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25 Giugno 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Nirmal Purja: “voglio ancora salire in vetta a tutti gli ottomila pakistani entro luglio”

Nirmal Purja in vetta al Kanchenjunga. Foto: Nimsai Project Possible

Mancano fondi per completare il progetto ma l’ex Gurkha non si perde d’animo: “Stiamo facendo progressi…”

Stiamo facendo progressi. Il progetto è ancora in corso e lo completerò entro il periodo che mi ero prefissato di sette mesi”, è questo il twitter postato dal 36enne nepalese in questi giorni.

Nirmal “Nims” Purja intende scalare in 7 mesi tutti e 14 gli ottomila. Nella stagione primaverile in Nepal tutto è andato secondo i piani. In un mese e un giorno ha raggiunto le vette di sei ottomila: Annapurna (23 aprile), Dhaulagiri (12 maggio), Kangchenjunga (15 maggio), Everest (22 maggio), Lhotse (22 maggio), Makalu ( 24 maggio). Gli ultimi tre vertici li ha completati in 48 ore e 30 minuti.
Li ha scalati con la sua squadra di Sherpa e l’ossigeno supplementare attraverso le vie normali, raggiungendo i diversi campi base in elicottero.

Due i salvataggi

Ma Purja non ha solo scalato montagne. Sull’Annapurna ha preso parte al salvataggio dell’alpinista malese Wui Kin Chin. Nims e  altri soccorritori sono riusciti a far scendere Chin da oltre 7.000 metri, ma il malese è deceduto pochi giorni dopo in un ospedale di Singapore.
Purja e i suoi compagni sono stati gli unici alpinisti a raggiungere la vetta del Dhaulagiri questa primavera – nonostante il maltempo. Sul Kangchenjunga, Nims ha cercato di salvare due alpinisti indiani che, completamente esausti, avevano esaurito l’ossigeno durante la discesa. Entrambi purtroppo sono morti.
L’ex soldato del reggimento britannico Gurkha ha scattato anche una foto il 22 maggio sulla cresta sommitale dell’Everest che ha fatto il giro del mondo. L’immagine,  mostrava una lunga fila di alpinisti in coda per raggiungere il “Tetto del Mondo”.

Attualmente, Nims Purja dovrebbe già essere  in Pakistan  per la seconda fase del suo “14/7 Project Possible” per scalare i cinque ottomila del Pakistan nel corso dell’estate. Ma ha dovuto posticipare la sua partenza per carenza di fondi. Nims ha già stipulato una seconda ipoteca sulla sua casa in Gran Bretagna e sta raccogliendo fondi tramite campagne di crowdfunding.

Nirmal Purja

Il blogger Stefan Nestler lo ha intervistato. Ecco come Purja ha risposto alle sue domande:

Nims, sei salito sulla vetta di sei ottomila in Nepal questa primavera, in linea con il tuo “Progetto Possibile”. Sul Dhaulagiri quanto hai rischiato?
E’ stata la mia salita più difficile,  molto rischiosa. Tuttavia, la mia squadra ed io abbiamo valutato che il rischio non era sproporzionato e abbiamo raggiunto la cima  in sicurezza.

Quanto del tuo successo è merito del team di Sherpa intorno a te?
Siamo tutti uguali nella mia squadra. Mi ritengo  uno degli sherpa, come dici tu. Facciamo le stesse attività e lo stesso lavoro con la stessa attrezzatura. Se qualcuno di noi non avesse fatto ciò che ha fatto, le cose non avrebbero funzionato come è stato  finora.

Hai dovuto posticipare la partenza per il Karakorum di almeno quattro settimane, a causa della mancanza di fondi. Quanti soldi mancano?
Ci occorrono £ 150k (circa 168.000 euro).

Cosa rende il progetto così costoso?
Qualunque cosa. Permessi, logistica, trasferimenti da un posto all’altro, kit, attrezzature, assicurazione. Scalare gli 8000 è costoso. Le singole spedizioni  costano nella regione £ 50k (56.000 euro), vanno moltiplicate per 14!

I tuoi prossimi piani saranno ottenere i soldi per la seconda fase del tuo progetto?
I prossimi passi saranno le vette di tutte le montagne previste nella seconda fase del progetto, prima della fine di luglio. Questo era e rimane il piano.

Cosa ti rende così ottimista e sicuro di raggiungere il tuo obiettivo, nonostante questo ritardo?
Semplice.  Credo fermamente che tutto nella vita sia possibile se si è determinati e si ha un approccio positivo. Sono determinato e sono positivo.

In primavera sei stato coinvolto in due operazioni di salvataggio, prima sull’ Annapurna, poi sul Kangchenjunga. Alpinisti soccorsi invano, poichè alla fine sono deceduti. Che sensazione ti rimane?
La mia squadra ed io abbiamo fatto tutto il possibile. Abbiamo rischiato tutto, le nostre vite. Non avremmo potuto fare altro. Non abbiamo rimpianti a riguardo e lo rifaremmo di nuovo comunque.