi, M. A. Zoppis, Italia, 2015, 70’)
In un rifugio di cacciatori, un gruppo di anziani rievoca la vita di Mario “de’ Marcella”, vissuto per più di sessant’anni in una grotta di tufo. Ma cosa lo ha portato a condurre un’esistenza solitaria? Forse un evento risalente alla sua infanzia, oppure qualcosa di misterioso e tragico? Chi lo incontrava andando a caccia lo chiamava semplicemente “il Solengo”, come il maschio del cinghiale che vive isolato dal gruppo. Riuniti intorno a un tavolo, i vecchi cacciatori parlano di questo ambiguo personaggio: chi dice che Mario era un tipo scontroso e selvatico, chi dice che era un pazzo, tutti però concordano nel dire che non rivolgeva mai la parola a nessuno. Girato nella campagna laziale, non lontano dalla città di Vejano, Il Solengo è un’indagine sul funzionamento della tradizione orale nella campagna italiana che mette in discussione l’idea stessa di verità.
h 19.00
Meru (J. Chin, E. Chai Vasarhelyi, USA, 2015, 89’)
La “pinna di squalo” del Meru è unanimemente considerata una delle imprese definitive per ogni alpinista, tanto che negli ultimi trent’anni si sono contati più fallimenti che successi. Nell’ottobre del 2008 Conrad Anker, Jimmy Chin e Renan Ozturk decidono di raccogliere la sfida, ma quella che era stata programmata come una spedizione di una settimana si prolunga fino a diventare un’odissea di venti giorni trascorsi sotto zero a causa di un’impressionante perturbazione che li costringe a rinunciare. Ma una volta tornati alle loro case, una serie di circostanze personali li convince a cercare un riscatto e nel 2011 Anker riesce finalmente a convincere i suoi compagni a tentare nuovamente la grande sfida del Meru.

Giovanni Segantini. Fonte: Spazio Oberdan

Giovanni Segantini. Fonte: Spazio Oberdan

h 21.15
Giovanni Segantini – Magia della luce (C. Labhart, Svizzera, 2015, 82’)
Giovanni Segantini è tra le figure più affascinanti e carismatiche della pittura europea di fine Ottocento: nato ad Arco nel 1858, ha poi trascorso una vita intensa e tormentata che lo ha portato a ricercare la vertigine dell’altitudine, fino alla morte precoce nel 1899. Giovanni Segantini – Magia della luce ne ricostruisce le vicende biografiche ricorrendo alle parole della sua ricca corrispondenza, alle immagini dei luoghi dove ha vissuto e delle opere che ha realizzato, dando vita a un saggio visivo capace di introdurci nell’animo di un artista straordinario.
Presente in sala il regista Christian Labhart.

Venerdì 20 maggio 2016
h 17.00
Behemoth (Liang Zhao, Cina/Fr., 2015, 95’)
Le miniere di carbone della regione centrale della Mongolia hanno stanno aprendo uno squarcio profondo all’interno di un paesaggio di abbagliante bellezza. Il rimbombo costante delle esplosioni, le nuvole di polvere, il rumore assordante dei macchinari che si accaniscono senza tregua sul terreno sono il portato dell’industria estrattiva che deve alimentare incessantemente l’espansione edilizia cinese. In questo scenario apocalittico si svolge la vita dei minatori cinesi, condannati a lavorare in condizioni disumane e spesso a contrarre gravi
malattie respiratorie. Dietro a una devastazione di tale portata, l’occhio di Liang Zhao vede stagliarsi la figura mitologica di Behemoth, l’insaziabile creatura biblica, e ricorre ai versi dell’inferno dantesco e al simbolismo di un uomo perduto all’interno del paesaggio.
h 19.00
Tom (E. Goatelli, A. L. Esteban Vega, It./Spagna, 2015, 67’)
Tom vive in un camper insieme al suo anziano padre James. Sua madre, la celebre alpinista Alison Hargreaves, ha perso la vita scendendo dal K2 quando Tom aveva appena 6 anni e da allora il piccolo ha deciso di perseguire con tenacia il sogno di diventare alpinista e di scalare le sei pareti nord delle Alpi in un solo inverno. Nessuno è mai riuscito a farlo con questa cadenza e lui vuole diventare il primo. Accompagnato dal padre alla guida di un furgoncino bianco, Tom affronterà ogni rischio per riuscire a realizzare il suo sogno.
Presenti in sala i registi Elena Goatelli e Angel Luis Esteban Vega.

