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20 Dicembre 2022

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Grace Tseng: in dubbio il suo vertice al Kangchenjunga

Grace Tseng al Kangchenjunga, spedizione 2021. Fonte facebook

Un’altra polemica investe la scalatrice taiwanese dopo i dubbi sul suo record in velocità sul Manaslu

La seconda metà del 2022 non è stata positiva per Grace Tseng (o Tseng Kho-Erh). Prima le polemiche in merito al suo record in velocità sul Manaslu dello scorso autunno; ora, sorgono dubbi anche sul Kangchenjunga (8.586 m), scalato dalla taiwanese nell’autunno del 2021.

Un articolo del giornalista ungherese Laszlo Pinter e di KrisAnnapurna di ExWeb, pubblicato su Mozgasvilag.hu,  analizza le foto e i video di vetta di Grace Tseng. L’articolo riporta che nella maggior parte delle immagini divulgate dalla scalatrice e dal suo team mancano i riferimenti alle montagne circostanti.

Da alcuni dei filmati girati dal team di sherpa  durante la spinta al vertice, pare addirittura che la squadra abbia deviato dalla via principale poco dopo Campo 4. Tale deviazione potrebbe aver portato la squadra da qualche parte sulla cresta sommitale del Kangchenjunga, lontano dalla vera vetta.

Altre voci

ExplorersWeb ha cercato di approfondire la questione, ascoltando altri punti di vista. Tra questi, quello della stessa Grace Tseng e dei membri del suo team al Kangchenjunga. ExWeb ha anche contattato gli esperti di 8000ers.com e persino gli alpinisti che sono saliti per la prima volta sulla montagna dopo Tseng, cinque mesi dopo.

Alcuni sostengono che gli sherpa di Tseng potrebbero aver involontariamente sbagliato la via durante la salita della complessa sezione superiore della montagna e finendo in un punto della cresta lontano dal vertice.

Non sarebbe la prima volta che accade. Ma questa interpretazione porta ad un’altra domanda: Qual è stato il punto più lontano raggiunto? Come per il Manaslu, le foto di vetta non dimostrano nulla. Infine, se non sono riusciti a raggiungere la vera cima, Tseng ne era consapevole?

Nives Meroi e Romano Benet,  hanno descritto le confuse sezioni superiori della montagna su un articolo-guida al Kangchenjunga pubblicato da ExWeb. I due alpinisti italiani hanno avuto bisogno di tre tentativi, effettuati senza ossigeno supplementare, per raggiungere la vetta. Durante il loro primo tentativo nel 2012, si unirono a Horia Colibasanu (Romania) e Peter Hamor (Slovacchia). Nel corso della spinta finale alla vetta, i due italiani e Colibasanu scelsero il canalone sbagliato nella parte superiore della montagna. Solo Hamor raggiunse la vera vetta. Gli altri tre si trovarono su un punto centrale più basso, dal quale non poterono più avanzare.

“Tenete presente che si parte di notte”, ha riferito Benet a ExplorersWeb. “Ci sono così tanti canaloni che è facile commettere errori”. La coppia  ha anche precisato che la parete è così grande da consentire molte variazioni. “Jorge Egocheaga ci aveva detto che c’era una breve calata in corda doppia da qualche parte vicino alla cima e temevo quel momento”, ha ricordato Nives Meroi. “Ma non siamo mai arrivati a un punto di calata. Invece, alla fine abbiamo raggiunto la vetta. Ovviamente gli spagnoli avevano preso una strada leggermente diversa”.

Nessun veterano del Kangchenjunga nella squadra di Tseng

Gelje Sherpa era stato sul Kangchenjunga solo una volta prima di fare da guida a Tseng. In quell’occasione, aveva raggiunto solo gli 8.010 metri di quota. Nima Gyalzen, un’altra delle guide di Tseng, era stato lì con Mingma G, ma nessuno dei due aveva raggiunto la vetta in quell’occasione.

Ciò significa che nessuno del team era mai stato nella zona sommitale del Kangchenjunga ed erano completamente soli sulla montagna, dopo la partenza dell’unico altro gruppo che ha raggiunto la vetta in quella stagione. Prima di partire, la seconda squadra ha fissato le corde fino quasi a Campo 4. Un giorno prima della spinta in vetta di Tseng, Gelje ha riferito di averne sistemate altre, fino a 8.050 metri.

Secondo l’articolo pubblicato su Mozgasvilag.hu, Nima Gyalzen ha impiegato  quasi una giornata per sistemare le corde. “Ci sono volute quasi 20 ore per raggiungere la cima e altre sette ore per scendere al Campo 4”, ha riferito Pasang Rinzee.

Le conclusioni di Pinter e KrisAnnapurna

Dopo aver studiato centinaia di foto e video, sia del team di Tseng che di altri alpinisti al Kangchenjunga, Pinter e KrisAnnapurna hanno concluso che “apparentemente il team ha deviato a sinistra rispetto alla via normale sopra il Campo 4, ed è salito verso un enorme masso a forma di diamante, un elemento chiaramente visibile anche da lontano, sul lato sinistro del canalone”.

