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30 Novembre 2020

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Simone Moro ritenta il Manaslu in inverno. Con lui Txikon e Alvarez

imone Moro al Manaslu, inverno 2018-19. Foto arch. Simone Moro

L’alpinista bergamasco ritenta per la terza volta d’inverno la salita dell’ottava montagna più alta del mondo: la prima volta fu nel 2015 con Tamara Lunger, la seconda nel 2018 con Pemba Sherpa

Simone Moro ha annunciato il suo progetto per l’inverno 2020-2021: la salita del Manaslu, massiccio montuoso situato nel Nepal centrale, nella catena montuosa dell’Himalaya, la cui vetta più alta raggiunge  8.163 metri, rappresentando l’ottava montagna più alta del mondo.

Questo è il terzo tentativo per Moro e, come per il tentativo del 2015, insieme all’altoaltesina Tamara Lunger, e del 2018 con il nepalese Pemba Gelje Sherpa, anche questa volta la spedizione invernale al Manaslu di gennaio e febbraio vuole essere esattamente un tentativo di rivisitazione moderna di due grandissime scalate del passato.

I due tentativi del 2015 e 2018 fallirono a causa della quantità di neve caduta in pochi giorni che rese la scalata impossibile. Nel 2015, dopo 51 giorni di attesa che le condizioni migliorassero, Simone scrisse: “Una spedizione non è mai solo una pura performance, una scalata fatta col cuore in gola. E’ spesso un gioco di pazienza e di nervi e penso che Tamara e io abbiamo davvero fatto tutto per dare tempo al tempo e alla montagna di coprirsi di neve e farsi spazzare dal vento. Questa attesa però ora non ha cambiato nulla e noi abbiamo perso tantissimo materiale alpinistico e passato ore, giornate intere a spalare. Questa avventura è semplicemente rimandata.”

Anche per questa terza spedizione al Manaslu, Simone Moro, non sarà solo. Sarà con lo spagnolo Alex Txikon, già in vetta con Simone nel 2016 sul Nanga Parbat e Iñaki Alvarez, alpinista spagnolo amico di Txikon.

Simone Moro ha al suo attivo 18 spedizioni invernali su diverse montagne e regioni del pianeta, rilanciando cosi l’attenzione e l’esplorazione invernale sugli 8000, dopo la fantastica stagione delle prime scalate effettuate dai polacchi negli anni ’80. Solo lui fin qui ha raggiunto 4 cime di 8000 metri in completa stagione invernale: Shisha Pangma 8027 mt nel 2005, Makalu 8463 mt nel 2009 e Gasherbrum 2 nel 2011, Nanga Parbat nel 2016.

La partenza per il Manaslu è fissata per il 31 dicembre e il rientro per la fine di febbraio, inizi di marzo.

Il progetto al Manaslu, come nel 2015, riguarda il concatenamento della vetta principale (8.163 m) e del Pinnacolo Est (7.992 m). Questa doppia salita non è più stata ripetuta, neppure in stagione favorevole. Nello specifico, il Pinnacolo Est del Manaslu è la punta di 7000 metri più alta del pianeta. Solo 8 metri la separano dalla fatidica quota di 8000 metri. Proprio per questo, per lanciare il forte messaggio che il futuro dell’alpinismo d’alta quota, anche invernale, sarà inevitabilmente sulle montagne di 7000 metri, è stato scelto questo concatenamento, lasciando il Pinnacolo Est come conclusione del progetto invernale.

Simone Moro al Manaslu, inverno 2018-19. Foto arch. Simone Moro

Un po’ di storia…

La prima scalata invernale della montagna, compiuta il 12 gennaio 1984 dai polacchi Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski, nonché il concatenamento della salita in successione delle due vette del massiccio del Manaslu: il Pinnacolo Est di 7992 metri di quota e la vetta principale di 8163 metri.

Quest’ultima scalata venne effettuata sempre da due grandissimi alpinisti polacchi: Jerzy Kukuczka, Artur Hajzer il 10 novembre 1986.

L’invernale di un 8000 e il concatenamento di due vette sono già di per sé delle salite di portata storica e rappresentano un modo entusiasmante di vivere l’azione alpinistica, con pieno senso esplorativo e d’avventura.

La rivisitazione attuale di quelle due diverse, eccezionali salite, prova a rilanciarle assieme ponendo però l’attenzione su due importanti aspetti. Il tentativo invernale nasce dall’idea di effettuare tale scalata rispettando i parametri rigorosi della stagione invernale sopra descritti, ossia di non arrivare al campo base prima del 21 dicembre.

La salita del 1984 avvenne con partenza dalla Polonia a metà Novembre, il 2 dicembre fu piazzato il campo base ed il giorno 21 dicembre, primo giorno dell’inverno astronomico, era già stato installato il campo 3 a quota 7100 metri. Non fu dunque una completa spedizione invernale seppur la vetta venne raggiunta rispettando il calendario astronomico. Dunque la prima completa spedizione e scalata invernale al Manaslu ancora manca e la stessa cosa, per analoghi motivi, attende ancora di essere realizzata su altre 3 montagne di 8000 metri: Dhaulagiri 8167 m, Kangchenjunga 8586 m, Lhotse 8516 m.

Inoltre anche all’Everest manca la prima completa salita invernale senza ossigeno. Il K2 di 8611 m resta invece l’unica cima senza alcun tipo di scalata in vetta, effettuata d’inverno ed è dunque ancora vergine in questa stagione. Quest’anno ben 50 alpinisti ne tenteranno la salita invernale.

“Non ho mai amato lasciare progetti aperti e incompiuti. So perdere e accettare le sconfitte, ma non ho mai rinunciato alla motivazione su un progetto fino a quando non è stato chiuso e completato” ha dichiarato Moro. “Quindi tornerò al Manaslu in inverno per la terza volta, come ho fatto per il Nanga Parbat prima di raggiungerlo. Potrebbe anche essere un altro risultato storico. Per me sarebbe la mia quinta scalata invernale e nessuno ha mai salito così tanti 8000 nella stagione invernale. La via di salita sarà decisa da campo base in modo da valutare attentamente la montagna e le condizioni della neve”.