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26 Settembre 2016

Cultura · Alpi Orientali · Aree Montane · Italia · Veneto

LA VOCE DEI MONTI 2016. A Castelfranco Veneto (TV), da venerdì 4 novembre

614px-la-voce-dei-monti-visual2016LA VOCE DEI MONTI. APPUNTAMENTO CON LA XIX EDIZIONE, TUTTI I VENERDÌ DI NOVEMBRE E IL PRIMO VENERDÌ DI DICEMBRE A CASTELFRANCO VENETO

Si apre il venerdì 4 novembre con “Khan Tengri. Il sapore della rinuncia”, la XIX edizione della rassegna di conferenze e proiezione di immagini La voce dei Monti, organizzata dall’Associazione Culturale Le Tracce e la sezione CAI di Castelfranco Veneto (TV).

Il ciclo di appuntamenti si terrà presso il Centro Don Ernesto Bordignon, in via Bassano 16 a Castelfranco Veneto.

L’inizio delle proiezioni è fissato per le ore 20.45.

Le serate sono ad ingresso libero.

IL PROGRAMMA 2016

Venerdì 4 novembre 2016
“KHAN TENGRI Il sapore della rinuncia”
conferenza ed immagini di Sandro e Tiziano Rossi

Venerdì 11 novembre 2016
“Viaggio per immagini di montagna”
immagini di Loris De Barba

Venerdì 18 novembre 2016
“SOLO DI CORDATA Renato Casarotto, quando la scalata incontra l’origine”
un film di Davide Riva

Venerdì 25 novembre 2016
“Selvaggio blu: il trekking più impegnativo d’Italia”
conferenza e immagini di Antonio Cabras

Venerdì 2 dicembre 2016
“Dolomiti: dalla dimensione naturale alla dimensione umana”
conferenza e immagini di Michele Zanetti

DETTAGLIO DELLE SERATE

Khan Tengri. Fonte: internet

Khan Tengri. Fonte: internet

Venerdì 4 novembre 2016
“KHAN TENGRI Il sapore della rinuncia”
conferenza ed immagini di Sandro e Tiziano Rossi

Sandro Rossi è nato nel 1960 e vive a Mezzocorona (TN), a pochi chilometri dai principali gruppi dolomitici. Famiglia, lavoro, e una grande passione per la montagna. Sandro frequenta la montagna fin da piccolo, andando con i genitori nelle Dolomiti di Brenta, e ricorda ancora quei momenti come ‘avventura allo stato puro’. Crescendo, le escursioni continuano con gli amici, passando dal Vioz al Cevedale, dall’Ortles al Gran Zebrù, dall’Adamello alla Presanella, e molte altre cime. Spinto dalla stessa curiosità che aveva da ragazzino, si spinge poi alla ricerca di luoghi nuovi, persone e culture diverse; cominciano così le avventure extraeuropee. Nel 2008 è sulle Ande dove sale l’Aconcagua (6962 m). Nel 2009 si sposta in Tibet per salire il Cho Oyu (8201 m). Ritorna poi sulle Ande nel 2011 per la Trilogia andina: sale Nevado Pisco (5760 m), Alpamayo (5947 m) e Chopicalqui (6354 m). Nel 2013 è in Pamir per la salita del Kuhl-I-Garmo noto anche come Pik Lenin (7134 m). Ma è nel 2014 che si organizza per l’avventura che definisce ‘Scala Real’: la salita di svariate cime (Cerro Ilusion, Pequeno Alpamayo, Cabeza de Condor, Huayna Potosì, Illimani, Ancohuma) tra i 5000 e i 6000 metri di quota nella Cordillera Real in Bolivia. La grande sfida? Condividere questa esperienza con il figlio 17enne Tiziano. Al di là degli aspetti prettamente alpinistici, un grande vissuto dal punto di vista umano e nella relazione padre-figlio. Dal successo di questa spedizione nasce la voglia di organizzarne una nuova.

