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28 Febbraio 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Denis Urubko racconta la sua solitaria invernale sul K2, fino 7600 metri di quota

Denis Urubko, da solo in inverno sul K2. Fonte: facebook

L’alpinista è in viaggio per Skardu dopo aver abbandonato la spedizione invernale polacca al K2. Queste, le suo primo racconto di ciò che ha vissuto nel suo tentativo in solitaria sulla montagna

Denis Urubko ha  lasciato il campo base del K2. Dopo il suo tentativo in solitaria affrontato senza il benestare di Krzysztof Wielicki, il capo della spedizione, non ha avuto altra scelta che lasciare la spedizione invernale polacca.

Prima di partire per Skardu, questa mattina ha avuto la possibilità di inviare un testo in cui racconta in prima persona la sua avventura sulla seconda montagna più alta del pianeta. Urubko nei giorni scorsi  ha raggiunto un’altezza stimata intorno ai 7600 metri, molto vicina alla massima altezza mai raggiunta in inverno sul K2 (record che lui stesso detiene dopo la salita a quota 7.650 m del 2003 insieme a Marcin Kaczkan e Piotr Morawski).

Nel testo, pubblicato sulla stampa russa, Denis Urubko avverte che per ora intende parlare solo dell’azione sul K2.“Le ragioni e le motivazioni,  incongruenze e problemi saranno affrontati in seguito”. Spiega che ha rubato del cibo per preparare il suo piano e che non era necessario portare ossigeno perché ne avevano già depositato a sufficienza nei campi di alta quota.

“Le previsioni del tempo per il 26 febbraio lo indicavano come giorno possibile per l’impresa. Non voglio scaricare la responsabilità su nessuno. Corro via segretamente dopo la colazione e salgo a 6.250 m.” Il maltempo è stato una costante che lo ha accompagnato durante tutti tre giorni  in cui è stato lontano dal campo base.

Il giorno dopo ho raggiunto i 7.200 metri e il maltempo continuava”, racconta Denis, che ha dovuto scavare una buca nella neve per passare la notte.

Denis Urubko, solo sul K2 in inverno, mentre scava una buca per passare la notte. Fonte: facebook

Denis Urubko all’interno della buca scavata sul K2

Secondo la sua narrazione, parte alle 3:30 del mattino, ancora al buio. Il  rischio valanghe sulle pendici del K2 è forte;  supera l’altezza massima raggiunta con Adam Bielecki alcuni giorni prima e, con successo, procede attraverso crepacci e fessure fino a giungere sotto la Spalla, “probabilmente a 7.600 metri… Non c’è il sole previsto… niente di niente. Solo una grande tempesta.”

Poi,  un incidente: “All’improvviso, un bagliore e una fessura alla mia sinistra. Sono in trappola! Alla mia destra, si apre un vortice … sono caduto per cinque metri a seguito del crollo di un ponte di neve. Ora ho bisogno di un miracolo! – pensa – Riesco ad uscirne grazie alla capacità intuitiva che mi trasmesso mio padre! “ conclude Urubko.

Inizia la discesa, in condizioni meteo  sempre peggiori fino ad arrivare di notte al campo base. “E il giorno dopo, il tempo, per quanto incredibile possa sembrare, è persino peggiorato!”