MENU

25 Luglio 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Franz Nicolini: “Quando sfidi la montagna, di solito finisce male…”

Huascaran 6.770 m. Foto arch. Franz Nicolini

Non è ancora giunto al termine il concatenamento che ha visto impegnati in due sessioni quattro alpinisti trentini.
“Los Picos 6500”, un progetto ambizioso che non era mai realizzato da alcun alpinista, pianificato in ogni dettaglio dal veterano dei concatenamenti Franco “Franz” Nicolini, si è rivelato, per problemi logistici e meteorologici un successo a metà, dato che ad ora è stato “completato”, salvo l’ultima vetta, solo da due dei quattro alpinisti componenti il team di partenza

di Massimo Dorigoni

Il concatenamento delle 16 vette andine sopra i 6500 metri era iniziato tra marzo e giugno del 2018, ma poi, a tre vette dalla conclusione, i quattro trentini componenti del team, i tre forti alpinisti e Guide Alpine: Franco “Franz” Nicolini, i fratelli Tomas e Silvestro Franchini e l’alpinista e rifugista, il giovane Michele Leonardi avevano dovuto arrendersi. In Perù infatti in quelle conclusive e decisive settimane previste per la salita, le vette erano inaccessibili a causa del maltempo. Successivamente, i fratelli Franchini, a settembre dello stesso anno, erano tornati da soli nel continente sudamericano per concludere la cavalcata “Los Picos 6500” riuscendo nell’intento e salendo l’Huascaran Sur, l’Huascaran Norte e fino a pochi metri dalla vetta, l’Yerupaja (6.635 m).

Silvestro Franchini ci aveva infatti fatti partecipi di quest’ultima salita parlando così:

È il 25 settembre ed è da poco passata la mezzanotte quando sbuchiamo dalla parete ovest, due enormi funghi intervallati da cornici di neve inconsistente ci separano dal punto più alto della montagna. Lo Jerupaya con il suono che sentiamo quando attraversiamo il pendio finale ci dice che non vuole essere toccato nel suo punto più alto. Poche volte mi sono sentito così vivo, illuminati dalla luna ci guardiamo negli occhi soddisfatti di aver giocato al meglio le nostre carte”.

La foto della suggestiva uscita dalla parete Ovest del Jerupaya (6.635 m). Foto arch. Franz Nicolini

Pochi giorni fa anche Franco “Franz” Nicolini e il fido compagno di cordata Michele Leonardi sono tornati nel continente sud americano nell’intento di concludere il progetto, ma sopra i seimila metri di quota hanno trovato oltre un metro di neve da superare e un alto pericolo valanghe. Qualche giorno fa è stato proprio lui a parlarcene: “Avevamo notizie più incoraggianti dal nostro amico Alessandro. Lui abita a Huaraz. Ci diceva che si, in questo inverno ha nevicato tanto, ma il sole di primavera ha trasformato la neve. Arrivati sul posto questa situazione si è poi rivelata vera fino a 5600 metri. Sopra questa quota però la situazione era in condizioni invernali. I pendii carichi di neve con uno strato superficiale trasformato e sotto, un buon mezzo metro di neve farinosa. Una situazione che rendeva il tutto molto instabile. Diceva tutta la verità, in fondo io immaginavo una situazione simile, ma visto che nei periodi migliori di probabili buone condizioni come giugno e luglio noi non possiamo recarci lì per via dell’apertura dei nostri rifugi, abbiamo sperato che la fortuna ci assistesse. Ma non è stato così.

Michele Leonardi e Franz Nicolini, Huascaran (6.770 m). Foto arch. Franz Nicolini

Non sono certo vette Himalayane ma nascondono ugualmente pericolose insidie.
Modestamente mi posso definire un conoscitore delle più alte vette andine, ma anche di qualche cima himalayana e ti posso assicurare che in Perù, per la mole e la pericolosità delle montagne non sono da sottovalutare. L’arretramento dei ghiacciai ha lasciato in sospeso queste enormi porzioni di ghiaccio con dei seracchi pericolosi che si sporgono su questi passaggi dove devi calcolare l’orario e devi metterci il meno possibile per non incorrere in improvvisi crolli.

Il tuo commento a caldo: “La montagna ha deciso e noi abbiamo deciso di ascoltarla…”. Quale riflessione viste anche le ultime, tragiche notizie dall’Everest?
Come più volte ho detto, ho capito presto che non avevamo le condizioni sufficientemente sicure per muoverci al di sopra dei 6000 metri. Certo, mancavano pochi metri alla vetta ma il mio allarme di pericolo stabilito in tanti anni di esperienza mi ha stoppato e sono ancora convinto che sia stata una decisione “saggia”, nel senso che per me vale più un racconto a casa di un ritiro, che una sfida contro la montagna di solito finita male. Nonostante questo però, nella fase di acclimatamento, abbiamo calcato la vetta di quattro cime sopra i 5500 metri. Certo è stata una vacanza carina con la salita di montagne di acclimatamento tecniche e anche divertenti, oltre che utili per stare poi meglio più in alto.

Michele Leonardi e Franz Nicolini. Foto arch. Franz Nicolini

In un futuro prossimo tornerai in Perù per completare il concatenamento?
Penso che non bisogna dimenticare quello che abbiamo fatto lo scorso anno, salire le tredici montagne più alte del Sud America in circa cinquanta giorni non è facile, ma sicuramente per salirle tutte ci mancano queste tre in Perù. Sicuramente ci torneremo ma non solo per completare la collezione, ma proprio per il puro piacere di godere di queste belle montagne peruviane.