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15 Dicembre 2022

Running · Trail Running · Ambiente e Territorio · Resto del Mondo

Oliviero Alotto in solitaria lungo il Mekong per sensibilizzare sugli effetti della crisi climatica

Oliviero Aleotto in partenza dall’Areoporto di Milano Malpensa, 7 dicembre 2022. Fonte facebook

Il progetto rientra nell’ambito della campagna #RunBefore2030 promossa da Slow Food

Dal 16 dicembre Oliviero Alotto, responsabile di Slow Food Torino, sarà in Laos, lungo il fiume Mekong per documentare gli effetti della crisi climatica in questa parte del pianeta.

L’iniziativa rientra nella campagna #RunBefore2030, avviata con Slow Food, una serie di corse in solitaria senza sosta, nata tre anni fa per raccontare e documentare le cause del surriscaldamento globale, in luoghi simbolo.

Dopo la tappa di 250 km in Groenlandia per descrivere lo scioglimento dei ghiacci, inizia dunque una nuova avventura per osservare gli effetti della siccità in uno dei più grandi ed evocativi corsi d’acqua del nostro pianeta.

Oliviero Alotto percorrerà e documenterà 200 km lungo il fiume asiatico, oggi uno dei simboli del cambiamento climatico a livello globale, da Paxse a Muang Kong.

Oliviero Alotto. Foto arch. O. Alotto

Foto arch. Oliviero Alotto

Foto arch. Oliviero Alotto

“Voglio far innamorare le persone di questo luogo e invitarle a difenderlo – spiega Oliviero – Una denuncia verso una politica ambientale fatta di parole e pochi fatti come dimostra la recente Cop27 e uno stimolo per tutti noi perchè con i nostri atteggiamenti quotidiani possiamo contribuire a limitare i danni di questa terribile crisi climatica.”

“Il delta del fiume Mekong è messo a dura prova, uno dei luoghi più fertili del mondo rischia seriamente di non essere più produttivo: il deserto avanza in molte parti del pianeta – continua Alotto –  Non possiamo più aspettare, bisogna agire”.

 

Scrive David Brown, giornalista che da anni segue la situazione ambientale in questa zona:

“L’acqua dolce è ora una risorsa che scarseggia nel Delta del Mekong. Vicino la costa, le falde acquifere sono drasticamente esaurite e, dietro le chiuse, i canali sono inquinati. Nell’area centrale, poi, l’acqua superficiale è salmastra per gran parte dell’anno. Perciò molta pianificazione punta a intrappolare l’acqua dolce nelle aree a monte durante la stagione piovosa per mandarla nei settori assetati a valle durante la stagione secca”.