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17 Settembre 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Jost Kobusch progetta l’invernale all’Everest, in solitaria e senza ossigeno

Jost Kobusch. Foto: Jean Schwarz. Fonte: Facebook J. Kobusch

Il giovane alpinista tedesco vorrebbe tentare l’impresa sul “Tetto del Mondo” a marzo 2020

La stagione invernale 2019-2020 negli Ottomila vedrà come obiettivo di molte spedizioni il K2, Denis Urbko sarà al Broad Peak (e se ci riuscirà tenterà anche il K2), i polacchi al Gasherbrum II. L’ultimo ad aggiungere il suo nome alla lista dei protagonisti dell’inverno è  Jost Kobusch. Il 27enne alpinista tedesco ha annunciato di voler tentare l’Everest senza ossigeno supplementare, in solitaria e su una via storica come il couloir Hornbein.

Dal 1993 nessuno ha più scalato l’Everest in inverno. Solo la nepalese Ang Rita Sherpa può dire di aver raggiunto la vetta di 8.848 metri in inverno senza ossigeno supplementare (22 dicembre 1987). L’unica persona che completò la salita dell’Everest in solitaria e in inverno fu il giapponese Yasuo Kato nel dicembre 1982, che morì durante la discesa.

Una via leggendaria

Oltre ai tre particolari che renderanno la spedizione di Jost Kobusch leggendaria (invernale, solitaria e senza ossigeno supplementare), si aggiunge un altro elemento di difficoltà: il percorso. Il couloir Hornbein è uno stretto canalone di circa 500 metri di dislivello che si trova a circa 8.000 metri di altitudine. E’ possibile accedervi attraverso la cresta Ovest o dalla parete Nord. Ha una pendenza sostenuta di quasi 50º, che raggiunge i 60º nella parte superiore, con tratti di scalata fino al IV grado.

La via prende il nome dall’alpinista americano Thomas Hornbein che, insieme a Willi Unsoeld, fu il primo a salirlo nel 1963 dalla cresta Ovest, attraversando la parete Nord per salire sul ripido e stretto couloir, da allora dedicato all’alpinista.

Da allora, la vetta dell’Everest è stata  raggiunta solo 9 volte  attraverso il couloir Hornbein, da 5 spedizioni,  e nessuna di queste in solitaria. Inoltre, nessuno ha mai tentato il couloir in inverno, sebbene sia stato salito sia  in primavera che in estate. Molti ci hanno provato ma senza successo.

Tra i grandi nomi che hanno lasciato il segno sull’Hornbein ci sono gli sloveni Andrej Stremfelj e Nejc Zaplotnik (prima ripetizione, nel 1979), il giapponese Tsuneo Shigehiro e Takashi Ozaki (hanno aperto il couloir giapponese per collegarlo con l’Hornbein, nel 1980), la canadese Sharon Wood (unica donna, nel 1986), lo svizzero Erhard Loretan e Jean Troillet (nella loro ripetizione della via giapponese nell’estate 1986) o i polacchi Genek Chrobak e Andrzej Marciniak (1989).

L’ultima salita dell’Hornbein Couloir documentata dal database dell’Himalaya risale al 1991 ed è stata compiuta  dallo svedese Lars Cronlund, accompagnato dal nepalese Gyalbu Sherpa e Mingma Norbu Sherpa (ripetizione della via giapponese).

Nel 2002, lo snowboarder francese Marco Siffredi (che l’anno prima aveva compiuto la prima discesa dell’Everest con lo snowboard dal Norton Couloir), tentò una nuova discesa attraverso l’Hornbein Couloir, che si concluse tragicamente con la sua morte.

 

Chi è Jost Kobusch

Josh Kobusch. Fonte: facebook

Jost Kobusch ha già effettuato imprese in solitaria sulle grandi montagne dell’Himalaya. La prima volta che il suo nome apparve sulla stampa specializzata è stata nel 2015, anche se non per una  scalata, ma per un video –  diventato virale – che l’alpinista realizzò al campo base dell’Everest (dove si trovava per scalare il Lhotse), in cui riprese la valanga scatenata dal Terremoto del 2015 che uccise 19 persone.

L’anno precedente aveva scalato l’Ama Dablam (6.814 m), senza l’aiuto degli Sherpa. Nel 2016, a 23 anni, salì l’Annapurna, sempre senza Sherpas, anche se condivise l’attacco finale con l’ungherese David Klein e l’italiano Mario Vielmo.

La salita più significativa  di Jost Kobusch è arrivata nell’autunno 2017, quando ha  effettuato la prima salita assoluta del Nangpai Gosum II (7.296 m), in Nepal, in solitaria, impresa che gli valse la  candidatura al Piolet d’Or, a soli 25 anni.

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