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23 Giugno 2016

Running · Trail Running

FARFALLA ULTRA TRAIL: la prima tappa, da Riva del Garda a Pian delle Fugazze

Succede sempre così, che mi ritrovo all’ultimo a dover sistemare un po’ tutto. Adagiati sul pavimento ci sono da ormai un mese tutti i vestiti e l’attrezzatura che mi serviranno nei prossimi giorni. Ma é ancora tutto da scremare. Manca poi da “organizzare” le razioni di viveri. Insomma, un disastro, ed io finisco a letto a mezzanotte passata. Poco male, almeno tutto é pronto per bene, organizzato al minimo dettaglio.

Alle 7 passa a prendermi Michele, mio padre. Per questa avventura sarà lui il mio appoggio, che mi farà trovare la bici nei punti di cambio e che mi porterà l’attrezzatura necessaria.

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La partenza del trail é col botto. Riva del Garda – Bolognano e poi su, tutta in salita fino al passo Santa Barbara. Perché cominciare con qualcosa di “tranquillo” era troppo semplice, no, bisognava partire con una delle grandi salite del Trentino! ? La bici però macina bene la strada, l’asfalto corre veloce sotto le mie ruote, e dopo un’ora e mezza sono in cima. Un cambio veloce, scarpe da trail, pantaloncini e zaino “minimal” da corsa.

La salita al Monte Stivo non é così faticosa. I problemi cominciano quando mi accorgo di quanto lunga sia la traversata dei crinali che raggiunge il monte Cornetto. Un eterno sali scendi, su un sentierino mal tracciato, sfiancante sia psicologicamente che fisicamente.

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Ed in più fa un caldo terribile. Lo sento, entrarmi nelle ossa, penetrarmi nella pelle. Lo sento salire dal terreno, é davvero una cosa insopportabile! Sono in ritardo di un’ora sulla tabella di marcia, chiamo Michele, mi faccio portare la bicicletta alle Viote. Le gambe cominciano a sentire le sette ore e mezza di fatica, la discesa dal Cornetto é meno piacevole di quanto non vorrei.

Ma non c’é tempo. Infilo di nuovo il completo da bici. C’é pure Riki, fantastico amico, che da bassano é salito per accompagnarmi per qualche chilometro. Assieme ci godiamo paurosamente la vertigine del volare in discesa ai settanta all’ora. Arrivati ad Aldeno dobbiamo dividerci, lui prosegue per Trento, io invece prendo la ciclabile in direzione Rovereto.

Quando imbocco la strada che porta in Vallarsa é già tardino. Ne avrò per altre due ore abbondanti, nuovamente, tutte in salita. Parto deciso, ma poi, improvvise, tutte le undici ore già percorse decidono di farsi vive. Ma non voglio arrendermi, neanche se le.gambe non girano più. Scendo dalla bici, tolgo le scarpette e proseguo a piedi, facendo scorrere il mio bolide di fianco. Cammino per due chilometri, mi fermo, riposo mezz’oretta. Riparto. A sette chilometri da Pian delle Fugazze mi raggiunge mio padre. Sono fermo, i miei muscoli si rifiutano di fare altro mezzo movimento, la stanchezza non mi fa reggere in piedi. Amorevolmente mi carica in macchina, nonostante la mia riluttanza. Ma non ce la faccio.

Mi sento come un baro, un vile, un debole. Ma poi ci penso, oggi, il primo giorno, ho dato tutto. Ne ho altri nove davanti, e non posso permettermi di continuare così. L’importante é imparare dai propri errori per non continuare a commetterli. Sarà la prima ed ultima volta che dovrò commettere questo.

Sceso dall’auto mi sistemo, preparo il bivacco per la notte. Mi forzo ad ingerire una pasta al ragù ed a bere più acqua possibile. É tardi, mi imbacucco nel mio sacco a pelo sapendo che domani sarà un’altra lunga giornata di fatica.