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28 Gennaio 2020

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Alpi Occidentali · Aree Montane · Europa

Martín Elías, Marc Toralles e Bru Busom aprono una nuova classica al Grand Charmoz

Martín Elías, Marc Toralles e Bru Busom su ‘Le Grand Charme’ al Grand Charmoz. Foto Martín Elías

I tre hanno aperto, con un bivacco, “Le Grand Charme”, una nuova linea di arrampicata mista sul massiccio del Monte Bianco

Martín Elías aveva notato da tempo uno spazio vuoto a sinistra del Pilier Cordier del Grand Charmoz. Il suo lavoro di guida nel massiccio del Monte Bianco gli consente spesso di individuare linee inesplorate.

Lo scorso anno, con Marc Toralles e Bru Busom, aveva pensato di scalare qualcosa di interessante  in inverno nelle Alpi, dove i due catalani avevano già condiviso – con Roger Cararach – una notevole ripetizione del couloir dei Giapponesi sulle Grandes Jorasses, in giornata.

La scorsa settimana Martín Elías si trovava in Catalonia e approfittando dell’arrivo di un anticiclone sulle Alpi, il trio ha deciso di mettersi al lavoro. Dopo aver trascorso la notte a casa di Martín, da Vic hanno raggiunto Kandersteg, dove hanno ripetuto la via sportiva Tsunamix (M7, WI6, 300 m).

Il giorno successivo, si sono diretti verso l’obiettivo principale del loro viaggio. Al mattino, hanno preparato il materiale e a mezzogiorno salivano sulla funivia per Plan de l’Aiguille; dopo un paio d’ore di cammino, erano alla base del Grand Charmoz.

Martín Elías, Marc Toralles e Bru Busom su ‘Le Grand Charme’ al Grand Charmoz. Foto arch. Martín Elías/ Marc Toralles/Bru Busom

Martín Elías, Marc Toralles e Bru Busom su ‘Le Grand Charme’ al Grand Charmoz. Foto arch. Martín Elías/ Marc Toralles/Bru Busom

Bivacco chiave

“Dato che avevamo ancora  tre o quattro ore di luce circa, abbiamo deciso di iniziare a salire su un nevaio con i materiali, bivaccare lì e continuare il giorno dopo”, spiega Marc Toralles. È stata una delle chiavi del successo, dal momento che la via è risultata molto laboriosa  e “in giornata, credo che non l’avremmo fatto”. In effetti, il secondo giorno è stata una maratona di 14 ore di arrampicata, dalle nove del mattino alle undici di sera, con cima notturna e rappel del Pilier Cordier nell’oscurità totale.

La salita si è sviluppata su 650 metri verticali ben assortiti di “lunghezze miste molto sostenute tra M6 e M6+ … forse M7…”. Al di là della difficoltà tecnica, la principale preoccupazione di Martín Elías, Bru Busom e Marc Toralles sono state  le delicate condizioni della parete: “nel terzo tiro, ad esempio, c’è una sezione con un boulder enorme che non puoi toccare perché crolla. “

Questo aspetto, oltre al terreno inesplorato, li ha fatti muovere lentamente e con fatica. Inoltre, le ultime tre lunghezze, si sono rivelate così verticali che la neve non reggeva sulla parete ed è stato necessario togliere i ramponi e scalare su roccia  fino al 6b con gli scarponi.

La cresta somitale è stata raggiunta con alcuni passaggi difficili da superare. Soprattutto “un passo obbligato che, sfruttando il fatto che Bru è un casteller, abbiamo risolto con un castell de Bru sopra Martín”. Una soluzione creativa per completare la salita.

Come il Dru, ma più difficile

Topo ‘Le Grand Charme’ al Grand Charmoz. Foto arch. Martín Elías/ Marc Toralles/Bru Busom

Marc Toralles definisce “Le Grand Charme” (650 m ED M6+ 6b), nel suo insieme, come “buona e logica, altamente raccomandata per i ripetitori”.  E aggiunge: “Mi è sembrata abbastanza simile alla via classica della parete nord del Dru, che abbiamo scalato sempre in inverno, anche se forse questa è più dura”.

Dopo aver lasciato “La Grande Charme”, Marc Toralles ha riferito di avere diversi progetti per quest’inverno sulle Alpi e di volerci ritornare tra tre settimane: “dipende dal tempo, non sono necessari -30° C”.  Secondo lui, le Alpi sono obiettivi invernali: “In estate ho paura di andarci, per i crolli… non cadono solo le pietre ma intere pareti; in inverno fa più freddo e mi sento più sicuro”.

Fonte: Desnivel