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31 Agosto 2018

UNA SERA: il respiro del mare

Capita una sera, che ti ritrovi a guardare il mare; è dentro di te, intorno, ovunque.
Un amico, un fratello, un padre.

Negli ultimi due anni mi sono immerso nei laghi in alta quota, sotto il ghiaccio nelle Alpi, nella dorsale che divide l’Europa dall’America, in Islanda, in vari luoghi, ma non ho più frequentato il grande Blu.

“Così è, se vi pare”…

Son tornato al mio diving e, per dirla alla “Carlito’s Way”, ho cercato tra le facce nuove una conosciuta, che riconoscesse la mia, una che non fosse mai cambiata e ne ho trovate diverse.

Grotta della Colombara, direzione riserva nazionale del parco di Portofino.

Il sole si corica dietro le spalle, i delfini giocano a poca distanza per poi sparire, la costa si accende come un albero di natale, preservando misteriosi doni quasi fosse un’antica vigilia.

Il tubo del corrugato si scarica, il giubbotto perde aria e il mare ti avvolge mentre scendi nell’indaco che si fa nero. Castagnole, barracuda, cernie, bolle e onde sotto l’egida delle torri di conglomerato oligocenico.

Infine il ritorno in gommone, vicini alla costa, con le bianche luci che trasformano i flutti in una distesa di argento che mostra come un pavimento, ciò che prima era trasparente soffitto.

Il mare dentro, quanto la montagna: quando gli odori di neoprene e salsedine si mischiano e cullano il tuo risveglio. Quando il respiro di una compagna all’orecchio è prima tempesta, in un crescere di onde, e poi si fa calmo e profondo, si fa risacca.

Il mare dentro e ti abbandoni, vedi la luce sui frangenti a occhi chiusi, senti i gabbiani che gridano alle vele al sole, sorridi al clangore delle boe e la brezza non sopisce.

Christian Roccati
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