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4 Febbraio 2021

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Le vette del Nepal vietate a due alpinisti indiani

Everest fotografato dal Gokyo Ri, Khumbu, versante Sud-Ovest, Nepal. Fonte: Wikipedia

Proibite le scalate per 10 anni a Narender Singh Yadav e Seema Rani per il fasullo vertice dell’Everest

Due alpinisti indiani, Narender Singh Yadav e Seema Rani Goswami, per 10 anni non potranno più effettuare scalate nelle montagne del Nepal, dopo aver prodotto foto ritoccate e aver affermato di aver scalato il Monte Everest nel maggio 2016, impresa ufficialmente dichiarata falsa. Sia Yadav che Goswami facevano parte di un team internazionale di 15 membri.

All’epoca, numerosi sherpa e alpinisti contestarono la salita, ma ai due fu comunque consegnato il consueto certificato di vetta dell’Everest da parte del governo nepalese.

Un’ indagine indiano-nepalese ha recentemente stabilito che i due alpinisti  hanno raggiunto solo 8.230 metri di quota. Il ministero della Cultura, del turismo e dell’aviazione civile del Nepal ha quindi vietato loro di scalare qualsiasi vetta in Nepal per 10.

Il governo nepalese riceve dozzine di rapporti falsi ogni anno

Il numero di scalatori dell’Everest aumenta ogni anno, e così anche i tentativi di far registrare vertici fasulli.

In India, molti scalatori  che raggiungono la vetta dell’Everest, ricevono premi nazionali e beneficiano di diverse agevolazioni nella loro vita personale e professionale. Questo è uno dei motivi per cui molti credono che il flusso di alpinisti dall’India sia aumentato notevolmente negli ultimi tempi.
In precedenza, i certificati di altri due alpinisti indiani, Dinesh Rathore e Tara Keshari Rathore, erano stati annullati per aver falsamente affermato di aver scalato l’Everest.

Yadav, che proviene dallo stato indiano di Haryana, è stato selezionato per il prestigioso “Tenzing Norgay Adventure Award” nell’agosto 2020 per la sua scalata del 2016, prima che il governo indiano decidesse di revocargli il premio alla luce delle indagini. Il Tenzing Norgay Adventure Award, uno dei maggiori riconoscimenti nazionali indiani per gli sport d’avventura,  offre anche un premio in denaro pari a circa $ 6,700. In un articolo del New York Times  Yadav ha affermato di “avere tutte le prove necessarie per dimostrare di aver raggiunto la cima della montagna”.

La guida della spedizione, Naba Kumar Phukon, ha a lungo negato che il suo cliente fosse riuscito a raggiungere la cima. “Fin dal primo giorno ho detto a tutti che il vertice di Yadav era falso”, ha riferito Phukon, a Hindustan Times. “Ero il leader della spedizione e lui faceva parte della squadra. Non ha mai raggiunto la vetta e ha subito anche un congelamento. Insieme a un altro alpinista  Seema Rani Goswami è stato salvato dagli Sherpa. Lo Sherpa di Yadav ed io gli abbiamo consigliato di non andare oltre, poichè non aveva ossigeno a sufficienza. Più tardi, ho raggiunto la vetta e durante la discesa ho incontrato Yadav e ho visto le sue dita congelate “Yadav ha successivamente presentato una denuncia alla polizia contro Phukon, sostenendo che mentiva. Goswami non avrebbe rilasciato alcun commento al New York Times. Per la maggior parte degli alpinisti, le foto di Yadav sono risultate palesemente false. Nessun riflesso negli occhiali, bandiere rigide che sembrano ritoccate con photoshop, una maschera per l’ossigeno senza tubo. Ancora più schiacciante è il fatto che l’immagine abbia sorprendenti somiglianze con un’altra foto ampiamente diffusa su Internet.

Nonostante l’aumento di falsi vertici negli ultimi anni e i grandi benefici che la conquista dell’Everest può garantire, il governo nepalese non impone ancora multe o altre sanzioni agli alpinisti che dichiarano il falso. La punizione più rigida resta il divieto di  praticare alpinismo nel paese.