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27 Marzo 2021

Sicurezza e soccorso in montagna – Come gestire e cosa fare in caso di emergenza e di incidenti in ambiente outdoor

Come gestire e cosa fare in caso di emergenza
e di incidenti in ambiente outdoor

Tempo di lettura 12 minuti

Cosa bisogna fare e quali sono le corrette dinamiche da seguire nel caso di un incidente in montagna? Come devo comportarmi e a chi mi devo rivolgere se ho bisogno di allertare i soccorsi? E quanto ci vuole perchè questi arrivino ad aiutarmi?

Tutte domande lecite ed importanti su un argomento spesso trascurato dal pubblico, di cui purtroppo si parla poco ed a cui tantissimi escursionisti e sportivi probabilmente non saprebbero rispondere correttamente. Ecco perchè ho deciso di trattare quest’argomento e di raccontarvi quali sono le corrette modalità e le informazioni fondamentali da conoscere.

IL NUMERO DEGLI INTERVENTI

Troppo spesso capita di leggere di interventi del soccorso alpino avvenuti senza un reale motivo o per un “errore di valutazione” della difficoltà del terreno su cui ci si andava a muovere.

Il 2019 ha visto un +7% rispetto all’anno precedente nel numero degli interventi e, sebbene il dato statistico del 2020 non sia ancora stato reso pubblico, possiamo tranquillamente pensare che il numero sia aumentato, e di molto. Perché l’estate scorsa, ma in realtà anche quest’inverno appena passato, è stata un “tana libera tutti” degli sport all’aperto, con persone impreparate che si ammassavano sui sentieri, con file chilometriche per arrivare in cima alle montagne e, ovviamente, con un numero assurdo di chiamate al soccorso alpino. E so di sembrare troppo duro e troppo critico, ma dovete sapere che degli oltre 10.000 interventi effettuati dal CNSAS nel 2019 più di 3000 erano per soccorrere persone illese (molte delle quali avevano chiamato senza necessario motivo) e oltre 2600 missioni sono state fatte per “cause di incapacità”.

Inutile dirvi la mia rabbia, nel leggere questi dati, perchè per limitare di molto i numeri degli interventi basterebbe un minimo di attenzione in più, basterebbe una più approfondita analisi delle attività che si vanno a praticare o dei terreni in cui si va a praticarle. Perchè ricordiamocelo, il soccorso alpino ed il nucleo di elisoccorso non sono un taxi gratuito da chiamare quando siamo stanchi e ci sembra di non farcela più.

LE TEMPISTICHE DI ARRIVO DEI SOCCORSI

C’è poi da dire che approcciandoci al mondo della montagna, ed è una tematica di cui già molte volte ho parlato, tendiamo troppo spesso a credere ingenuamente che le dinamiche di questo ambiente siano simili a quelle che nella nostra vita quotidiana diamo quasi per scontate.

Se pensiamo per esempio ad un qualunque incidente ed all’attivazione della macchina dei soccorsi in condizioni normali, le tempistiche che ci vengono in mente sono in media di circa 5/10 minuti per l’arrivo delle forze dell’ordine e di 10/15 minuti per l’arrivo dell’ambulanza. Ma questo perché il nostro sistema di soccorsi ha moltissimi punti di appoggio sul territorio nazionale, composti per altro quasi interamente da volontari, che sono già pronti a partire. Inoltre non va dimenticato che questi soccorsi arrivano in tempi abbastanza contenuti perché noi stessi ci troviamo, nella maggior parte dei casi, in zone facilmente raggiungibili.

In montagna invece, anche se dovrebbe apparire ovvio, non è così.

Farsi male o essere vittima di un incidente su un sentiero o in parete o nei boschi, magari a qualche ora di cammino dal parcheggio o dal punto d’appoggio più vicino, è una questione molto diversa che mette in gioco parametri e tempistiche per nulla scontati.

