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1 Maggio 2020

Retroscena…

Spesso non si ha la minima idea di quali siano i veri retroscena di ciò che pubblicamente si legge o conosce.

Mentre lavoro ai nuovi programmi di trekking, allenamenti e ascensioni alpinistiche, in Italia e in giro per il mondo, cerco foto e informazioni nei miei schedari. Ho circa 30.000 foto e centinaia di video.

Trovo il mio TEDx e sorrido. Se lo guardassi mi verrebbe da scherzare, ma mi prenderebbe anche un senso di stretta allo stomaco, quasi un magone.

Il filmato ha circa 7500 visualizzazioni, è abbastanza seguito considerando che dura 15 minuti, un’eternità; in esso appaio come un talker come gli altri, pronto per il grande momento. Come tutto fu diverso.

Se penso al periodo… In quegli anni lavoravo in un negozio, una piccola azienda che aveva parecchi problemi e che avevo trasformato in un vero punto di riferimento per l’area, con infinite ore di fatica, da lunedì al sabato e nei periodi caldi anche la domenica. La notte avevo il mio lavoro personale, fatto di libri, articoli, video e molte altre cose, questo sempre dal lunedì alla domenica. E poi c’erano gli allenamenti, tutti i giorni e i problemi della vita, le responsabilità.

Se penso a quel giorno… Avevo lavorato tutta la notte e mi ero alzato la mattina facendo la mia solita ora di trasferimento dalle montagne al negozio, nella quale mi ero inventato virtualmente il discorso, il cosiddetto speech. Qualche km a piedi per arrivare allo store dall’unico parcheggio non a pagamento e via con la giornata lavorativa. Giunto in pausa all’una, mi ero cambiato al volo, ovviamente senza mangiare, altrimenti non c’era tempo… Un po’ di corsa e un po’ in bus, ero arrivato al luogo del TEDx, avevo salutato gli altri talker, tutti tranquilli col vestito intero e sereni.

Mi presi 3 minuti da solo …pensai a cosa dire, salutai un amico che era lì per avere informazioni sul come inseguire il suo sogno (oggi mio collega).

I ragazzi dell’organizzazione mi chiesero se fossi agitato: sorrisi. Non lo ero, non ne avevo il tempo dovevo lavorare e risolvere i problemi vari del periodo, tutt’altro che semplici o banali.

Salì sul palco, Ero stanco, molto stanco, ma non visibilmente. Dissi la mia e poi scesi. Ebbi solo un cedimento all’applauso finale, davvero fragoroso, che mi strinse le spalle; da una crepa stava per uscirmi commozione, ma la ingoiai. Il pubblico apprezzò molto, mi scrissero in tanti nei giorni a seguire. Potevo fare meglio, oggettivamente, ma andava bene.

I manager mi invitarono insieme agli altri talker per il pranzo, ma chi aveva il tempo? Salutai l’organizzazione ringraziando e letteralmente corsi al bus per tornare indietro. Non mangiai, aprì lo store che aveva già la fila di persone pronte a chiedere informazioni. Tornai il commesso.

…finii il mio orario di lavoro, feci la solita ora di straordinario non retribuito, lavai i pavimenti, aspirai i tappeti, feci brillare le vetrine nonostante fosse notte. Poi di nuovo a piedi, l’ora di macchina con la mia mitica Punto esperta di 240.000 km ed eccoci a casa. Accensione del camino e allenamento, doccia bollente (finalmente avevo l’acqua calda… praticamente un signore!), cena vedendo 15 minuti di un film, lavoro ai libri per un po’ di ore e infine nanna.

Tre ore dopo, nuovamente pronto.

Christian Roccati
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