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13 Agosto 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Alpi Occidentali · Aree Montane · Italia · Valle d'Aosta

Domani l’ultimo saluto a Federico Daricou

Federico Daricou, guida alpina della Società Guide Cervino e tecnico del Soccorso alpino valdostano . Fonte: Hervé Barmasse/facebook

Guida alpina della Società del Cervino e tecnico del Soccorso alpino valdostano, il 38enne ha perso la vita sabato, insieme a un cliente, sul Grand Combin

Sarà celebrato domani, mercoledì 14 agosto, alle 15 nella chiesa parrocchiale di Chatillon, il funerale di Federico Daricou, guida alpina della Società del Cervino e tecnico del Soccorso alpino valdostano morto sabato a 38 anni, insieme ad un cliente, sul Grand Combin.

Le autorità svizzere hanno rilasciato il nulla osta al trasferimento della salma. Daricou, che abitava a Chatillon, lascia la moglie e due figli. Mercoledì 14 agosto, per la veillà des guides (che si svolgerà con un programma ridotto), la società delle guide e il comune di Valtournenche lo ricorderanno davanti alla chiesa alle 21.

Una scarica di sassi aveva travolto guida e cliente verso le cinque di mattina, sotto il Colle Meitin, a circa 3.500 metri di quota, in una ripida zona di misto. Nicolò Morano, di 29 anni, di Vercelli, era morto prima dell’arrivo dei soccorsi. Daricou, ferito a una gamba, era riuscito a dare l’allarme via telefono. E’ deceduto alcune ore dopo all’ospedale di Sion, dove era stato trasportato in elicottero. Fonte

Il ricordo di Hervé Barmasse

Il noto alpinista valdostano Hervé Barmasse,  sulla sua pagina facebook – ha ricordato così  la guida alpina del Cervino:

“La notizia della morte di Federico è il temporale violento, la bufera improvvisa, il vento gelido che paralizza. Aveva modi di fare sempre gentili e non mancava mai di rispetto a nessuno. Era giovane e allo stesso tempo saggio e responsabile. Ho avuto il privilegio di averlo come allievo ai corsi guide e se c’era qualcosa che lo contraddistingueva era la prudenza, la sua meticolosa preparazione e l’intelligenza di chi sa ascoltare e leggere la montagna. Ma in montagna esiste l’imponderabile e quando chiudiamo alle nostre spalle la porta del rifugio, nello zaino, non abbiamo solo la nostra attrezzatura ma anche la consapevolezza che non tutto si può controllare. Che la montagna è fatta così. Tremendamente bella e affascinante e allo stesso tempo, ahimè, pericolosa. Ma esistono rischi più grandi della montagna che non tutti gli uomini hanno il coraggio di affrontare. Ad esempio quello di non cercare il senso della nostra esistenza, del nostro cammino; aver paura di vivere di amore e passione che per Federico erano la sua famiglia e il mestiere di Guida Alpina. Un lavoro che non regala sicurezza economica, ma il sorriso e gli occhi che brillano, gli stessi che quando incrociavi Federico per strada, come in cima al Cervino, ti coglievano sempre un po’ impreparato”.