Facciamo un esempio in cui ci sia un infortunato lieve, dove il nostro telefono ha copertura di segnale e ci troviamo a soli a 5 km di distanza dal punto di comodo più vicino (il parcheggio, la strada forestale, l’abitato raggiungibile in macchina). Dalla chiamata al momento reale di recupero possono passare (anche in base alla distanza della sede del soccorso alla nostra posizione) dalle 2 alle 5 ore. Questo perchè i soccorritori reperibili al momento della chiamata, volontari nel 99% dei casi, devono:
– mollare qualunque cosa stiano facendo
– raggiungere la stazione di soccorso o essere recuperati dall’auto di soccorso
– viaggiare per raggiungere il punto di comodo più vicino a voi (con vari mezzi)
– prendere tutte le attrezzature (barelle, presidi, corde e attrezzi vari)
– percorrere a piedi o con gli sci tutta la distanza che li separa da voi
– e solo allora prestarvi effettivamente soccorso

Vi rendete quindi conto che chiamare i soccorsi non equivale quasi mai ad essere raggiunti in tempi brevi e che non possiamo approcciarci all’outdoor come faremmo con altri ambienti ed altre attività. Pensare, valutare ed analizzare i pericoli ed i terreni di un’uscita sono un passaggio fondamentale per evitare di incappare in possibili incidenti che, è ovvio, possono capitare ma che vanno quanto più possibile evitati.

IL NUCLEO ELICOTTERI DEL SOCCORSO ALPINO

E per i vari disgraziati che pensano: “Eh va beh ma tanto se la cosa è grave c’è sempre l’elisoccorso, quello non ci mette mica tanto ad arrivare!” ho una brutta notizia, non c’è nulla di più sbagliato.

Sia chiaro, l’intervento dell’elicottero è quasi sempre più veloce del soccorso via terra, su quello non si discute. E andrebbe anche detto che i ragazzi dei vari nuclei sono delle mostri di potenza, bravura e coraggio che fanno un lavoro incredibile, davanti a cui ognuno di noi dovrebbe togliersi il cappello e che andrebbero elogiate molto più di quanto non si faccia, ma non dimentichiamo che sono comunque esseri umani.

Dal momento della chiamata all’effettivo arrivo dell’elicottero possono passare in media dai 30 ai 40 minuti per un caso molto grave (e sperando che ci sia una disponibilità immediata dell’elicottero) fino anche a qualche ora per i casi meno gravi che non sono raggiungibili così facilmente dai soccorsi via terra ma che non presentano urgenza medica.

Per darvi anche qui un’idea delle tempistiche prendiamo ad esempio un intervento dell’elicottero del soccorso alpino trentino (sappiate da subito che queste tempistiche rappresentano i dati di una delle eccellenze a livello europeo, e non è per vanto che lo dico qui nella mia regione abbiamo dei tecnici ed un’organizzazione che sono super efficienti). Ebbene un elicottero del nucleo di Trento impiega una media di 2 minuti e mezzo per decollare (che diventano circa 7 in volo notturno) a cui è da aggiungersi il tempo per raggiungere il luogo dove si trova l’incidente, che di solito va dai pochi minuti per i luoghi in un raggio di 25 km dal punto di decollo ai 15/17 minuti in caso di località più remote. In tutto questo poi bisogna tenere in considerazione che la fattibilità di un soccorso in elicottero può essere influenzata anche dalle condizioni del meteo e dalle dinamiche di recupero dell’infortunato.

Insomma facendo due conti risulta che le tempistiche, in media, prevedono un tempo che va dai 20 ai 40 minuti prima di essere raggiunti anche dall’elicottero, e capite quindi anche voi che in realtà un suo intervento non è così immediato come spesso si tende a credere.

LE BUONE ABITUDINI

Dato per assodato quindi che l’intervento dei soccorsi non è così immediato, vediamo una lista di buone abitudini da tenere a mente prima di entrare in ambiente outdoor:

  • OVVIAMENTE AL PRIMO POSTO C’È LASCIARE DETTO DOVE SI VA, SEMPRE!
    Che si tratti di lasciar detto alla fidanzata, alla mamma, al migliore amico, al rifugista o a chiunque altro, è importante lasciare almeno un’idea di dove si andrà e di quale percorso si pensa di affrontare. In caso di ricerche questo aiuterà in modo incredibile.
    Un’altra buona abitudine poi, se affrontiamo percorsi di più giorni in solitaria, è fare dei checkpoint regolari (almeno 2 al giorno) in cui mettersi in contatto con qualcuno anche solo con un sms.

