MENU

4 Luglio 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Nanga Parbat. Ore d’ansia ieri per Cala Cimenti. Il racconto della moglie Erika

Cala Cimenti, Nanga Parbat 2019. Fonte: facebook

Cala Cimenti da C4: “Ora raccattiamo tutto e scendiamo”.
Un lungo silenzio ha accompagnato il pomeriggio di ieri. La moglie Erika ne spiega il motivo

Carlalberto “Cala” Cimenti questa mattina ha iniziato la discesa dal Nanga Parbat dalla via Kinshofer. L’alpinista segnalava alle ore 5:30 (ora italiana) da Campo 4 (7150 m): “Ora raccattiamo tutto e scendiamo. Non è ancora finita”. Con lui ci sono i russi Anton Pugovkin e Vitaly Lazo.

Ora che Cala sta scendendo dal C4, apprendiamo dalla moglie, Erika Siffredi, il motivo del silenzio che ha accompagnato il pomeriggio di ieri.

Scrive Erika sui social: “Dopo la cima anche noi abbiamo iniziato a seguire le tracce di discesa di Cala fornite dal suo InReach Garmin. Ad un certo punto la traccia si ferma per più di un’ora. È fermo. Non si muove. Mio fratello Nicolò capisce immediatamente che sta succedento qualcosa e mi allerta.
Nello stesso momento arriva un sms dello staff russo: “Erika, è successo qualcosa. Anton dice che si sono divisi, lui sta scendendo a piedi, Cala e Vitaly con gli sci ma non li vede più, non rispondono. Contatta immediatamente Cala, se non riaponde avvertiamo i soccorsi e chiamiamo le assicurazioni”.

“Cala non risponde. Contatto i ragazzi di Intermatica che mi offrono immediatamente il loro supporto.

Nel panico riesco a chiamare qualche amico, Kuba mi raggiunge immediatamente a casa e prende in mano la situazione.  Marco cerca di farmi ragionare e tenta di tenermi tranquilla.
Arriva anche Gianluca a casa della mia famiglia che grazie ai suoi contatti mette in allerta chi dall’Italia potrebbe darci una mano nel caso di difficoltà gravi. Alessandro, il fratello di Cala tenta di contattare lo staff russo ma nessuno parla inglese e non riusciamo ad avere informazioni utili. Ad un certo punto la traccia si muove, pare che Cala stia tornando a scendere ma nessun messaggio di rassicurazioni.I miei fratelli Carlo e Nicolò iniziano ad aggiornare un file in cui segnano tutte le coordinante inviate dal Garmin con i relativi orari, continuano a dirmi “Erika, sta scendendo, è lento ma scende”.
Dopo ore un sms di Cala “abbiamo avuto dei ritardi. Poi ti racconto. Non ho il satellitare”

Ma ormai in Pakistan è notte, stanno scendendo al buio. Seguiamo la traccia, sono lenti e ancora lontanissimi dal C4.

Anche la moglie di Sergi Mingote si mette in contatto con noi, vuole sapere se ho notizie di suo marito. Anche lui non ha più inviato notizie”. Siamo tutti preoccupati, tutti in attesa.

Mi arrivano un sacco di vostri messaggi ma non sono lucida per darvi informazioni e spesso non rispondo. Perdonatemi.

Le ore passano poi finalmente un sms di Cala : “Siamo al C4, tutti dentro le tende. Domani ti racconto.
Ho ricevuto un sacco di messaggi, scrivi un post per gli amici, dì loro che non posso riapondere ma che ho apprezzato. Mio amor, siamo arrivati in cima al Nanga Parbat, non ci credo ancora, lassù c’era una vista meravigliosa. Ora mi si chiudono gli occhi. Buonanotte”

Ora attendiamo che siano tutti al BC poi però basta, per qualche giorno non voglio più sentir parlare di montagna!!!  Grazie di cuore ad ognuno di voi”.

Nanga Parbat. Fonte: Cala Cimenti/facebook, 2019

Cala Cimenti in vetta al Nanga ieri 3 luglio

Dopo la prima vetta di stagione sul Nanga, realizzata martedì 2 luglio dal francese Boris Langenstein, ieri  Cala Cimenti, Sergi Mingote e Stefi Troguet hanno raggiunto congiuntamente la cima alla nona montagna più alta del pianeta, impresa confermata dai rispettivi tracker.

Con loro c’erano Ali Sadpara (Pakistan), Moeses Fiamoncini (Brasile), Anton Pugovkin e Vitaly Lazo (Russia) e l’ex Gurka dell’esercito britannico, il nepalese Nirmal Purja con i suoi cinque sherpa. Tutto fa pensare che gran parte di loro, se non tutti, abbiano raggiunto la cima, anche se per il momento non vi è alcuna conferma ufficiale da parte di questi alpinisti.

Per il catalano Mingote, si tratta  del secondo ottomila nel 2019 e il quinto in meno di 12 mesi, senza l’utilizzo di ossigeno supplementare.

Boris Langenstein, il primo in vetta al Nanga della stagione

La vetta di Boris Langenstein, la prima della stagione, è arrivata tra le polemiche. Il francese e la sua compagna Triphaine Duperier stavano tentando la prima discesa integrale sugli sci del Nanga Parbat, come Cala Cimenti, Anton Pugovkin e Vitaly Lazo. Mentre il resto delle spedizioni ha accettato di attrezzare il percorso e lanciare un tentativo congiunto, i francesi hanno sempre lavorato per conto loro. Cala Cimenti li ha anche accusati direttamente di approfittare del loro lavoro.

Del resto, Boris Langenstein e Triphaine Duperier avevano lanciato il proprio tentativo di vetta diversi giorni prima. Nessun dettaglio è stato reso noto fino al 2 luglio quando si è appreso che Boris aveva raggiunto la vetta dopo che – insieme  alla sua compagna di scalata – aveva atteso quattro giorni a C4 il momento giusto. Triphaine, non è salita oltre i 7800 metri. Secondo quanto comunicato  da Boris Langenstein,  la discesa sugli sci è stata effettuata ma non integralmente dalla cima.

L’attacco congiunto

Il resto delle spedizioni ha effettuato un tentativo di vertice congiunto. Lasciato il Campo Base (4.200 m) domenica 30 giugno, il gruppo ha superato il primo giorno  la pendenza positiva di 1.800 metri fino al C2 (6.000 m). Il 1 ° luglio, gli alpinisti sono tornati sul punto più alto che avevano raggiunto,  i 6.700 m di C3.

Da quel momento in poi, è stato necessario attrezzare la parte superiore della montagna per aprire una traccia. Martedì 2 luglio, sono riusciti ad arrivare a 7.100 metri (C4) dove hanno riposato qualche ora prima di affrontare  gli ultimi 1.000 metri di altitudine. Ieri tutti erano in vetta!