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8 Luglio 2020

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Europa · Italia · Resto del Mondo

“Piolet d’Or 2020”. Premiazioni dall’11 al 22 settembre in Polonia, Covid permettendo

L’appuntamento internazionale con gli “Oscar dell’alpinismo” si terrà durante il Ladek Mountain Film Festival. Otto le imprese italiane del 2019 in corsa per l’ambito riconoscimento

La pubblicazione della tradizionale “Big List” o elenco delle salite più significative dello scorso anno, ha dato il via all’edizione 2020 de Les Piolets d’Or.

Il grande appuntameno annuale dedicato a imprese alpinistiche internazionali celebrerà il suo 25° anniversario – sempre se l’emergenza coronavirus lo permetterà – durante il Ladek Mountain Film Festival (Polonia), dall’11 al 22 settembre. Se non sarà possibile, l’organizzazione realizzerà un evento online, per un periodo più esteso.

La selezione delle salite è stata effettuata secondo i criteri di etica e stile dei Piolets d’Or. Nell’elenco spiccano alcuni nomi particolarmente noti e premiati nelle precedenti edizioni, come quello di Denis Urubko (Piolet d’Or 2010), con la sua nuova via in solitaria sul Gasherbrum II. Marek Holecek e Zdenek Hak (Piolets d’Or 2018)  per l’impresa sul Chamlang. Kazuya Hiraide e Kenro Nakajima (Piolets d’Or 2018), per l’impressionante scalata sul Rakaposhi, Dmitry Golovchenko e Sergey Nilov (Piolets d’Or 2017), per il loro epico tentativo sullo Jannu.

Nella selezione anche David Lama, Hansjörg Auer e Jess Roskelley (i primi due Piolets d’Or 2019),  per la salilta dell’ Howse Peak, dove hanno perso la vita.

Italiani in corsa per il Piolet d’Or 2020

Per l’Italia sono in nomination Matteo della Bordella, Luca Schiera e Matteo de Zaiacomo  per l’apertura di una via  sull’inviolata parete Ovest del  Baghirathi IV (6.193 m); Davide Limongi, Federico Martinelli, Enrico Mosetti, Federico Secchi e Luca Valleta, per la prima salita della cresta Est-NordEst del Chareze Ri Norte (5.959 m); Tomas Franchini, per la prima salita dalla parete Sud-Est e dalla cresta Nord-Est del Lamo-shesul Lamo-lei (6.070 m); Simon Messner  per la prima salita  della cresta Est del Black Tooth (6.719 m); Carlo Cimenti con Francesco Cassardo (in parte), per la prima salita e discesa con gli sci del versante NE del Gasherbrum VII (6.955 m); Davide Cassol e Luca Vallata per l’apertura di una via sulla Nord-Ovest di Punta Civetta (2.920 m); Aaron Moroder e Titus Prinoth, per la salita sul Sassolungo (3.181m) e Manuel Baumgartner e Simon Messner per l’apertura di una via sul Sass dla Crusc (2.907 m).

Le 51 ascensioni della “Big List”

A seguire, l’elenco completo di tutte le 51 ascensioni più significative del 2019, selezionate dalla giuria tecnica internazionale, in lizza per l’ambito premio, riconosciuto come la massima onorificenza alpinistica.

La lunga lista riguarda “la maggior parte delle regioni montane del mondo, tutte salite nel 2019 in stile alpino e senza l’utilizzo di attrezzature perforanti”.

Altrettanto importante sarà l’assegnazione del Piolet d’Or Career Award (premio alla carriera). Il 12° destinatario di questo premio sarà annunciato a metà luglio.

India

Matteo della Bordella, Luca Schiera e Matteo de Zaiacomo (Italia), “Cavalli Bardati” (800m, 7b, A0) in giornata, sulla parete Ovest del Baghirathi IV (6.193m), in Gangotri.

Spencer Gray e Rushad Nanavatty (USA), prima salita della cresta meridionale (1.350 m, ED2, WI4, M6) del Menthosa (6.443 m), nell’Himachal Pradesh.

Eneko Pou e Iker Pou (Spagna), “The Latin Brother” (560 m, 7c +) in giornata, sull’inviolata vetta battezzata  Midi d’Ossau (4.670 m), a Kinnaur.

Davide Limongi, Federico Martinelli, Enrico Mosetti, Federico Secchi e Luca Valleta (Italia), “Jullay Temù” (1.000 m, V +, 70º), prima salita della cresta est-nordest del Chareze Ri Norte (5.959 m), nel Zanskar.

Nepal

Nicolas Jean e Benjamin Védrines (Francia), couloir Nord-Est (1.500 m, M3 / 4, 65º) dello Chamlang (fino a 7.240 m), a Mahalangur Himal.

Dmitry Golovchenko e Sergey Nilov (Russia), “Unfinished Symphony”  (2.500 m, ED, 80º), prima salita  della parete est dello Jannu (7.710 m), nel Kumbhakarna Himal.

Marek Holecek e Zdenek Hak (Repubblica Ceca), “UFO Line” (2.500 m, WI5, M6) prima salita nella  parete Nord-Ovest del Chamlang (7.321 m), a Mahalangur Himal.

