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26 Maggio 2019

Ambiente e Territorio · Cultura · Alpi Orientali · Aree Montane · Trentino Alto Adige

Oggi è bel tempo, piove!

E’ chiaro come il sole (e umido come la pioggia…) che anche alle nostre latitudini il cambiamento climatico prodotto dall’uomo si manifesta sempre più spesso con fenomeni più intensi ed estremi. Da più di un mese la montagna e le Dolomiti sono nella “stagione delle piogge”, iniziata – ringraziando il Cielo – dopo più di quattro mesi di quasi siccità assoluta, che ha seguito la tempesta catastrofica di acqua e vento di fine ottobre.

Come fotografo amo la luce del sole, ma amo anche la pioggia. Amo la variabilità, una giornata di sole è per me una giornata di bel tempo esattamente come una di pioggia con nuvoloni neri che puliscono l’atmosfera e rendono il cielo terso. E la luce che spunta dopo la pioggia è spesso quella più magica e accattivante, capace di far brillare il bosco bagnato o far risplendere il manto di neve immacolato appena posato sulla roccia. Attimi fugaci, quando la Natura sorride a chi ha il coraggio di essere lì al suo cospetto, quando le Dolomiti trasmettono forte la loro Voce maestosa.

Le tre immagini di questo post sono state realizzate tutte con la pioggia sulla testa, in giornate di “brutto tempo” che non invogliavano certo ad intraprendere escursioni in montagna, ma che si sono invece rivelate tra gli incontri più entusiasmanti mai vissuti. E questi momenti li ho vissuti quasi sempre da solo e senza altri testimoni, in perfetta connessione con la Natura.

La Furcia dai Fers emerge immersa tra le nuvole, Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies. (clicca per ingrandire)

“The boiling ship” è la cresta della Furcia dai Fers, nel Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies, che emerge come una nave in tempesta immersa tra onde di nuvole. Camminando sotto un cielo piovoso e completamente bianco, ho intravisto le cime frastagliate dalle tonalità chiare tipiche di queste rocce ricche di corallo che giocavano a nascondino con le nuvole, e mi sono semplicemente fermato. L’attesa in fotografia è tanto importante quanto la scelta dell’inquadratura e dell’obiettivo.
La pazienza invita a camminare a passi lenti, a “vedere” ciò che a prima vista risulta nascosto, ad accogliere con prontezza la straordinarietà di un momento.
In attesa con pazienza, anche sotto l’acqua, la nave in tempesta è uscita dalle onde di nuvole, circondata dal bianco più compatto, regalando l’opportunità di questo momento.

Arcobaleno alle pendici del Catinaccio nel cielo della Val di Fassa, con le Pale di San Martino sullo sfondo. (clicca per ingrandire)

“The circle of light” è la fortuna di essere al posto giusto al momento giusto!
Se penso che ho passato più di 300 giorni sulle Dolomiti negli ultimi 5 anni, è un pò come vincere alla lotteria comprando 300 biglietti invece che uno solo..
Il testo che segue a descrizione del momento è tratto da quanto ho scritto nel libro fotografico “La Voce delle Dolomiti“:

“Ha smesso di piovere e finalmente il disco solare emerge accecante sotto la coltre bianca, la luce inonda il paesaggio e comincio a scattare. D’un tratto sento un tintinnio di gocce d’acqua e poco dopo mi trovo sotto un improvviso e violento acquazzone, il quarto della giornata.
Mi giro di colpo rivolgendo lo sguardo verso est e con immenso stupore terra e cielo sono uniti da 180 gradi di esplosione multicolore in un cerchio perfetto! Un arcobaleno immenso, magico e ipnotico. Luce allo stato puro, in tutte le sue lunghezze d’onda visibili all’occhio umano. Un ponte colorato che è espressione stessa del potere creativo di Madre Natura.
L’emozione del momento scorre dai sensi alla fotocamera. Cambio obiettivo sotto la pioggia cercando di non togliere lo sguardo dal cielo, ho bisogno di un grandangolo e sicuramente di un filtro neutro graduato per gestire al meglio la forte differenza di luminosità tra il primo piano più scuro e lo sfondo del cielo più chiaro. Voglio che la fotografia rispecchi esattamente ciò che i miei occhi stanno vedendo in questo momento e la gioia della contemplazione si mescola con la scelta dei parametri di scatto.
Cerco un primo piano interessante che non c’è, poi trovo una serie di pietre lungo il pendio e inquadro aprendo al massimo la lunghezza focale del grandangolo, che pur ruotando con tutta la forza non mi permette di scendere oltre i 17mm. Riesco a comporre un paio di scatti prima che il cerchio di luce cominci a dissolversi, lancio un grazie potente verso il cielo e mi butto sul prato bagnato a godermi le sensazioni del momento e i titoli di coda.”

Visione pittorica della catena del Latemar che si riflette nelle tonalità turchesi del lago di Carezza. (clicca per ingrandire)

“Dreaming the nymph” è un click cercato e trovato sulle acque dello stra-fotografato lago di Carezza.
In un giorno di pioggia di maggio dell’anno scorso, esattamente come ora, stavo passeggiando lungo le sponde del lago ricco d’acqua, come è tipico in tarda primavera. Non era certo la giornata ideale per scattare la classica immagine iconica del Latemar riflesso nel lago, ma la migliore per camminare in pace e tranquillità lungo il sentiero deserto che costeggia il verde specchio d’acqua.
Le rocce turchesi sotto la superficie calcarea del lago brillavano in primo piano e l’immagine pensata è una personale visione pittorica creata “a testa in giù”, un paesaggio etereo di profili montani sotto un cielo turchese… Un semplice click senza alcuna necessità di particolare sviluppo in post-produzione, viste le luci uniformi e le tonalità medie della scena.

In queste tre situazioni ho davvero pensato “Oggi è bel tempo, piove!”. La pioggia non solo come preziosa risorsa idrica e fonte di vita, ma come elemento che può offrire rare e spettacolari opportunità fotografiche per cogliere la bellezza e la fragilità del nostro patrimonio comune.

La prossima volta che piove? Prepara lo zaino fotografico che forse è il momento giusto per uscire e cogliere l’attimo!

alegruzza.com