MENU

18 Novembre 2019

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Pierrick Fine, Étienne Journet e Jordi Noguere aprono una nuova via sulla Ovest del Mt. Grosvenor

Pierrick Fine, Étienne Journet e Jordi Noguere in cima al Mt.-Grosvenor. Foto arch. P.Fine/É.Journet/J.Noguere

La cordata francese ha battezzato “Tcheu c’te panthère” (1.300 m, ED, AI5+/6) la nuova via sul Seimila cinese situato  nella catena montuosa del Daxue Shan, nella regione di Sichuan

E’ stata una delle salite più interessanti della stagione autunnale, ai confini della regione cinese del Sichuan, nel massiccio del Daxue Shan, dove spicca la figura piramidale del Mt. Grosvenor (6.376 m). A realizzarla i francesi Pierrick Fine, Étienne Journet e Jordi Noguere, che  hanno aperto una nuova via di misto sulla parete occidentale del Seimila, battezzata “Tcheu c’te panthère”,   dislivello di circa 1.300 metri, grado complessivo ED e difficoltà massima valutata AI5+/6.

Il nome del percorso è stato ispirato dalle impronte seguite dalla cordata per attraversare una morena, dopo aver completato la fase di acclimatazione. Le tracce, che sembravano appartenere ad un grosso felino – presumibilmente un leopardo delle nevi – hanno condotto i tre alpinisti incolumi al Campo Base.

Affrontati terreno misto e due bivacchi

Via “Tcheu c’te Panthère” sul Grosvenor. Foto arch. Pierrick Fine/Étienne Journet/Jordi Noguere.

Il tempo non è stato clemente durante l’intera spedizione. Le previsioni davano brutto tempo per tre giorni, ma poi è seguita una breve finestra favorevole di 48 ore che Pierrick Fine, Étienne Journet e Jordi Noguere non hanno voluto perdersi.

I tre avevano già effettuato un deposito di materiale alla base della parete Ovest della montagna, dove sono ritornati dopo la prima ondata di maltempo e dove hanno bivaccato, prima di riprendere la scalata, a tempo stabilizzato.

Il 23 ottobre  Fine, Journet e Noguere si sono alzati alle 4:00 del mattino e hanno affrontato un canalone di neve guadagnando  rapidamente quota, prima di  raggiungere il couloir a cui puntavano. Poco prima del tramonto, in presenza di vento gelido – che anticipava l’arrivo del maltempo il giorno successivo –  hanno montato un bivacco su una piccola sporgenza.

Nelle prime ore del giorno dopo, hanno lanciato il loro attacco alla vetta, superando una lunga sezione di neve. Sono arrivati in cima dopo una lenta marcia  su terreno innevato instabile e condizioni di poca visibilità e vento.

Hanno rapidamente affrontato  una complicata discesa,  sfiorando la tragedia quando Jordi Noguere è caduto in un crepaccio per circa sei o sette metri, riportando forti dolori alle costole. Alla fine, dopo diverse calate su Abalakov, sono riusciti a raggiungere il couloir che li ha portati alla tenda, ai piedi della montagna. Tre ore dopo erano al campo base.