Alan Rousseau e Tino Villanueva (USA), “Release the Kraken” (1.600m, AI5, M5 +) sulla parete Ovest del Tengi Ragi Tau (6.938m), nel Rolwaling Himal.

Benjamin Billet (Francia) e John Kelley (USA), “Seto Hi’um” (1.100 m, TD, M4, WI4), prima salita della parete Sud-Est e della cresta Sud del Chhopa Bamare (6.109 m), nel Rolwaling Himal.

Silvan Schupbach e Symon Welfringer (Svizzera), “Trinité” (1.500 m, AI5, M6) sulla parete Ovest della cima Nord (6.820 m) del Tengi Ragi Tau, nel Rolwaling Himal.

Anna Pfaff e Sammy Podhurst (USA), nuova via parziale sulla parete Sud-Ovest (1.100 m) del Lobuche orientale (6.090 m), nel Mahalangur Himal.

Ivan Osipoy, Dmitry Rybalchenko, Vitaly Shipilov e Andrey Vasiliev (Russia), “The way of the Dragon” (950 m, ED2, 5c, A3+), sulla cresta Ovest del Kyajo Ri (6.186 m), nel Mahalangur Himal.

Ana Gracia, Rubén Gómez e Ángel Salamanca (Spagna), “Los chicos del Gorbea” (650 m, 6a, M4, 80º) nel couloir Nord Est e nella cresta Nord Ovest senza cima, sul Peak (6.065 m), nel Mahalangur Himal.

Archil Badriashvili, Baqar Gelashvili e Giorgi Tepnadze (Georgia), prima salita della cresta Nord  (2.300 m, ED, 70º) del Panpoche I (6.620 m), e prima salita della cresta Sud-Ovest e della parete Sud (2.600 m, ED, 80º) del Panpoche II (6.504 m), nel Manaslu Himal.

Cina

Dili Xiati, Kang Hua e Li Zongli (Cina), parete Nord-Ovest (1.300 m, TD +, AI3 +, 5.10+, M5, 75º) del Bogda V (5.216 m), nel massiccio di Bogda Ola.

Tomas Franchini (Italia), “Wild Blood” (1.500 m, WI5, M5 +, V, 90º) in giornata, sul versante Sud-Est e sulla cresta  Nord-Est del Lamo-lei (6.070 m) nel massiccio del Tatsienlu.

Pierrick Fine, Etienne Journet e Jordi Noguere (Francia), “Tcheu c’te Panthère” (1.300 m, ED, AI6) sulla parete occidentale del Monte Grosvenor (6.376 m), nel Daxue Shan.

Kyrgyzstan

Kirill Belotserkovskiy e Max Ten (Kazakistan), parete Nord del Chon-turasu (5.728 m), Kokshaal-too.

Gebhard Bendler e Christopher Schranz (Austria),  “Krukonogi” (1.200 m, 7a+) in giornata, nella parete ovest e sud-ovest del Kotina (4.521 m), nel Karavshin.

Evgeny Corulin e Vasily Terekhin (Russia), via Krasnoyarsk (1.200 m, 5B, 7a) in giornata, sulla parete ovest e sud-ovest del Kotina (4.521 m), nel Karavshin.

Anton Kashevnik e Alexey Tyulyupo (Russia), parete Nord-Est (1.377 m, 6A, ED, WI5, M5) del Sauk Dzhaylyau centrale (5.227 m), nella valle del Surmetash.

Russia

Evgeny Glazunov, Nadezhda Oleneva e Pavel Tkachenko (Russia), parete Ovest (5B-6A, 7a) in giornata, del Mechta (Dream Peak, 2.590 m), e cresta del Muya meridionale, in Buryatia.

Pakistan

Simon Messner (Italia) e Martin Sieberer (Austria), prima salita della cresta Est (WI5 +, M5) del Black Tooth (6.719 m) nel Baltoro Muztagh.

Matt Cornell, Jackson Marvel e Kurt Ross (USA) cresta Sud-Est (1.100 m, AI4) del Sherpi Kangri II (7.000 m), nel massiccio del Saltoro.

Tico Gangulee (USA), “Steeze Matters” (900 m, ED, 5.11c, M4 +, 85º), prima salita lungo la cresta Sud-Ovest del Chashkin I (6.035 m), nelle montagne del Ghujerab.

Tom Livingstone e Ally Swinton (Regno Unito), “The Great Game” (1.500m, ED +) sulla parete Nord-Ovest del Koyo Zom (6.877m), nell’Hindu Raj. I due alpinisti sono stati salvati durante la discesa.

Denis Urubko (Russia-Polonia), prima salita in solitaria di Honeymoon (1.935 m, TD, WI3, M6) nella parete Sud-Ovest del Gashrbrum II (8.034 m), Baltoro Muztagh.

Pierrick Fine, Antoine Rolle, Aurélien Vaissière e Symon Welfringer (Francia),”Sur la Route de L’école” (500 m, WI5, M6) in giornata, parete Nord del Risht Peak (5.950 m), nell’Hindu Raj.

