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17 Novembre 2022

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Riaperta la Marmolada: definita una nuova “area di attenzione” sul versante Nord

Veduta aerea del Ghiacciaio della Marmolada. ©ANSA/Andrea Solero

L’area di attenzione è ora costituita dalla calotta di ghiaccio sommitale parzialmente crollata il 3 luglio scorso e dalle due principali lingue che la circondano scendendo fino al lago di Fedaia

Il sindaco di Canazei, Giovanni Bernard, ha  firmato un nuovo provvedimento che consente l’accesso alla Marmolada. Una decisione assunta sulla base della relazione tecnica di aggiornamento a cura del Servizio prevenzione rischi e centrale unica di emergenza del Dipartimento protezione civile della Provincia autonoma di Trento.

Il documento definisce una nuova “area di attenzione” sul versante nord della Marmolada, su cui potranno essere attivate eventuali limitazioni in caso di necessità, sulla base dei dati di monitoraggio.

L’area di attenzione è ora costituita dalla calotta di ghiaccio sommitale parzialmente crollata il 3 luglio scorso e dalle due principali lingue che la circondano scendendo fino al lago di Fedaia. In quella specifica area, si prevede che con la stagione estiva 2023 sia attivabile nuovamente un divieto di accesso, qualora si dovessero ripetere periodi prolungati di forte innalzamento delle temperature.

I rifugi sul versante nord, cioè Capanna ghiacciaio e Pian dei Fiacconi, non possono ancora essere utilizzati perché si trovano nell’area più critica, vicino alle potenziali aree di crollo e di scorrimento delle valanghe che frequentemente si distaccano dai versanti della Marmolada. Può riaprire invece il rifugio Cima Undici, situato in prossimità del lago di Fedaia. Le piste da sci che si trovano nella sola area nord-orientale del versante, ricadono all’esterno dell’area più critica: la società concessionaria dovrà impedire il fuoripista nelle zone innevate esterne ai tracciati ufficiali, in modo che agli utenti portati in quota con gli impianti funiviari sia precluso l’accesso alle aree direttamente interessate dal crollo del 3 luglio.

“I due rifugi, di cui uno già dismesso, si trovano in una zona che potrebbe comportare delle problematiche anche nella stagione invernale, ma l’area più pericolosa rimane quella del crollo, dove si è creato un baratro che dovrà essere opportunamente segnalato a chi pratica gli sport invernali”, ha spiegato Bernard all’ANSA.