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23 Marzo 2020

Una pausa forzata, usiamola bene

In questi giorni molti amici sentono la mancanza delle loro arrampicate all’aria aperta. Qualcuno, mi dice addirittura che mette a posto in continuazione il materiale per sentire il tintinnare dei moschettoni e lo schiocco della molla dell’apertura. Una devozione d’astinenza quasi commovente, che forse ho provato solo da ragazzo durante alcuni mesi di vacanza studio all’estero, lontano da rocce e montagne. Altri esorcizzano questa mancanza con video comici o fotografie di attività alpinistica simulata in casa, qualche volta anche un po’ rischiosa e da evitare. Tuttavia, questa pausa forzata può essere un’occasione per non stare lontani dalla nostra amata “ferraglia” e fare qualcosa di utile senza rischi. Durante la stagione, io dedico almeno una giornata al mese per il ripasso di tutte quelle manovre di corda che, in condizioni ordinarie, non si utilizzano durante le uscite di arrampicata e in montagna, ma che sono importantissime. Sto parlando, per esempio, delle manovre di autosoccorso che ciascun alpinista o scalatore dovrebbe conoscere, e che al contrario sono piuttosto trascurate dalla maggior parte dei praticanti. Vi sono stati forti amici alpinisti con cui mi sono legato qualche volta, che non ricordavano alcuni nodi o addirittura non avevano mai provato a fare un paranco di autosoccorso. Questa lacuna si scopre molte volte quando si è già in parete, anche se sarebbe buona norma scegliere compagni preparati, ed esserlo noi prima di tutto. Una buona cordata, infatti, deve contare sull’affiatamento “spirituale” ma anche sulla preparazione tecnica necessaria per la reciproca sicurezza. Ho sempre pensato che conoscere più manovre di corda, più nodi, e saper far fronte a situazioni improvvise sia un passaggio fondamentale per la crescita e la sicurezza di un alpinista. Quando siamo appesi dopo una caduta, per esempio, non possiamo permetterci di non ricordare alcuni nodi, lo stesso se perdiamo un freno mentre ci stiamo per calare in corda doppia: conosciamo dei metodi alternativi? Bene, questa è l’occasione per dedicare un po’ di tempo che avremmo destinato alle nostre uscite per migliorare conoscenza e manualità nell’uso di corde, cordini e moschettoni. Possiamo simulare ancoraggi di sosta “a terra” utilizzando solide strutture all’interno dell’abitazione. Vanno bene anche la sbarra per le trazioni o altri elementi solidi portanti d’allenamento. Ovviamente il non ancorarvi a librerie o mensole può sembrare un consiglio superfluo (nemmeno tanto per i neofiti), così come il non usare elementi esterni dell’edificio come balconi o ringhiere per calarvi o appendervi! Abbiamo rinunciato ad attività pericolose outdoor e non è il caso di aumentare gli incidenti domestici! Ve lo immaginate? Oltre ad andare in ospedale in un momento critico, finire sul giornale per un incidente di… “scalata in casa”! La nostra categoria è già sufficientemente presa di mira dai media. Questo per dire che si possono fare simulazioni anche senza appendersi con carico, in perfetta sicurezza e senza danneggiare nulla. I nodi che non si conoscono si possono provare rimanendo comodamente anche sul divano. Se si ha la fortuna di vivere in campagna e si possiede un giardino, un bel ripasso all’aria aperta sarà ancora più piacevole. Se finora la vostra conoscenza in arrampicata si è limitata al nodo di legatura, all’uso del freno in assicurazione e in discesa in corda doppia, è giunto il tempo di rimediare! Se siete dei neofiti e se vi sarete documentati un po’ e  giocando con nodi e moschettoni, a emergenza terminata magari sarete invogliati a frequentare un corso specifico con una guida alpina. Vi sarete in ogni caso portati “avanti col lavoro”. La possibilità di documentarsi attraverso del materiale disponibile in rete, è ormai illimitata. Scegliete tuttavia delle dispense o dei tutorial proposti da scuole di alpinismo del Club Alpino Italiano o dalle guide alpine. Meglio se recenti. Questa è anche l’occasione, però, per acquistare un buon manuale presso una libreria che continua l’attività di vendita on line. E’ un modo, inoltre, per aiutare e sostenere l’editoria di montagna in questo momento complicato. La pausa forzata potrà rivelarsi un momento di formazione e di accrescimento a 360° per la nostra esperienza in montagna, non solo tecnicamente. Se non l’avete mai fatto iniziate a interessarvi di botanica, di geologia, di meteorologia, anche di storia dell’alpinismo e di geografia umana. E’ fondamentale, soprattutto in questi tempi difficili, prepararci a un ritorno alla montagna più ricco di conoscenza e consapevolezza. Interrogarci su quale potrà essere il nostro ruolo di amanti della natura alpina, rispetto a temi ecologici di più ampio respiro. Rivedere la nostra scala di valori, etici e spirituali, in questa magnifica esperienza di vita che è l’attività in montagna. Abbiamo un po’ di tempo per stare in casa, spediamolo bene.