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9 Febbraio 2021

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Invernale al K2 2020-2021: Campo base spopolato e avvolto dalle nubi

CB del K2, 9 febbraio 2021. Fonte: Chhang Dawa Sherpa/facebook

Maltempo sul Karakorum. Nessuna ricognizione aerea oggi

Sono ormai trascorse 90 ore da quanto Muhammad Ali Sadpara, John Snorri e Juan Pablo Mohr sono scomparsi  sullo Sperone degli Abruzzi del K2.

Il maltempo sul Karakorum, ha impedito le ricognizioni aeree previste per oggi.

Imtiaz Hussain e Akbar Ali – rispettivamente  cugino e nipote di Ali Sadpara – ieri sono partiti dal CB alla ricerca di tracce dei tre dispersi. Pare siano riusciti a salire almeno a Campo 1, situato a circa 6.050 metri di altitudine. Purtroppo oggi il cielo è coperto di nuvole. Alcune fonti danno già il loro rientro al CB, ma la notizia non risulta ancora ufficializzata.
“Quando il tempo lo permetterà, le autorità manderanno altri HAP (portatori di alta quota) via terra”, ha riferito due ore fa Chhang Dawa Sherpa, segnalando gli alpinisti al Campo alto.

Il campo base del K2 si è spopolato ed è avvolto dalle nubi.  Dopo la partenza del gruppo di Seven Summit Treks, alla base è rimasto solo  il personale di Jasmine Tours (operatore della spedizione di Snorri), per fornire supporti.

CB del K2, 9 febbraio 2021. Fonte: Chhang Dawa Sherpa facebook

Il ministro del turismo di Gilgit-Baltistan, Raja Nasir Ali Khan, ha dichiarato che non saranno possibili ulteriori voli di ricognizione a breve, a causa del maltempo, tuttavia le ricerche non sono concluse: “Ogni volta che avremo una finestra favorevole, riprenderemo le operazioni, “ ha scritto. “Ma è anche importante accettare la realtà. Le possibilità che i tre alpinisti siano ancora in vita stanno svanendo”.
Un elicottero oggi ha riportato  Elia Sailkaly a Skardu. Il fotografo e produttore cinematografico canadese era al K2 per filmare il tentativo di John Snorri, e, malgrado abbia effettuato molte riprese, il film sarà molto diverso da quello che immaginava.
Ricordiamo in breve, chi sono i tre alpinisti dispersi sul K2.

Muhammad Ali Sadpara

Ali Sadpara. Fonte: facebook

Muhammad Ali Sadpara  ha festeggiato il suo 46esimo compleanno al Campo Base del K2, solo la scorsa settimana. Sajid Ali, 22 anni, è il suo unico figlio ed era impegnato con lui nella spedizione invernale sulla seconda montagna più alta della Terra. E’ sposato con Fatima.
Sebbene nella spedizione di Snorri sia stato indicato come “portatore di alta quota”, Ali Sadpara è uno dei più forti alpinisti al mondo.

Otto dei suoi 11 fratelli sono morti durante la nascita o in età infantile. Non era insolito che accadesse nel suo villaggio natale di Sadpara, nel nord del Pakistan, dove molti bambini muoiono per malattia. Tale fu l’impatto  su sua madre Fiza, che allattò Sadpara fino all’età di sei anni per assicurarsi che avesse la migliore alimentazione e le migliori possibilità di sopravvivenza. Dopo un’infanzia trascorsa tra i pascoli alpini locali,
Sadpara ha iniziato a lavorare come portatore, trasferendo carichi pesanti ai campi base di K2, Broad Peak e ai Gasherbrum, o ai campi militari situati sui ghiacciai del Karakorum. Nel 2004 ha avuto la sua prima esperienza come portatore di alta quota per una spedizione coreana, proprio sul K2.  Nel 2006 ha  scalato il suo primo ottomila, il  Gasherburm II, poi  lo Spatnik (7027 m).
Nel 2008 e nel 2009 ha realizzato le sue prime due ascensioni al Nanga Parbat (8.125 m), seguite da quelle al Muztagh Ata (7.509 m) nel 2008 e Gasherbrum I (8.080 m) nel 2010.

L’alpinista pakistano tenta senza successo l’invernale al Nanga Parbat con Alex Txikon e Daniele Nardi nl 2015. Ma un anno dopo, prese parte alla storica prima salita invernale di quella montagna con Txikon e Simone Moro. In totale, Sadpara ha scalato il Nanga Parbat ben quattro volte. Tra il 2016 e il 2021 è salito in vetta a Broad Peak, Pumori (prima salita invernale), K2, Lhotse, Makalu e Manaslu.

Ironia della sorte,  10 giorni fa, mentre Sadpara aspettava al campo base del K2 che le condizioni meteo migliorassero per effettuare questa fatidica spinta, il governo pakistano si è  impegnato a sostenere finanziariamente i suoi tentativi sui restanti 6 Ottomila.

Juan Pablo Mohr Prieto

Juan Pablo Mohr. Fonte: Instagram

Il 33enne alpinista cileno Juan Pablo Mohr Prieto, padre di tre figli, oggi avrebbe compiuto 34 anni.

Mohr ha iniziato ad arrampicare a 17 anni, prima di intraprendere la professione di architetto.

La sua prima spedizione in alta montagna è stata all’Annapurna nel 2017, scalata insieme a Sebastián Rojas, Alberto Zerain e Jonathan García per una variante della via normale francese. Mohr ha continuato con la scalata del Manaslu nel 2018 e nel 2019 ha effettuato una rapida doppietta su Lhotse ed Everest senza ossigeno supplementare in soli sei giorni (un record). Quell’autunno, Mohr è diventato anche il primo cileno a raggiungere la vetta del Dhaulagiri,  senza ossigeno supplementare e il supporto di Sherpa.

Nella spedizione al K2 2020-2021, la sua prima esperienza invernale  su un Ottomila, il cileno era  in team con lo spagnolo Sergi Mingote, poi vittima di un incidente mortale in prossimità del Campo Base Avanzato (6050 m). Dopo la morte di Mingote e il ritiro di Alex Gavan (in cordata con Tamara Lunger),  Mohr e Lunger hanno deciso di proseguire la scalata insieme. Dopo essere giunti a Campo 3 alto (7300 m), Lunger ha deciso di ritirarsi dall’attacco finale alla vetta e Mohr si è unito al team Snorri-Sadpara.

John Snorri Sigurjonsson

John Snorri al CB del K2, dicembre 2020. Fonte: facebook

L’islandese John Snorri Sigurjonsson, 47 anni, è sposato e ha sei figli. Cresciuto nelle campagne del sud-ovest dell’Islanda, Snorri ha sempre praticato sport all’aria aperta. In seguito ha intrapreso l’alpinismo per mettere alla prova i suoi limiti fisici e assecondare la sua passione per la natura.

Snorri ha iniziato la sua carriera alpinistica sul Monte Bianco solo dieci anni fa. Da allora, ha realizzato molte imprese. Ha scalato l’Ama Dablam nel 2015, Elbrus nel 2016 e Lhotse, K2 e Broad Peak nel 2017 a cui sono seguiti Cervino e altre vette delle Alpi europee, prima di tornare alle grandi montagne con la vetta del Manaslu nel 2019.

Lo scorso inverno, l’islandese ha partecipato al tentativo, senza successo, di Mingma G sul K2.

Approfondimenti sull’invernale al K2 2020-2021