  • Avere con sè la corretta attrezzatura.
    Inutile che mi dilunghi su questo punto, se vi addentrate in ambiente outdoor È OBBLIGATORIO avere la corretta attrezzatura ed essere preparati.

  • Portarsi sempre acqua, gel o barrette energetiche, cellulare e power bank. Anche se andiamo a fare la passeggiata semplice nei boschi dietro casa.

  • Informarci sul tipo di terreno che andremo ad incontrare (eventualmente contattando realtà locali come i centri turistici o le aziende di promozione del territorio o guide).

  • Essere consapevoli delle difficoltà dell’uscita e scegliere l’itinerario in base alle nostre reali competenze ed alla nostra preparazione fisica. Cerchiamo di essere un minimo onesti con noi stessi e cerchiamo di andare per gradi quando affrontiamo delle uscite (si prenda l’esempio delle e-bike strumento bellissimo che rende fattibili uscite che prima alla portata di pochi; ecco bisogna anche ricordarsi che se in salita bastano un po’ di gambe, in discesa servono tecnica e padronanza del mezzo, e come per l’e-bike questo discorso si allarga a tutte le discipline).

  • Affidarsi a dei professionisti della montagna come guide alpine, accompagnatori di media montagna o guide escursionistiche per essere accompagnati e guidati nelle uscite.

  • Saper tornare sui propri passi in caso di condizioni avverse o per ragioni di sicurezza non è mai una sconfitta! Non è arrivare in cima ciò che conta ma tornare a casa sulle proprie gambe.

  • Cercare di non farsi sorprendere dal buio se non siamo esperti. Che a doverla scrivere mi sembra una cosa scontata e sciocca ma tantissimi interventi del soccorso partono proprio per questa motivazione. Inoltre, come ben dovreste sapere, sarebbe doveroso avere sempre con sè una frontale (che fa parte dei Magnifici 7)

“QUANDO ACCADE” – COSA FARE NEL MOMENTO IN CUI AVVIENE UN INCIDENTE


Ricordiamoci anzitutto di mantenere la calma, di agire il più tempestivamente possibile
e di cercare di tranquillizzare l’eventuale persona ferita.


Come detto nello scorso articolo poi bisognerebbe sempre avere con noi il Kit di Primo Soccorso e sarebbe buona cosa aver fatto un corso e conoscere le procedure di BLSD (Basic Life Support & Defibrillation) e BTLS (Basic Trauma Life Support). Ad ogni modo ecco cosa si deve fare nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un’emergenza.

  1. Dare il via all’allerta soccorsi. Chiamiamo o ancora meglio facciamo chiamare a qualcuno il numero unico di emergenza

  2. Fare un controllo ambientale per assicurarsi che non ci siano più pericoli, che la scena dell’incidente sia sicura e che ci si possa avvicinare. Cercare di capire la dinamica dell’incidente per comprendere cosa è successo e per non correre il pericolo di subire la stessa sorte dell’infortunato

  3. Valutare l’infortunato facendo un controllo delle funzioni vitali: se respira, se ha polso e se è cosciente

  4. A meno che non si abbiano competenze mediche specifiche le linee guida prevedono di NON muovere o spostare assolutamente l’infortunato a meno che non vi siano gravi motivi che ne giustifichino lo spostamento

  5. Rassicurare l’infortunato se cosciente, evitare qualunque tipo di commento sulla sua condizione sia che sia cosciente sia che non lo sia;

  6. Se la situazione non è urgente, fare il minimo possibile e non lasciare l’infortunato da solo (soprattutto se incosciente) a meno che non si tratti di casi eccezionali

  7. Coprire l’infortunato per evitare che prenda freddo e per quanto possibile evitare di dargli alcunché da bere e da mangiare

GESTIRE LA CHIAMATA E LA RICHIESTA DI SOCCORSO

Per lanciare la richiesta di soccorso da inizio 2020 l’Italia si sta aggiornando al rispetto delle linee guida europee per cui il numero unico di emergenza è il 112 (uno-uno-due) attivo in tutti gli stati dell’UE. Attualmente i servizi di centralino unico sono gestiti in otto regioni ma gradualmente si andranno ad uniformare su tutto il territorio nazionale.

