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12 Aprile 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

Steve Plain tenta le Seven Summits in meno di 4 mesi. Gli manca solo l’Everest. Guarda il video

Steve Plain sull’Aconcagua. Foto arch. S. Plain

Dopo un incidente  che gli aveva provocato una lesione alla spina dorsale, i medici lo davano per paralizzato.  E’  ritornato a camminare. Ora tenta di battere il record di velocità di scalata delle “Seven Summits”. L’Everest, è l’unica vetta che  ancora che gli manca e Plain è già in Nepal

Il 13 dicembre 2014, l’australiano Steve Plain, è entrato in ospedale con il collo rotto a seguito di un incidente in spiaggia, travolto da un’onda. Era vivo, ma i medici gli dissero che non avrebbe mai più potuto camminare. Nel gennaio di quest’anno, dopo un lungo recupero, ha intrapreso un viaggio di quattro mesi in tutto il mondo per completare il progetto di scalare le “Seven Summits”, le più alte cime di ogni continente.

“7 montagne, 4 mesi, 1 sogno” è il motto di Plain, 36 anni, che intende anche battere il record di velocità di salita. Il cronometro è partito quando è arrivato in vetta al Monte Vinson (Antartide) il 16 gennaio 2018, e ha continuato a contare i giorni mentre si spostava da un paese all’altro per conquistare l’Aconcagua (Sud America); Kilimanjaro (Africa); il Carstensz Pyramid (Oceania); l’Elbrus (Europa) e il Monte Denali (Nord America).

Steve Plain sul Kilimanjaro. Foto arch. S. Plain

“Il record attuale è di 126 giorni”

Ora gli rimane solo l’Everest.

Il record attuale è di 126 giorni ed è detenuto dal polacco Janusz Kochański, realizzato l’anno scorso in date molto simili, tra il 14 gennaio e il 20 maggio, con la stessa lista di montagne.

Il Denali era la montagna che preoccupava Plain più di tutte. Il team ha conquistato il Denali il 3 aprile ed ora, secondo quanto pubblicato sulla pagina facebook di Plain, dovrebbe già essere a Kathmandu in Nepal, ultima tappa del progetto.

Dopo l’incidente

Steve Plain in ospedale. Foto: arch. S. Plain

Raggiungere la forma fisica per Steve Plain è stata una sfida quasi impossibile. Quando è stato ricoverato in ospedale nel 2013, i medici gli avevano parlato di una serie di  fratture multiple, rottura di diverse vertebre, lesioni del midollo spinale, dischi rotti, un’arteria sezionata… In sintesi, rottura del collo. I medici lo davano per paralizzato.

Plain racconta che il sogno delle Seven Summits è nato nei mesi del ricovero, tra collari e ferri che gli immobilizzavano il tronco e la testa. La riabilitazione gli ha permesso di camminare di nuovo e da quel momento ha iniziato a concentrarsi sulla sua preparazione.

Steve Plaiin sulla Carstensz Pyramid. Foto arch. S. Plain

“Non avevo alcuna esperienza in montagna e nell’attività alpinistica, ma mi sono preparato nelle Alpi Neozelandesi, nelle Ande e nell’Himalaya. Il mio primo vertice è stato il Mount Aspiring, undici mesi dopo l’incidente. Poi sono arrivati ​​gli altri: Alpamayo, Ama Dablam e Lhotse “, spiega in un video.

Il suo progetto mira anche a raccogliere fondi per le due associazioni che lo hanno aiutato nel recupero: SpinalCure, che finanzia la ricerca medica per lesioni del midollo spinale, e Surf Life Saving, il team di guardie costiere e soccorritori della costa occidentale australiana che lo hanno assistito nel momento dell’incidente.

Elenco dei vertici già conseguiti:
Monte Vinson (4.892 m, Antartide) – 16 gennaio
Aconcagua (6.962 m, Sud America) – 28 gennaio
Kilimanjaro (5.895 m, Africa) – 14 febbraio
Carstensz Pyramid (4.884 m, Oceania) – 21 febbraio
Elbrus (5.642 m, Europa) – 13 marzo
Monte Denali (6.190 m, Nord America) – 3 aprile