A line across the sky. Fonte: Spazio Oberdan

A line across the sky. Fonte: Spazio Oberdan

h 21.15
A Line across the Sky (M. Peter, USA, 2015, 40’)
A lungo considerata impossibile – e proprio per questo vagheggiata da moltissimi – ma effettivamente tentata da pochissimi intrepidi, la traversata di tutte le creste maggiori del gruppo del Fitz Roy ha alimentato per decenni le fantasie più audaci degli scalatori diretti in Patagonia. Lo strabiliante profilo del Cerro Fitz Roy e delle sei cime che lo affiancano si sviluppa per una lunghezza di oltre sei chilometri con un dislivello di quasi quattromila metri, attraverso pareti ricoperte di ghiaccio e neve. Tommy Caldwell e Alex Honnold sono riusciti a compiere quest’impresa in un unico tentativo durato cinque incredibili giorni nel febbraio del 2014.
I-View (C. Rossoni, Italia, 2015, 30’)
Grazie alla sua tenacia e alla sua perseveranza, l’italiano Simone Moro è arrivato a scrivere pagine indelebili nella storia dell’alpinismo, soprattutto invernale, giungendo in vetta a numerose cime di oltre 8000 metri e diventando uno degli alpinisti più celebri e conosciuti al mondo. I-View racconta una nuova avventura nel suo percorso, illuminando un lato che ci fa comprendere la statura dell’uomo oltre che dell’atleta: la sua avventura come pilota di elicotteri e il suo sogno di portare l’elisoccorso sull’Himalaya.
Tamara (J. Hellinger, C. Schmidt, Germania, 2015, 18’)
Nel 2012, Tamara Lungner arriva a vedere la vetta del K2 a 8611 metri: è una quota per il momento ancora troppo alta. La sola vista di quella cima è in grado di incutere timore, e non solo per il fatto che il K2 è uno tra gli Ottomila più pericolosi, dove più di ottanta alpinisti hanno perso tragicamente la vita. Nonostante questo, due anni dopo, la ventottenne decide di ritornare in Pakistan e insieme all’alpinista Nikolaus Gruber si lancianella sfida più importante della sua carriera: raggiungere la vetta del K2 senza ossigeno.

Sabato 21 maggio 2016
h 15.00
Storie di uomini e di lupi (Andrea Deaglio, Alessandro Abba Legnazzi. Fr./Italia, 2015, 76’)
Al pari di altri animali che abitano nei boschi, il lupo esercita un profondo influsso sull’immaginazione e sulle vite di coloro che vivono in montagna. Se negli anni settanta il lupo era sull’orlo dell’estinzione, alla fine degli anni ottanta, grazie allo statuto di specie protetta, il lupo ha potuto riprodursi e ricolonizzare le Alpi occidentali. La sua presenza viene qui raccontata da voci provenienti da diversi ambiti: pastori, fotografi, guardiaparco, naturalisti, ognuna delle quali contribuisce a tratteggiare un ritratto di un animale affascinante e misterioso.

Storie di uomini e lupi. Fonte: Spazio Oberdan

Storie di uomini e lupi. Fonte: Spazio Oberdan

h 17.00
A Line across the Sky (M. Peter, USA, 2015, 40’)
I-View (C. Rossoni, Italia, 2015, 30’)
Tamara (J. Hellinger, C. Schmidt, Germania, 2015, 18’)
Replica, vedi in 19 maggio.
h 19.00
Phats of the Soul (117′)
Undici tibetani, ferventi buddisti, intraprendono un cammino di oltre duemila chilometri per raggiungere la città santa di Lhasa, dove risiede il Dalai Lama. Il loro viaggio durerà mesi e dovrà confrontarsi con tutte le difficoltà immaginabili, non ultima la scelta di percorrere il viaggio immersi in un rituale mantrico che li porta a inginocchiarsi fino a terra a ogni passo. Nella ripetizione e nella determinazione i pellegrini troveranno la forza per procedere con gioia verso la loro meta. In delicato equilibrio tra documentario e finzione, il film coinvolge e contagia grazie a una forza spirituale di rara potenza.
h 21.15
Looking for Exits (K. Hegnsvad. Danimarca, 2015, 72’)
Il Base Jumping con tuta alare è uno sport estremo in cui ci si lancia da una vetta e grazie alla tuta si è in grado di sfrecciare per centinaia di metri fino all’apertura del paracadute. All’interno della comunità dei base jumper Ellen Brennan è unanimemente considerata come una vera artista della disciplina. Ellen non è solamente la base jumper più veloce del mondo, è soprattutto una donna che ha scelto di abbracciare una filosofia di vita improntata al contatto diretto con la natura. Nella sua abitazione nei pressi di Chamonix, Ellen trascorre giorni (e a volte notti) cercando nuove vie per i suoi lanci, che lei chiama “uscite”.
Presenti in sala il regista Kristoffer Hegnsvad e la protagonista Ellen Brennan.

Domenica 22 maggio 2016
h 15.00
Sciare in salita (C. Brambilla, Italia, 2016, 67’)
Replica, vedi in 18 maggio.

My love don't cross that river. Fonte: Spazio Oberdan

My love don’t cross that river. Fonte: Spazio Oberdan

h 17.00
My Love don’t Cross that River (Moyoung Jin, Corea del Sud, 2015, 86’)
Una coppia di coniugi vive fianco a fianco da 76 anni in una antica casa costruita duecento anni prima. Il vecchio Byongman Jo ha ormai 98 anni ma ha ancora sufficienti energie per trasportare fino a casa la legna per alimentare il camino. Forse il segreto della sua longevità sta nel non aver mai smesso di giocare insieme alla sua sposa: con la neve, con le foglie, con l’acqua. Sua moglie Gyeyeul Kang ha 89 anni e continua a cucinare tre pasti al giorno per suo marito. Entrambi indossano gli abiti tradizionali coreani, vanno al mercato ogni cinque giorni, organizzano picnic con i vicini e si divertono a ballare. Ma giorno dopo giorno Byongman vede le sue energie scemare e fa sempre più fatica ad alzarsi dal letto. Gyeyeul rimane spesso assorta a fissare in silenzio il ruscello che scorre e si prepara all’ultimo saluto.
h 19.00
Behemoth (Liang Zhao, Cina/Fr., 2015, 95’)
Replica, vedi in 20 maggio.
h 21.00
Looking for Exits (K. Hegnsvad. Danimarca, 2015, 72’)
Replica, vedi in 21 maggio.

Per ulteriori informazioni: Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, angolo piazza Oberdan
Biglietteria: 02-77406316.

 

Simonetta Quirtano