Alternativamente si può allertare i soccorsi anche tramite l’applicazione, studiata proprio dal soccorso alpino nazionale, GeoResQ (gratis per i soci CAI e di cui ho già parlato qui).

In caso di emergenza e di segnalazione di un incidente / richiesta d’aiuto le linee guida da seguire, ricordandosi sempre di mantenere la calma e di essere precisi, sono:

  1. Fornire i propri dati di identificazione:

    – Nome, Cognome e Residenza
    – Motivo per cui si chiama
    – Numero da cui si chiama per essere ricontattati, più se possibile un secondo numero (il primo potrebbe poi essere occupato, non prendere bene, ecc.)

  2. Descrivere sommariamente (in modo conciso ed efficace) l’accaduto e le dinamiche dell’incidente:

    – Tipo di incidente e di evento
    – Attività svolta
    – Ora dell’incidente
    – Persone coinvolte nell’evento e numero degli infortunati
    – La presenza di eventuali pericoli residui

  3. Descrivere lo stato dell’infortunato:

    – In quali condizioni si trova (sta bene/sta male, è cosciente/incosciente, respira/non respira, ha eventuali traumi visibili, perdita di sangue, ecc.)
    – In che posizione si trova (prono, supino, seduto, ecc.)
    – Le generalità dell’infortunato

  4. Aggiungere quante più informazioni possibili sulla nostra posizione cercando di essere estremamente dettagliati:

    – Descrivere il luogo in cui ci troviamo partendo dal generale ed arrivando al particolare in quest’ordine:
    (Comune – Zona – Gruppo Montuoso – Versante/Valle/Cresta – Nome del Sentiero/Via/Ferrata – Esposizione Cardinale – Quota Approssimativa)

    – Fornire le coordinate geografiche ottenute tramite geotag con un’applicazione (tipo GeoResQ) o un sistema gps in formato WGS84 – “gradi”-“minuti”-“secondi”-“quota” >>> es. 46°11’43.178″N, 11°30’35.040″E – 2256 m

    – Descrivere i punti d’interesse limitrofi: come un Passo / Forcella / Lago / Bosco / Rifugio / Cime nelle vicinanze ma anche tempistiche e direzione di percorrenza (es. “siamo partiti 20 minuti fa da Forcella Valsorda in direzione Passo Manghen”)

    – Fornire indicazioni sul meteo e sullo stato della visibilità

    – Comunicare, in caso di necessità di intervento dell’elicottero, di eventuali ostacoli che potrebbero risultare pericolosi per la sicurezza del velivolo (alberi, pali, linee elettriche, teleferiche, cavi sospesi di ogni natura)

    – Restare a disposizione dell’operatore e non utilizzare il telefono per fare altre telefonate.

Da ricordare, nel caso in cui si affrontassero uscite di gruppo, che a chiamare deve essere sempre e solo UNA persona, che si farà responsabile di effettuare la chiamata e di saper fornire tutti i dati. Nel frattempo gli altri componenti del gruppo potranno avviare le procedure di soccorso al ferito o in casi di valanga di ricerca dei dispersi.

IN CASO DI INTERVENTO CON L’ELICOTTERO

Nel caso in cui l’infortunato sia grave o nell’eventualità in cui l’area sia difficilmente raggiungibile via terra è necessario conoscere alcune regole di comportamento ed alcuni segnali visivi per comunicare con il velivolo.

Il gruppo (in caso di multiple persone) si divide. Si designa una sola persona che farà assistenza all’infortunato e che fungerà da comunicatore con l’elicottero; tutti gli altri o tutti coloro che stanno bene, si posizionano in un’area protetta e lontana almeno 50 metri dall’infortunato e comunque sempre lateralmente o frontalmente alla zona in cui atterrerà il velivolo, mai dietro. Sarebbe ovviamente opportuno, in caso di possibilità di muovere l’infortunato, che questo fosse spostato in un’area piana e sgombra da ostacoli (con dimensioni di almeno 30 m x 30 m) in cui l’elicottero possa atterrare.