Nel 2015, Sandro assieme al figlio Tiziano programma la salita al Khan Tengri, meta alquanto ambiziosa e di alto spessore tecnico, una splendida montagna di 7010 m (il 7000 più a nord del pianeta), situata nella catena del Tien Shan, che si dirama a nord ovest dell’altopiano del Pamir, nell’Asia Centrale, e di estende sui territori del Kyrghizistan, del Kazakistan e della Cina. Con la sua elegante e inconfondibile silhuette il Khan Tengri è una delle montagne più belle di tutta la regione, una piramide di ghiaccio e roccia il cui nome, nell’antica lingua locale, significa ‘Principe degli Spiriti’. La spedizione doveva chiamarsi ‘Khan Tengri 2015, ma in realtà le cose non vanno come sono state programmate, e così viene rinominata ‘Khan Tengri – Il sapore della rinuncia’. Il momento della cima è sicuramente entusiasmante ma l’esperienza vissuta è grandissima a prescindere dal risultato: con o senza il raggiungimento della vetta programmata, è un continuo che inizia ancora a casa con la programmazione, procede per tutta la durata della spedizione, e prosegue anche al ritorno, con i propri cari e gli amici, raccontando loro l’avventura vissuta. Regola aurea per ogni esperienza alpinistica: raggiungere la cima non è poi così importante, l’obiettivo assolutamente primario è quello di tornare a casa dai propri cari con le proprie gambe…

 

Venerdì 11 novembre 2016
“Viaggio per immagini di montagna”
immagini di Loris De Barba

Loris De Barba nato a Limana (BL) dove risiede. Pratica l’alpinismo da 35 anni con predilezione per le zone poco frequentate e con numerose salite sui 4000 delle Alpi. La passione per l’ambiente invernale lo ha portato a praticare lo scialpinismo percorrendo i maggiori e più importanti itinerari classici delle Dolomiti e, ultimamente, concentrandosi sulle meno note Dolomiti d’Oltre Piave . Nell’inverno 2012/2013 è uscito con il volume “Scialpinismo in un’isola di silenzio” la prima e unica guida di scialpinismo delle Dolomiti d’Oltre Piave con molti percorsi inediti o discesi per la prima volta. Continua assiduamente a frequentare la montagna in tutti i suoi aspetti.
Altra passione, la fotografia, soprattutto paesaggistica di montagna e alpinismo con scatti realizzati durante migliaia di escursioni su gran parte dei gruppi montuosi dell’arco alpino.
Alcuni suoi articoli riguardanti lo sci alpinismo sono pubblicati sulla rivista “Le Alpi Venete” e altri sono apparsi sul blog-magazine Altitudini.it dedicato alle attività di vita e sport in montagna.

Con una serie di audiovisivi che illustrano la sua attività, in questa serata l’autore proporrà quello che è il suo modo di vivere la montagna nei suoi molteplici aspetti. Dalle semplici gite escursionistiche, alle vie di arrampicata di media difficoltà, che negli ultimi anni hanno lasciato spazio agli itinerari poco conosciuti in ambienti solitari e fuori dai percorsi alla moda. Vie normali a cime secondarie che sono disertate anche da molti anni, dove si prova ancora il gusto dell’avventura. A ciò vanno aggiunte le sortite sulle Alpi Occidentali, i 4000, dove ha salito una cinquantina di cime. Ma la sua più grande passione rimane comunque la montagna invernale e in particolar modo lo scialpinismo praticato assieme a un gruppo di amici che condividono la sua stessa passione. Anche in questa disciplina è sempre alla ricerca di zone poco affollate, dove riuscire a scovare percorsi inediti o qualche prima discesa, in grado di regalargli grandi soddisfazioni.
Tutte le emozioni che Loris De Barba vive in questi ambienti cerca sempre di catturarle e portarsele a casa grazie all’inseparabile macchina fotografica, che lo aiuta a precisare quei momenti e a renderli stabili nel tempo. Per questo motivo la fotografia di montagna è per Loris De Barba, innanzitutto documento e in secondo tempo un modo per comunicare agli altri le proprie emozioni.

