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15 Novembre 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Jannu East (7.458 m): David Bacci e Luca Moroni rinunciano alla salita

David Bacci (a sinistra) e Luca Moroni. Fonte: Ragni di Lecco

I due alpinisti: «Troppi pericoli, non c’erano le condizioni»

La spedizione alpinistica di David Bacci e Luca Moroni, partiti il 9 settembre scorso verso il versante Nord dello Jannu East (7.458 m), nel Kanch Himal, al confine tra Nepal e India, non  è andata a buon fine.

Le pessime condizioni della parete non hanno consentito ai due alpinisti del gruppo “Ragni di Lecco” di effettuare il loro tentativo: scalare in stile alpino la vetta, ancora inviolata.

«Troppi pericoli, non c’erano le condizioni», hanno dichiarato.

Il presidente del Gruppo Ragni, Matteo Della Bordella,  ha così commentato: “Sono due fortissimi alpinisti e hanno già dimostrato quanto sanno essere determinati ed efficaci su una grande parete come la sud del Denali, dove, lo corso anno, hanno ripetuto la difficilissima Diretta dei Cechi, sfruttando una piccola finestra di bel tempo. Le batoste come questa, però, fanno parte dell’alpinismo vissuto ad alto livello e, posso dirlo per esperienza diretta, nella storia dei Ragni spesso sono state preludio a grandi realizzazioni».“

Il racconto di David Bacci

Fonte: Ragni di Lecco

 

Bacci e Moroni arrivano a Kathmadu il 10 di settembre. Il giorno successivo, partono per Badrapur.

Racconta David Bacci:“Dopo un breve volo, una giornata in jeep fino a Taplejung, reclutiamo i portatori, in totale 6, che trasportano ognuno 30kg. Il 13 settembre, dal villaggio di Taplejung, iniziamo il trekking che ci porterà al campo base. Dopo un lungo e tortuoso trekking di 7 giorni arriviamo all’ultimo villaggio di Ghunza a 3500m dove i portatori ci lasciano e vengono sostituiti dagli Yak. Due giorni dopo arriviamo al Campo Base a 4500m».

Prosegue Bacci: «Iniziamo la fase di acclimatamento salendo nella settimana successiva sempre in giornata quindi ritornando ogni volta al campo base a 4800m, 5100m e 5600m. Riposiamo qualche giorno e decidiamo di salire e rimanere 3 giorni sul Mera Peak. una cima di 6100m a due giorni dal campo base. Questo per garantire un adeguato acclimatamento per la salita. Il 31 settembre saliamo prima a 5600m e dormiamo la notte, abbiamo entrambi un forte mal di testa, ma il mattino seguente abbiamo già recuperato, saliamo un infido ghiacciaio e verso mezzogiorno troviamo un buon posto da bivacco a 5900m. Passiamo la giornata ad acclimatarci. Il giorno seguente saliamo il pendio di ghiaccio e arriviamo in cima un ora dopo. Questa è la seconda salita di questa montagna e siamo contenti di questo primo risultato. Solo 10gg dopo il nostro arrivo abbiamo salito un 6100m e dormito a 5900m. Chiaramente l’allenamento estivo ha funzionato. Inoltre abbiamo esplorato una zona che non vedeva anima viva da decenni, svelando un forte ritiro dei ghiacciai da come erano mappati nella nostra cartina del 2000».

La rinuncia

David Bacci: «Nei giorni seguenti valutiamo il nostro obbiettivo primario: lo sconosciuto versante nord dello Jannu. La parete presenta pericoli oggettivi e condizioni che lo rendono estremamente pericoloso. Decidiamo di non tentare la salita. Qualche giorno dopo provo a salire in solitaria l’Anidash Chuli una vetta di 6800m con una sola salita, ma le condizioni estremamente secche del pendio di accesso alla cresta non mi permettono la progressione. Piazzo la tenda a 1km circa dalla montagna ma, durante la notte, una grossa valanga mi investe lanciando me e la tenda a 5 metri di distanza. La tenda è distrutta, perdo del materiale (fornello da campo e bastoncini da trekking), ma riesco a recuperare il resto dell’equipaggiamento e a ritornare sano a salvo, dopo 7 ore di cammino, al campo base. I giorni seguenti iniziamo la marcia di ritorno e il 4 di ottobre siamo  a Kathmandu». Fonte