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22 Dicembre 2020

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Ambiente e Territorio · Resto del Mondo

Marion Chaygneaud-Dupuy: una vita tra spiritualità, ambiente e alta quota

Marion Chaygneaud-Dupuy. Fonte: video Clear Everest 2017/youtube

La scalatrice in 3 anni ha liberato l’Everest da 8,5 tonnellate di spazzatura lasciati da altri alpinisti

Più volte abbiamo parlato della spazzatura disseminata dagli alpinisti sull’Everest: rifiuti organici, bombole di ossigeno usate, tende strappate, corde, scale rotte, lattine e involucri di plastica lasciati dagli alpinisti. In tre anni, una scalatrice e scrittrice francese, ha contribuito ad evacuare  tonnellate di rifiuti dalle pendici del “tetto del mondo”.

Si chiama Marion Chaygneaud-Dupuy, ha 40 anni e ha già scalato tre volte l’Everest. È una delle poche donne ad averlo fatto e ha potuto constatare in prima persona cosa hanno prodotto decenni di spedizioni sull’ottomila. Spiritualità, ecologia e alta quota sono senza dubbio i mantra che sembrano guidare la vita di Marion, cresciuta in una famiglia di contadini, in Dordogna (Francia), in una casa in mezzo ai boschi. Fin dalla tenera età, Marion si è interessata di ambiente e, quando è cresciuta, ha viaggiato in India e in Tibet.

Negli ultimi 17 anni, Marion ha vissuto come guida alpina e tre anni fa ha lanciato il progetto “Clean Everest”, nel tentativo di liberare la montagna dai rifiuti e, ad oggi,  lei e il suo team, hanno ripulito la montagna più alta del nostro pianeta, di  otto tonnellate e mezzo di spazzatura.
Per il suo impegno, ha vinto il premio internazionale  “Terre de Femmes 2019“, assegnato dall’organizzazione francese Fondation Yves Rocher alle donne che quotidianamente scendono in prima linea per proteggere il nostro Pianeta.

Marion Chaygneaud-Dupuy e il team di Clean Everest. Foto: Fondation Yves Rocher/youtube

La sua vita, in breve…

Marion  ha deciso di liberare l’Everest dalle tonnellate di spazzatura lasciate dagli alpinisti dopo aver trascorso diversi anni in un monastero buddista a Darjeeling.

A 16 anni, dopo un viaggio nei bassifondi di Calcutta al fianco di un medico di strada, Marion Chaygneaud-Dupuy intuisce di doversi mettersi al servizio della vita in tutte le sue forme. Decide quindi di fare voto di castità, si rade la testa e inizia ritiri buddisti in Dordogna, non lontano dalla casa in cui vive con i suoi genitori.

Intraprende un sentiero spirituale e cerca una guida che possa aiutarla a crescere in questa direzione. I libri di meditazione del maestro tibetano Bokar Rinpoche,  la figura più importante del buddismo dopo il Dalai Lama, la attraggono. Nella primavera del 1999, a 18 anni, si presenta a Mirik, nel monastero che Bokar Rinpoche aveva fondato vicino a Darjeeling per chiedergli di prenderla come discepola. Ma mentre la francese gli espone le sue domande, il maestro buddista risponde con questa frase che la accompagnerà a lungo: “Tu vuoi troppo” . Tuttavia la accetta al suo fianco e le insegna per quattro anni a “non volere”. Vive vicino al monastero, non potendo stare con i monaci, ma condivide con loro tutti i suoi pasti. Ora si chiama Dolma (“compassione in azione”). Questo nuovo nome guiderà la sua vita da quel momento in poi. (Fonte)