Venerdì 18 novembre 2016
“SOLO DI CORDATA Renato Casarotto, quando la scalata incontra l’origine”
un film di Davide Riva

Davide Riva è un regista, scrittore e videomaker milanese. Una laurea scientifica alle sue spalle non gli ha impedito di crearsi una forte cultura umanistica e di cedere all’amore per la narrazione in tutte le sue forme, dal linguaggio visivo a quello scritto passando attraverso quello musicale. Da questo cocktail di interessi prendono avvio le sue opere che spaziano e si contaminano di ogni universo della comunicazione visiva, e non solo.

Renato Casarotto (Arcugnano 1948 – K2 1986) è stato uno dei più forti alpinisti italiani degli anni ’70-’80. Cominciò ad arrampicare intorno ai vent’anni, durante il servizio militare. Proseguì poi nelle montagne di casa, le Piccole Dolomiti, con la ripetizione delle più prestigiose vie classiche e l’apertura di nuovi itinerari. Nel 1971 cominciò a cimentarsi con le salite in solitaria, perfezionando col tempo un sistema di autoassicurazione; sistema che utilizzò per vie classiche su Civetta, Tofane e Pale di San Martino. Ma Renato era alla ricerca di qualcosa in più: comincia così a sperimentare le salite in invernale. La prima esperienza è del dicembre 1972 con la via Solleder alla parete est del Sass Maor con Adriana Valdo, Renato Gobbato, Renzo Timillero, Paolo e Ludovico Cappellari. Da qui alla sua prima invernale in solitaria nelle Piccole Dolomiti, il passo è breve. Poi è un susseguirsi di salite, spesso in invernale e in solitaria, sempre più spesso le due cose insieme, come la via Simon-Rossi sulla nord del Pelmo nel dicembre 1974. In alcune occasioni sale assieme ad altri, tra i quali Diego Campi (invernale alla Torre Trieste), Giacomo Albiero (traversata integrale del Civetta lungo la cresta), Piero Radin (Spiz di Lagunaz). Arrivò poi la sua grande stagione alpina ed extraeuropea. Nel 1977 aprì in solitaria una via sulla parete nord del Huascaran in 17 giorni di arrampicata, assistito soltanto dalla moglie Goretta al campo base. Seguirono nel 1979 il Fitz Roy (nuova via in solitaria sul pilastro nordest), nel 1983 il Broad Peak (lungo lo sperone nord), nel 1984 il McKinley, sempre in solitaria. Nel 1985 salì al Gasherbrum II insieme alla moglie Goretta, che diventa la prima donna italiana a raggiungere la vetta di un ottomila. Nel frattempo nel febbraio 1982 realizza il trittico del Monte Bianco, seguito dalle prime ripetizioni in solitaria invernale sul Diedro Cozzolino nel Piccolo Mangart di Coritenza e sulla via Gervasutti (Grandes Jorasses, 1985). Nel luglio 1986 la sua ultima salita in solitaria: al K2, per lo sperone sud-ovest.

Solo di Cordata. A trent’anni dalla scomparsa di Renato Casarotto, questo film è un fedele ritratto del fortissimo scalatore solitario. Ripercorrendo le sue più famose imprese alpinistiche e grazie a preziosi materiali di repertorio inediti uniti alla voce dei suoi più intimi amici e compagni di cordata, il film racconta, con pensieri e voce dello stesso Casarotto, la ricerca umana celata dietro l’esigenza dell’azione alpinistica immersa nella natura più selvaggia. Una raccolta di immagini e pensieri sconosciuti che gettano luce sulla complessità umana e l’eclettismo di un uomo che, con la sua volontà e tecnica d’ascesa, ha compiuto imprese straordinarie molte delle quali ancora oggi insuperate e mai ripetute.
L’esperimento umano “di uno dei più puri e meno celebrati alpinisti di tutti i tempi” svela che cosa succede all’animo umano quando, penetrando in solitudine nella primordialità del mondo naturale, arriva a confrontarsi con l’origine. Nel cast: Roberto Mantovani, Maurizio “Manolo” Zanolla, Alessandro Gogna, Renzino Cosson, Piero Radin, Giacomo Albero, Alberto Peruffo. Il film è stato presentato a Vicenza il 9 febbraio 2016.

