MENU

6 Marzo 2023

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Alpi Centrali · Aree Montane · Italia · Lombardia

Pizzo Badile (3.308 m): Santi Padrós e Dani Ascaso completano la prima salita invernale in libera della “Via degli Inglesi”

Santi Padrós e Dani Ascaso uulla ‘Via dei Inglesi’ sulla Nord del Piz Badile. Foto: S. Padrós

La linea, lunga 700 metri e con difficoltà massime di M8+, è situata su una delle sei classiche pareti nord delle Alpi. La cordata ha impiegato 21 ore senza sosta per completare la salita, condivisa con 4 amici italiani

Santi Padrós e Dani Ascaso, hanno effettuato la prima salita invernale in libera della Via degli Inglesi (700 m, M8+) sulla parete nord del Piz Badile (3.308 m). I due, che hanno condiviso la salita con quattro amici italiani,  hanno impiegato 21 ore dalla base alla vetta. Partiti alle 4 del mattino dal rifugio Gianetti, hanno raggiunto il bivacco in vetta all’1:15 circa.

Di seguito, la relazione di Santi Padrós, pubblicata sulla testata Desnivel:

“Il 21 febbraio 2023, insieme a Dani Ascaso, siamo riusciti a completare la prima salita in libera in inverno della Via degli Inglesi, sulla parete nord del Pizzo Badile. Sembra che sia la quinta ripetizione della via in inverno in stile alpino e in dry tooling e, in questo caso e con nostro grande stupore, la prima salita completamente in libera. Per non dire della prima nazionale, sempre in questo stile.

La via conta due salite invernali in stile classico. Una da parte del team cecoslovacco formato da Zuzana Hofmannová e Alena Stehlíková che, tra l’11 e il 15 febbraio 1982, ha effettuato la prima salita femminile in inverno, bivaccando per quattro notti sulla parete. Fabio Valseschini realizzò la prima salita invernale in solitaria in tre giorni nell’inverno del 2008.

L’idea di affrontare questa via è venuta al forte team svizzero di Peter von Känel e Silvan Schüpbach che, nel marzo 2022, ha impiegato 22 ore per andare da Capana Sciora al Bivacco Alfredo Redaelli.

Quest’anno la via è di moda. Il 25 gennaio, Marcel Schenk e Simone Porta hanno effettuato una salita in velocità  in poco più di 15 ore, dal rifugio Gianetti al Bivacco Redaelli, vicino alla vetta. Il 19 febbraio, un’altra forte cordata italiana formata da Marco Cordin e Davide Sassudelli, li a seguiti. Hanno concluso la via di notte, arrivando al bivacco in vetta alle 2.30 circa.

Piz Badile (3.308 m): Santi Padrós e Dani Ascaso completano la prima salita invernale in libera della Via degli Inglesi. Foto Santi Padrós

Lunedì 13 febbraio, Dani Ascaso è atterrato all’aeroporto di Ginevra per il nostro consueto ice climbing trip […] Il 14 tentiamo di scalare La Massue, una delle cascate di ghiaccio più difficili del mondo, a Sixt-Fer-à-Cheval, ma a causa di una frattura totale alla base, decidiamo di orientarci verso altri obiettivi. Così ci siamo giocati le nostre carte e, l’anticiclone dell’Europa centrale, insieme allo scarso innevamento, ci ha portati verso un obiettivo alpino.

Logistica, riposo e organizzazione e lunedì 20 febbraio, insieme ad Andrea Gamberini e Raffaele Mercuriali, eravamo in viaggio verso il rifugio Gianetti. A metà pomeriggio arriva un’altra squadra inaspettata, Mirco Grasso e Luca Moroni (due miei compagni di cordata). La festa è iniziata.

La sveglia suona alle 3:00 e alle 4:00 siamo in cammino. Abbiamo attaccato la via alle 9:00 circa. Il team di Mirco e Luca ci precede. La via inizia con alcuni tiri di misto relativamente facili prima di entrare nella head wall della parete. Il tempo passa velocemente. I primi tiri, pur non essendo molto difficili, richiedono impegno e precisione; l’arrampicata procede lentamente in compagnia e con un’atmosfera fantastica.

Dopo i primi cinque tiri, è il mio turno per il primo M7, poi un altro M7 e un M7+. Le cose promettono bene, vedo Luca che si sta già avvicinando al tiro di M8+ e mi preoccupo… Intuisco un movimento diverso da quello che stanno facendo e riesco a superare il tiro chiave senza rimanere appeso. Così, pieno di energia, raggiungo il punto di reunion del tiro chiave della via.

A questo punto, mi rimetto la frontale in testa per continuare a guidare i tiri successivi. I miei compagni mi seguiranno su alcuni tiri e ne saliranno altri a pezzi; posso solo vedere le scintille dei miei ramponi che scivolano sulle pareti di granito lisce e perfette. Le protezioni sono abbastanza buone e gli appigli sono surreali […]. Sono le 22:00 quando finisco l’ultimo tiro di M7+. Sono distrutto, ma ci sono ancora tre tiri di terreno sconnesso, tra neve e placche di ghiaccio inconsistenti con una pendenza esagerata.

Verso l’una e un quarto di notte, ci siamo ritrovati tutti e sei nel piccolo bivacco sulla cima del Pizzo Badile, a scherzare e ad assaporare una nuova eccezionale avventura, sia in termini di qualità umana che tecnica.

È con grande orgoglio che posso confermare i gradi proposti nella revisione della via Schenk-Porta, ma questa volta senza gli A0, dopo aver portato a termine una delle imprese tecnicamente più difficili della mia carriera alpinistica… e spero che non sia l’ultima.