Mi raccomando mettete in sicurezza la piazzola:

  • È molto importante che il luogo venga sgombrato anche da zaini, indumenti, sci, attrezzature e da tutto ciò che possa volare via.

  • Tenere cani al guinzaglio e bambini per mano

  • Non avvicinarsi all’elicottero durante e dopo le manovre

Il comunicatore a questo punto si posiziona con le spalle rivolte verso il senso in cui tira il vento e durante la fase di avvicinamento dell’elicottero si posiziona secondo i segnali convenzionali terra-aria.

Quando l’elicottero si avvicina alla zona d’atterraggio il segnalatore e l’infortunato si accucciano a terra, rimanendo immobili in attesa dell’avvicinarsi dei soccorritori che prenderanno in mano la situazione.

VA DA SÈ CHE, NEL CASO IN CUI ABBIATE FORNITO AI SOCCORRITORI UNA DETERMINATA POSIZIONE, NON CI SI DOVRÀ SPOSTARE PER ALCUN MOTIVO!!!

FARSI UN’ASSICURAZIONE

Un’altra importante attenzione potrebbe essere quella di farsi un’assicurazione che copra i costi di intervento del soccorso. Questo non vuol dire, ovviamente, potersi permettere degli azzardi pericolosi o rischiare inutilmente ma è comunque una buona protezione in caso di incidenti. Ovviamente, per essere valide, queste polizze prevedono che i soccorsi debbano essere svolti dal servizio sanitario e di soccorso nazionale.

Se siete soci CAI sappiate che è già prevista una polizza che vi tutela in caso di infortunio anche se praticate attività individuali (escursionismo, alpinismo, sci alpinismo, ecc.) ed è valida su tutto il territorio europeo con un massimale di spesa pari a circa 25 mila euro.

Una validissima alternativa viene offerta anche dalla associazione Dolomity Emergency Onlus che con una quota associativa di 22€/anno include un’assicurazione che copre da qualunque costo di soccorso, sempre su territorio europeo, con un massimale di 20 mila € all’estero e di 15 mila € per l’Italia. Nel massimale sono anche comprese eventuali 2700 € di spese mediche correlate all’incidente.

E SE NON C’È CAMPO E IL TELEFONO NON PRENDE?

Beh, in quel caso si dovrà tornare alla vecchia scuola (ed ecco perchè nel kit di primo soccorso bisogna sempre avere un fischietto).

Nel caso in cui l’infortunato non sia a rischio e abbia la possibilità di muoversi e spostarsi si consiglia sempre di proseguire fino ad un punto in cui il telefono riceva segnale.

Nel caso in cui invece l’infortunato non si possa muovere le opzioni sono:

  • Dividere il gruppo, mandando qualcuno in avanscoperta (sempre con prudenza ma il più velocemente possibile) fino al punto in cui il telefono riceva segnale e lasciando qualcuno con l’infortunato.

  • Utilizzare i segnali internazionali di soccorso
    IN CHIAMATA: lanciare 6 volte al minuto (uno ogni 10 secondi) un fischio ripetendo la procedura con questa modalità: 6 fischi in 1 min. – 1 min. pausa – 6 fischi in 1 min. ecc.
    IN RISPOSTA: lanciare 3 volte al minuto (uno ogni 20 secondi) un fischio o pari segnale

CREARE UN DECALOGO DA PORTARE SEMPRE CON NOI
Una buona abitudine, vista l’importanza di queste informazioni, è quella di rileggere e ripassare con frequenza regolare queste informazioni, in modo da assimilarle ed impararle correttamente. Ad ogni modo, siccome nei momenti di panico non è così facile ricordare ogni informazione, potete scaricare un condensato di queste informazioni per stamparle e portarle sempre con voi all’interno del vostro K.P.S. (scaricabili a questo link).