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Venerdì 25 novembre 2016
“Selvaggio blu: il trekking più impegnativo d’Italia”
conferenza e immagini di Antonio Cabras

Antonio Cabras, di Baunei (Nuoro), è stato la prima Guida locale. Dal 1991 ha il titolo di guida ambientale escursionistica con alle spalle diversi corsi di arrampicata. Fa parte del soccorso alpino di Nuoro. La sua esperienza e passione per il territorio nasce molto tempo fa, in quanto figlio di un pastore, fin da bambino è stato accompagnato da suo padre lungo gli impervi sentieri del vasto territorio. È stato uno dei primi Baunesi a immaginare del territorio locale un uso diverso da quello tradizionale legato esclusivamente alla pastorizia. Infatti, dopo Mario Verin, è stato il primo a percorrere il Selvaggio Blu nel 1994, e soprattutto a credere in questo progetto, inserendolo tra le numerose proposte di trekking e collaborando alla pubblicazione di diversi articoli su numerose riviste del settore, Tuttoturismo, Itinerari e Luoghi, La Rivista della Montagna, varie pubblicazioni del CAI del nord Italia, ecc. È stato il primo Baunese a cimentarsi nella scalata alla Guglia di Goloritzè nel 1997. Ha collaborato all’edizione di “Il Libro di Selvaggio Blu” degli autori Mario Verin e Giulia Castelli, dove Verin racconta di quando, oltre trent’anni fa, guidato solo “dalla ricerca della bellezza”, ideò il sentiero. Dalla prima volta ad oggi, Antonio ha nel suo attivo numerose edizioni di Selvaggio Blu e altri trekking.

Con la proiezione di un documentario storico di Selvaggio Blu e le immagini di un’esperienza recente, Antonio ci porterà a scoprirà e conoscere quello che a ragione è considerato il trekking più impegnativo d’Italia.
Selvaggio Blu si svolge sull’orlo delle falesie nel tratto di costa del comune di Baunei. È stato ideato negli anni ’80 da due alpinisti italiani, Mario Verin e Peppino Cicalò che per primi, affascinati dalla bellezza selvaggia di questo tratto di costa, hanno faticosamente percorso tratti di sentieri dei pastori e delle loro greggi e tratti di antiche mulattiere dei carbonai di fine ’800, unendole con percorsi cercati e scoperti a fatica tra i calcari e la vegetazione del Supramonte.
Il risultato è un itinerario di cinquanta chilometri sospeso sull’orlo estremo di una falesia verticale che, tra Cale e mulattiere, partendo da Pedra Longa arriva sino a Cala Sisine. Il tocco finale per una immersione totale nel Selvaggio Blu è il cibo, semplice e genuino, dalle colazioni agli arrosti di carne o di pesce delle tappe serali.
Da Pedra Longa la prima tappa termina in località Gennirco, a circa 700 metri di altezza, che si raggiunge aggirando l’imponente falesia con la panoramica cengia Giradili. La tappa seguente, che comprende alcuni suggestivi passaggi attraverso scale di ginepro attrezzate dai pastori, conduce a Portu Cuau, raggiungendo diversi punti panoramici dai quali si può ammirare il Golfo di Arbatax. Da Portu Cuau una comoda mulattiera conduce a Portu Iltiera, una falesia di 250 metri a picco sul mare, dalla quale si apre una vista suggestiva del Golfo di Orosei; da qui il cammino prosegue fino a Serra Salinas (circa 500 m. di quota) che sovrasta Cala Goloritzé, una delle spiagge più belle del Golfo.
L’itinerario da Cala Goloritzè a Ololbissi è la tappa più impegnativa, con diversi dislivelli da superare sia in salita che in discesa, tanto che si rende necessario l’uso delle corde, con arrampicate in alcuni punti di quarto grado, e quattro discese in corda doppia da 23, 15, 15, 15 metri che trasformano il trekking in un vero e proprio percorso alpinistico. Anche nella tappa seguente, da Ololbissi a Cala Sisine, il trekking si alterna all’alpinismo vero e proprio, con arrampicate di quarto grado e quattro discese in corda doppia da 23, 45, 45 e 23 mt. . Il fondo meno accidentato la rende comunque meno faticosa rispetto alla precedente.