Secondo loro, ci sarebbero volute ore per raggiungere la vera vetta da quel punto secondario: “Avrebbero dovuto scendere fino alla sella prima della vetta, poi unire la via normale e la lunga traversata per aggirare la piramide sommitale”.

Un video di vetta postato su facebook da Grace Tseng mostra Yalung Kang mentre sventola una bandiera taiwanese alle 7:15. Come si legge nell’articolo, Yalung Kang non si trova nel punto in cui dovrebbe essere, e alcune parti della cresta nella foto non sono visibili dalla vera cima.

L’articolo conclude riportando che Tseng e il team di Sherpa si sono fermati in un punto più basso a sinistra della vera vetta, un’area nota come The Pinnacles. Il team di 8000ers.com  concorda con loro.

Il punto di vista di 8000ers.com

Interpellato da ExplorersWeb, Rodolphe Popier, membro del team 8000ers.com, esperto nell’identificazione di elementi geografici sulle fotografie della sezione sommitale, ha dichiarato a ExplorersWeb di essere d’accordo con le conclusioni riportate nell’articolo.

“Dalle immagini analizzate, è logico concludere che la signorina Tseng non era in cima al Kangchenjunga”, ha dichiarato. Ma ha aggiunto: “Ci chiediamo ancora se [sapessero] di aver mancato la cima, visto che il cielo era sereno. Ma è possibile che abbiano semplicemente commesso un errore, dato che non avevano alcuna conoscenza della montagna”.

Le dichiarazioni di Grace Tseng, Gelje e Nima Gyalzen

Grace Tseng ha riferito a ExWeb che sia Gelje Sherpa, che guidava la squadra, sia Nima Gyalzen Sherpa, che ha scalato con Tseng in tutti i suoi 8.000, le hanno confermato che quella raggiunta è la “vera cima”.

Tseng ha dichiarato a ExplorersWeb che in quel momento non aveva un dispositivo InReach, quindi non possiede una traccia della salita. Ma Gelje ne aveva uno.

“Quando abbiamo finito di scalare, non c’era nessuna montagna più alta davanti a noi. Per quanto ne so, era la vera vetta”, ha riferito Tseng. Lei stessa non conosceva la via per arrivare in cima. Si è affidata completamente alle sue guide Sherpa.

“Penso che sotto la guida dell’esperto team di Sherpa, non potevamo salire la cima sbagliata”, ha scritto recentemente sui social media, in risposta all’articolo di Mozgasvilag.hu.

Kangchenjunga: i vertici del 2022

Gelje Sherpa ha scalato il Kangchenjunga nella primavera del 2022 con Adriana Brownlee, pochi mesi dopo la salita di Tseng. Avrebbe dovuto accorgersi se il punto raggiunto era diverso. Tuttavia, in quella successiva scalata con Brownlee, l’intera spinta alla vetta si è svolta di notte, seguendo corde sistemate da altri.

Quest’anno, erano incaricati di fissare le corde Mingma G e il suo team (Imagine Nepal. Non hanno trovato le corde lasciate dalla squadra di Tseng nella spedizione precedente? E se sì, le hanno seguite fino in cima? La risposta è che le corde le hanno trovate e le hanno seguite, con grande disappunto di Mingma G.

Dopo il primo tentativo di scalata della scorsa primavera, Mingma G, frustrato, ha inviato un messaggio a ExplorersWeb: “Il 27-28 aprile abbiamo avuto difficoltà ad aprire la via per la vetta. A un certo punto [sopra gli 8.300 m], nel cuore della notte, abbiamo scambiato alcune vecchie corde e le abbiamo seguite, in quella che si è rivelata essere la direzione sbagliata. Quando l’ho scoperto e ho corretto la rotta, eravamo già fuori tempo massimo. Non volevo che la mia squadra corresse troppi rischi, così abbiamo interrotto [la salita]”. L’americano Chris Warner era con Mingma G e il suo team e ha raccontato a ExplorersWeb quello che è successo quel giorno.

Grace Tseng ha dichiarato a ExWeb: “Il giorno della vetta è stato così lungo! Non avevamo abbastanza corde, quindi la via per la vetta abbiamo dovuto cercarla. Con me c’erano tre sherpa. La prima volta abbiamo raggiunto un posto e non abbiamo visto la vera cima, così siamo scesi su un’altra cima e un’altra ancora… Alla fine, non abbiamo visto nessun punto più alto, e Nima [Gyalzen] ha controllato che fosse la vera cima. È lì che abbiamo scattato le foto di vetta”.

ExWeb ha chiesto a Gelje Sherpa le registrazione del tracker che aveva con sé, ma non ha ancora ricevuto risposta. Gelje sta attualmente tentando una nuova via sul Cho Oyu.

Intanto, Grace Tseng si prepara ad affrontare in velocità l’Everest, la prossima primavera.

Fonte e approfondimento