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16 Aprile 2021

Ambiente e Territorio · Alpi Orientali · Aree Montane · Italia · Trentino Alto Adige · Prodotti Tipici

Slow Food inaugura il Mercato della Terra degli Altipiani Cimbri

Fonte: Slow Food

Sarà un mercato itinerante. Coinvolte quattro località

Domani, sabato 17 aprile alle 10 del mattino, Slow Food inaugura il Mercato degli Altipiani Cimbri, in provincia di Trento. Sarà un mercato speciale, perché tale è il territorio che lo ospita: gli Altipiani Cimbri sono una comunità di valle composta da tre comuni diversi, Lavarone, Folgaria e Luserna.

Il Mercato della Terra, in programma ogni terzo sabato del mese, ricalcherà la particolarità del luogo: sarà quindi itinerante. La prima edizione, quella del 17 aprile, avrà luogo a Folgaria, in piazza Marconi. «Un mese più tardi, il terzo sabato di maggio, saremo a Lavarone – spiega Graziella Bernardini, portavoce del mercato – mentre Luserna ospiterà soltanto la data di agosto».

Non saranno, però, soltanto queste tre le località a ospitare il Mercato della Terra degli Altipiani Cimbri. Le bancarelle dei circa quindici produttori, infatti, arriveranno anche sull’Altopiano della Vigolana, nove frazioni che compongono un comune sparso a pochi chilometri di distanza da Lavarone. La scelta di coinvolgere anche quest’area è dettata, oltre che dalla vicinanza geografica, anche dall’opportunità di ampliare l’offerta di prodotti» prosegue Graziella.

Se Lavarone, Folgaria e Luserna sono paesi di montagna, a quote superiori ai millecento metri, le frazioni che costituiscono la Vigolana si trovano più a valle, tra i 700 e gli 800 metri sul livello del mare: «Da queste località arriveranno verdure e ortaggi, mentre i produttori degli Altipiani Cimbri proporranno le specialità della montagna», precisa Graziella.

Prodotti

Qualche anticipazione? Innanzitutto ci saranno due prodotti da tempo nel mondo di Slow Food: il vezzena, un formaggio d’alpeggio Presidio Slow Food, e il porro di Nosellari, incluso nell’Arca del Gusto. E poi naturalmente patate e miele, ma anche peperoncini, carne bovina, confetture e verdure in conserva, sciroppi alle erbe. Un’ampia scelta che, naturalmente, seguirà la stagionalità dei prodotti.

Ribaltate le logiche di distribuzione

Il Mercato della Terra nasce dall’esperienza di un Gruppo di acquisto solidale (Gas) inaugurato la scorsa estate dalla Comunità Slow Food per lo sviluppo agroculturale degli Altipiani Cimbri. A raccontare com’è andata è Tommaso Martini, referente Slow Food del mercato: «A fine primavera, uno dei nostri produttori ci ha raccontato un episodio che ci ha colpito. Il grossista a cui aveva venduto le patate, basato a Rovereto nel fondovalle, gli ha detto di aver a sua volta venduto gran parte del prodotto ai ristoranti di montagna». In altre parole, quelle patate erano tornate da dove erano venute, ma dopo essere passate dalle mani del grossista. «Significa che, in montagna, per molti era più facile approvvigionarsi da una rete di distribuzione basata in pianura piuttosto che direttamente dai produttori presenti sul territorio – aggiunge Tommaso -. Così abbiamo deciso di avviare il Gas, e ora facciamo un passo in più inaugurando il mercato».

Il valore del mercato? Commerciale e sociale

«La nostra non è soltanto un’operazione commerciale, ma anche e soprattutto il tentativo di mettere a sistema le realtà locali, favorendo la collaborazione tra diversi soggetti – spiega Graziella Bernardini, portavoce del Mercato della Terra degli Altipiani Cimbri –. Faremo laboratori e coinvolgeremo i ristoratori, provando a far nascere azioni che possano dare giovamento a tutti dal punto di vista sociale». La zona, d’altronde, ha una vocazione fortemente turistica, in inverno per quanto riguarda lo sci e in primavera ed estate per la villeggiatura e le escursioni in quota. «Il nostro obiettivo è di far capire che la produzione alimentare in valle c’è ed è importante, perché agricoltura e allevamento contribuiscono a salvaguardare la bellezza dei luoghi e, di conseguenza, fanno aumentare l’attrattività turistica. È una sfida perché ci rivolgiamo a territori di montagna dove vivono poche migliaia di persone e in cui si vive soprattutto di turismo: noi però ci crediamo e vogliamo farlo dialogare con l’agricoltura» conclude Tommaso.