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16 Settembre 2021

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Carlos Soria è al Campo Base del Dhaulagiri

Dhaulagiri, settembre 2021. Fonte: Carlos Soria:facebook

L’82enne alpinista spagnolo torna sulla montagna per la quattordicesima volta, quattro mesi dopo la spedizione annullata per la pandemia

Carlos Soria, con i suoi 82 anni e la sua protesi al ginocchio, è nuovamente al campo base del Dhaulagiri, insieme a Luis Miguel Soriano.

È un luogo che conosce perfettamente, essendoci stato in precedenza per ben tredici spedizioni, dalla prima del 1998, alla più recente, la scorsa primavera.

Sono infatti passati solo quattro mesi dalla spedizione dello scorso maggio, durante cui Soria ha vissuto una delle esperienze più insolite di tutta la sua carriera alpinistica, a causa della pandemia di coronavirus. Dopo contagi, evacuazioni, polemiche e la sospensione dell’attività in quota, la spedizione è stata annullata.

Situazione pandemica sotto controllo

Attualmente, sembra che la situazione pandemica sia un po’ più sotto controllo. Secondo il racconto di Carlos Soria, al Campo Base ci sono tre sale da pranzo con le rispettive cucine, per separare meglio i trenta alpinisti e le rispettive squadre di supporto ed evitare eventuali contagi. Inoltre, tutti sono stati vaccinati e sottoposti a test PCR prima di raggiungere il campo base.

Tredicesimo ottomila

L’obiettivo di Carlos Soria sarà quello di cercare di raggiungere la vetta del suo tredicesimo ottomila. L’ultra-ottantenne spagnolo ne ha già 12 al suo attivo. Oltre al Dhaulagiri, gli manca lo Shisha Pangma per completare tutti i 14×8000.

“Siamo già nel campo base del Dhaulagiri – ha confermato Soria dalla sua pagina facebook – Ancora una volta ai piedi di questa bella montagna dove abbiamo trascorso momenti così belli. Ricominciamo a sognare di calpestare quella vetta desiderata e, soprattutto, goderci questo meraviglioso angolo di pianeta.”

Il Dhaulagiri sugli sci

Carlos Soria condividerà il CB e la montagna con decisamente meno scalatori rispetto a quelli della scorsa primavera. Quest’autunno saranno una trentina gli alpinisti internazionali desiderosi di scalare la settima vetta più alta del mondo, ovviamente, accompagnati da un nutrito contingente di sherpa che si occuperà di attrezzare il percorso con corde fisse e aprire la via.

Tra questi spicca il progetto di Luke Smithwick e Iain Kuo, che intendono salire il Dhaulagiri senza l’ausilio di ossigeno supplementare  e il supporto di Sherpa, e realizzarne la prima discesa integrale con gli sci.

Finora nessuno ha mai compiuto una tale impresa dalla vetta del Dhaulagiri. Lo svedese Fredrik Ericsson ci andò vicino nel 2007, ma non raggiunse la vetta e la sua discesa iniziò a circa 7.900 metri di altitudine. Il ceco David Fojtik riuscì a raggiungere la vetta nel 2009 ma iniziò a sciare circa 20 metri sotto la cima, anche se non completò con gli sci i 500 metri di dislivello tra il C3 (7.200 m) e il C2 (6.700 m).

Luke Smithwick afferma di voler tentare una linea individuata anni fa, e da lui immaginata da alcune delle vette più basse scalate e sciate nei dintorni.