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9 Novembre 2022

Ambiente e Territorio

INTERVISTA – Bellezza, biodiversità e cambiamento: i messaggi vincenti della fotografia naturalistica di Alessandro Gruzza.

Ghiaccio marino

Ghiaccio marino – di Alessandro Gruzza

Alessandro Gruzza, fotografo naturalista di Trento, ha appena conseguito a poca distanza di tempo due riconoscimenti da altrettanti tra i più prestigiosi concorsi di fotografia naturalistica al mondo: 

– la sua immagine “The living reservoir” è tra le 100 fotografie vincitrici del Wildlife Photographer of the Year 2022 – nella categoria “Wetlands – The Bigger Picture” – è stata scelta tra le circa 45.000 immagini partecipanti all’edizione 2022, e fa parte della mostra allestita nelle sale del Natural History Museum di Londra, da cui farà poi il giro del mondo attraverso 23 eventi organizzati in 3 continenti;

– “A glow in the dark” è stata scelta invece tra le immagini premiate del GDT European Wildlife Photographer of the Year (Germania), nella categoria “Landacapes”.

Abbiamo intervistato Alessandro, che è anche uno dei soci della società editoriale di Mountainblog, oltre che essere uno dei nostri blogger.

WPY award

“The living reservoir” di Alessandro Gruzza

Hai scattato  “The living reservoir” durante un trekking sulle Ande cilene, nelle zone paludose del lago Chungarà (4.800 metri): nell’immagine campeggia in primo piano un tappeto di piante a cuscino (Distichia muscoides), che cresce a queste altitudini in un ecosistema dominato dal cono vulcanico del Monte Parinacota (6.348 metri); perché questa fotografia è particolarmente significativa dal punto di vista ambientale?

Le zone umide delle Ande sono ecosistemi preziosi ricchi d’acqua che sostengono la vita e alimentano la biodiversità in ambienti desertici d’alta quota. Inoltre, sono in grado di assorbire molta più anidride carbonica rispetto ad altri habitat, e sono quindi molto ricchi di sostanze nutritive e materia organica. La sopravvivenza di queste zone umide, da cui dipendono animali selvatici e bestiame, dipende principalmente dall’acqua di scioglimento dai ghiacciai delle montagne. Una preziosa fonte d’acqua in un ambiente molto fragile, che risente del maggior riscaldamento e delle minori precipitazioni. Queste piante straordinarie si sono adattate a prosperare in queste condizioni estreme e sono caratterizzate da steli e foglie sempreverdi molto fitte, che formano una superficie compatta, simile al muschio.

“A glow in the dark” è una fotografia che nasce a 4.300 metri sulle Ande argentine, nel mezzo di un ambiente selvaggio di primordiale bellezza, dove la diversa composizione rocciosa si manifesta in sedimenti con variegate sfumature di colore; come è nato questo scatto, dove è la bellezza e la suggestione della luce ad affascinare?

Molte delle mie fotografie hanno un “dietro le quinte” fatto di pianificazione logistica, scelta del momento della giornata, studio della direzione della luce. In mezzo alla Natura però, come d’altra parte nella vita, il momento va vissuto quando ci sei dentro e le condizioni di luce possono essere molto diverse da quelle attese. Avevo visitato questo luogo il giorno prima durante una “bella” giornata di sole, che spesso per noi fotografi non rappresenta la condizione migliore. Sono così tornato lassù il giorno dopo nello stesso posto, con condizioni atmosferiche molto diverse. Sulla sommità della montagna, una “valanga” di nuvole chiare scendeva lungo il crinale in forte contrasto con lo strato temporalesco che sovrastava le cime di quasi 5.000 metri, non lasciando passare la luce. Poco prima del tramonto però, il sole nella sua discesa verso l’orizzonte ha trovato un varco tra le nuvole, illuminando la diversità minerale degli strati calcarei erosi, come attori sulla scena teatrale.

premio GDT foto

“A glow in the dark” – di Alessandro Gruzza

Biodiversità e cambiamento climatico: quanto questi temi ispirano e guidano il tuo lavoro fotografico, e quanto invece è la pura ricerca della bellezza a guidarti nella scelta dei soggetti?

La bellezza, anzi la Bellezza, è il linguaggio spontaneo con cui la Natura ci parla e ciò è direttamente collegato ai grandi temi della perdita di biodiversità e cambiamento climatico. Lo scrivo anche sulla home page del mio sito: il nostro benessere più profondo è intimamente connesso con quello della Natura, che sprigiona la sua forza benefica ed energia vitale attraverso la Bellezza, sua espressione suprema.
Il messaggio che trasmetto con le mie fotografie è rivolto all’Uomo per ricordarci di ascoltare quel linguaggio, che sia di bellezza o grido di dolore, e renderci conto che in realtà proviene non solo dal cosmo Natura, bensì da ciascuno di noi, in quanto siamo quella stessa sostanza. Quando inizieremo a trattare il fiume, la montagna, la foresta, il mare, il suolo, come un essere vivo e interconnesso a noi stessi, quando cioè inizieremo a “volergli bene” – oserei dire ad amarlo come parte di noi – allora sarà spontaneo prendersene cura e la diretta conseguenza sarà una rigenerazione spontanea della biodiversità e del nostro benessere. Le mie fotografie vogliono unire Uomo e Natura e lo scopo principale della mia attività fotografica è trasmettere un messaggio che possa accendere la consapevolezza interiore per rispettare, proteggere, rigenerare la Natura stessa, quale nostra Casa.