Kazuya Hiraide e Kenro Nakajima (Giappone), parete Sud e cresta Sud-Ovest (4.000 m) del Rakaposhi (7.788 m).

Mark Richey, Steve Swenson, Chris Wright e Graham Zimmerman (USA), prima salita della parete Sud-Est (2.300 m, AI4, M6 +, 90º) del Link Sar (7.041 m), nella Cordillera del Masherbrum.

Carlo Cimenti, con Francesco Cassardo (in parte) (Italia), prima salita e discesa con gli sci della parete Nord-Est (700 m, D +, 60º) del Gasherbrum VII (6.955 m).

Alaska

Jackson Marvel e Alan Rousseau (USA), “Ruth Gorge Grinder” (1.500m, AI6 +, M7, A1), parete Est del Monte Dickey (2.909m), nel massiccio dell’Alaska Centrale

Janez Svoljsak e Miha Zupin (Slovenia), “Slovenian Route” (1.300 m, AI4 +, M6 R, 85º), prima salita lungo la parete Nord-Ovest dell’Apocalisse Nord (2.750 m), nelle Revelation Mountains

Canada

Simon Richardson (Regno Unito) e Ian Welsted (Canada),  traversata del Monte Waddington (4.019 m), Coast Mountains.

Hansjörg Auer, David Lama (Austria) e Jess Roskelley (USA), nuova variante sulla Est (1.345 m, WI6 / +?) dell’Howse Peak (3.295 m), Montagne Rocciose canadesi. I tre alpinisti hanno perso la vita durante la discesa.

Brette Harrington (USA), Luka Lindic (Slovenia) e Ines Papert (Germania), “Sound of Silence” (1.100 m, WI5, M8), prima salita integrale della parete Est del Monte Fay (3.235 m), Montagne Rocciose canadesi.

Ethan Berman (USA) e Maarten van Hearen (Canada), “Eye of the Storm” (700m, WI5, M6) parete Nord-Est del Mt. Fay (3.158m), Montagne Rocciose canadesi.

Perù

Oriol Baró, Ferran Rodríguez e Guillem Sancho (Spagna), “Manjar Rubio” (1.250 m, ED), parete Sud-Est del Salcantay (6.271 m), catena montuosa di Vilcabamba.

Radoslav Groh e Marek Holecek (Repubblica Ceca), prima salita di “Boys 1970” (1.200 m, ED+, WI6, M6), parete Est dell’Huandoy Norte (6.360 m),  Cordillera Blanca

Oriol Baró, Ferran Rodríguez e Guillem Sancho (Spagna), “Adrenaline” (900 m, ED +), parete Sud del Jatunhuma Sur (6.070 m), catena montuosa di Vilcanota.

Benjamin Billet (Francia), Luis Crispín, Thomas Schilter (Perù), Nathan Heald (USA) e Artty Pylkkanen (Finlandia), “Peruana Supreme” (1.000 m, TD, AI4), parete Sud della Siula Grande ( 6.368 m), nella Cordillera Huayhuash.

Groenlandia

Rune Harejo Jensen (Norvegia), Charlie Long (Canada) e Andreas Widlund (Svezia), “AEgir” (600m, 5.11c / C1 o 5.12b) pilastro Nord-Est del Peak (1.303m), nel fiordo Torssukatak.

Norvegia

Jan Kuczera, Wadim Jablonski, Kacper Tekieli (Polonia), “Tordenruta” (450 m, M7, WI3 R), Snovasskjerdingan Centraltind (1.520 m), Sunndalen.

Bernat Vilarrassa, Gerber Cucurell e Jordi Esteve (Spagna), “The Human Timeline” (600 m, 7/7 +), parete Est del South Stamprevtiden (748 m),  Moskenesoy, Lofoten.

Alpi e Dolomiti

Léo Billon, Julien Ravanello e Benjamin Védrines (Francia), prima invernale dello sperone Nord-Occidentale (765 m, TD, 5c in estate) del Pointe Orientale de l’Epena (3.348 m), in Vanoise.

David Hefti e Markus Schenk (Svizzera), prima libera della Nardella Route (900 m, 7b +, 7a R), parete Nord-Est del Piz Badile (3.305 m),  Bregaglia.

Mathieu Détrie e Octave Garbolino (Francia), “Bonne Pioche” (500 m, ED, M6, 6a, A1) parete Nord della cima Ovest del Rateau (3.769 m), Les Écrins. Sébastien Ratel e Benjamin Védrines (Francia) hanno effettuato la seconda salita con un finale diretto.

Davide Cassol e Luca Vallata (Italia), “Capitani di Ventura” (700 m, VIII-, A1),  parete Nord-Ovest di Punta Civetta (2.920 m).

Simon Chatelan e Silvan Schupbach (Svizzera), “L’Accidentelle et l’Accidenté” (850 m, M7), parete Est dell’Aiguille de l’Amone.

Aaron Moroder e Titus Prinoth (Italia), “Parole Sante” (1050m, VIII, A1), Sassolungo (3.181m).

Manuel Baumgartner e Simon Messner (Italia), “Rapunzel” (M8, WI6 +)  parete Nord-Ovest del Sass dla Crusc (2.907 m).