Venerdì 2 dicembre 2016
“Dolomiti: dalla dimensione naturale alla dimensione umana”
conferenza e immagini di Michele Zanetti

Michele Zanetti è di Musile di Piave (VE). Appassionato naturalista si occupa da oltre trent’anni di divulgazione e di ricerca sul territorio. È autore di alcuni volumi su temi naturalistici; tra questi Boschi e alberi della Pianura veneta orientale, Flora notevole della Pianura veneta orientale, Il fosso, il salice, la siepe, Il bosco Olmè di Cessalto, Il Piave, fiume vivente. Ha collaborato alla redazione di importanti volumi scientifico-divulgativi, tra cui Laguna di Venezia, Sile, Piave, Lago di Garda, Brenta, ed è curatore e coautore dei volumi Atlante della flora notevole della Pianura veneta orientale, Uccelli in città, La foce del Tagliamento, Il Parco dei fiumi Lemene e Reghena e dei Laghi di Cinto, Le lagune del Veneto Orientale e I grandi alberi della provincia di Venezia. Si occupa inoltre di didattica delle scienze naturali ed è coautore di numerose pubblicazioni, tra cui Osserva ogni cosa mentre cammini, Piccoli animali della campagna e Gli animali della fattoria. Ha svolto e svolge una intensa attività di divulgazione e di formazione, con centinaia di conferenze su molteplici temi di carattere naturalistico-ecologico; ha svolto decine di corsi di aggiornamento e di formazione per studenti, docenti e personale tecnico. Ha pubblicato articoli su temi naturalistico-ecologici sulle riviste Ambiente, Risorse, Salute; Oasis; Le Alpi Venete. Ha progettato e realizzato mostre didattico-divulgative sulle tematiche ambientali. Ha curato la progettazione di molti parchi pubblici, giardini didattici e centro visite. E’ direttore del CEA di S. Ruffino (Amandola, AP) e consulente della Cooperativa Dimensione Natura per le manifestazioni di cultura naturalistica in collaborazione con il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. E’ autore o coautore di alcuni volumi guida ad aree di grande interesse naturalistico, quali la Laguna di Venezia, le Dolomiti d’Ampezzo, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane e il Parco Nazionale del Pollino. È presidente dell’Associazione Naturalistica Sandonatese e fondatore dell’Osservatorio Florofaunistico Venetorientale, che dirige. Per L’OFV ha curato il monitoraggio permanente della biodiversità nella Pianura Veneta Orientale e la pubblicazione dei volumi Flora e fauna della Pianura Veneta Orientale. Tra le sue opere di narrativa Storie d’acqua, Racconti di fiume e di laguna, Il naufrago e altre storie di animali e uomini, Il segreto della Val di Nebbia e il romanzo La ballata di Temi. Nel 2005 con il libro “Ecosistema Dolomiti” ha vinto il Cardo D’Argento al premio Itas di Trento.

Le Dolomiti costituiscono un universo alpino del tutto speciale. Il loro è un paesaggio di ciclopiche scogliere fossili, che ha ispirato artisti e suscitato l’ammirazione di esploratori, visitatori e cultori della montagna di tutto il mondo. Il loro fascino speciale deriva dalle suggestioni che esse riescono a creare e che ne fanno uno dei palcoscenici naturali in assoluto più mutevoli dell’intero arco alpino. Le stesse Dolomiti, infatti, si trasfigurano al mutare della luce, offrendo in una stessa giornata, così come nell’arco delle stagioni, scenari fiabeschi diversi all’osservatore. Allo stesso modo di come avviene per altri luoghi magici, come ad esempio la Laguna di Venezia. Nelle grandiose scenografie cui esse danno vita interagiscono protagonisti naturali tenacissimi, come la flora rupestre; ma anche uomini di antica e solida cultura, che la montagna dolomitica hanno saputo addomesticare e sfruttare in misura compatibile. Di tutto questo si parlerà, cercando di coniugare la magia di un attimo di luce, con il colore di una genzianella o con il fascino severo dell’architettura alpina.

Per ulteriori info: vitomason@yahoo.it