voce delle dolomiti

Sei autore di due volumi fotografici, “La Voce delle Dolomiti” e il più recente “Tu sei Natura”: mentre nel primo dimostri con le tue immagini che le Dolomiti costituiscono un ecosistema che per bellezza non ha nulla da meno rispetto a zone del mondo esotiche, nel secondo troviamo un testo in accompagnamento alle immagini che va molto oltre la semplice descrizione delle stesse, nel quale ti racconti in prima persona e racconti la tua visione della vita; quali motivazioni ti hanno spinto a realizzare questo tipo di lavoro editoriale?

“Tu sei Natura” ha lo scopo ambizioso di avvicinare l’Uomo alla Natura, di elevare la coscienza individuale per trasformarla in coscienza collettiva, di trasmettere il messaggio che il benessere di ciascuno di noi dipende profondamente da quanto Uomo e Natura sono in equilibrio e armonia. Non a caso l’idea è nata all’inizio dell’estate 2020, quando ho smesso di ascoltare i quotidiani bombardamenti di paura e falsità che abbiamo visto dove hanno portato, e ho spostato lo sguardo da fuori a dentro di me. Sono andato in un bosco, a contatto con la Natura, e ho cominciato a scrivere. La motivazione più forte è stata il desiderio di condividere con il lettore un viaggio interiore che a me ha letteralmente cambiato la vita, nella speranza che possa essere da stimolo positivo affinché ciascuno possa trovare la propria strada, il proprio risveglio interiore, la propria miglior versione di sé stesso, perché ciascuno di noi è una tessera preziosa e irripetibile nel grande mosaico della vita. E la Natura è una suprema fonte energetica a cui attingere. Le immagini del libro fanno da “didascalia visiva” alle parole del testo, e sono incontri di luce avvenuti in ogni parte del mondo, dalle cime delle montagne all’immensità del mare, dal freddo dei ghiacci al caldo del deserto.

Pensi che la fotografia naturalistica possa giocare qualche tipo ruolo in questa fase storica di grandi cambiamenti e di crisi ambientale? E se sì, quale e in che modo?

Il potere delle immagini ha la forza di risvegliare le coscienze e di far cambiar rotta all’umanità. Sono personalmente convinto che il degrado ambientale sia un diretto riflesso del degrado umano, come conseguenza della separazione dalla Natura e tra noi stessi. I grandi cambiamenti non arrivano aspettando scelte politiche diverse che forse non arriveranno mai, ma giungono dal basso, da ciascuno di noi, da me e da te che mi stai leggendo.
E grandi cambiamenti, anche positivi, sono già silenziosamente in atto. Sempre più persone in ogni angolo del pianeta stanno acquisendo maggior consapevolezza e stanno agendo controcorrente nei campi più disparati, dalla salute all’agricoltura, dall’alimentazione all’economia, per giungere poi alla stessa conclusione: allinearsi alla Natura è la strada per rigenerare noi stessi e il mondo dove viviamo.
Ciò significa innanzitutto ritornare a connettersi ad Essa, qualcosa di estremamente naturale e insito nella natura umana, ma da cui la società moderna e i suoi condizionamenti ci hanno fatto pericolosamente allontanare. Significa viverla, andarci dentro, camminarci sopra, toccarla con mano, ascoltarne la voce, contemplarne la Bellezza. Significa comprendere come ne siamo indissolubilmente dipendenti, significa proteggerla e – sempre più urgente – rigenerarla. Significa prima di tutto conoscerla e capire come interagisce con noi per il nostro benessere. E più la si conosce, più le proprie scelte vanno spontaneamente nella direzione del proprio vero benessere, fisico, mentale e spirituale. In questo senso, la fotografia ha un grande potere comunicativo e una grande responsabilità per trasmettere questi messaggi.

Mare di nuvole - di Alessandro Gruzza

Mare di nuvole – di Alessandro Gruzza

 

Alessandro Gruzza, fotografo naturalista e autore. Ha ricevuto un “Highly Commended Award” al Wildlife Photographer of the Year 2020 e 2022, organizzato dal Natural History Museum di Londra.

Ha vinto il secondo premio al Nature Photographer of the Year 2016, organizzato dal National Geographic di Washington. Ha fondato la casa editrice Munay nel 2018, con l’obiettivo di realizzare libri fotografici orientati a trasmettere amore, rispetto e protezione per la Natura. “La Voce delle Dolomiti” (2018) e “Tu sei Natura” (2021) sono stati pubblicati e prodotti personalmente. E’ socio della White&Poles Communication Ltd, proprietaria di MountainBlog Italia e MountainBlog Europe, magazine online di riferimento del mondo outdoor.   

Clicca su questo link per accedere ai libri di Alessandro.