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1 Ottobre 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical

Thomas Huber: “la Nord del Latok sembra invincibile”

Da destra: Thomas Huber with Simon Gietl, Rainer Treppte and Yannick Boissenot. Foto: Thomas Huber

Thomas Huber, Simon Gietl, Rainer Treppte e Yannick Boissenot scalano un 6000 in Karakoram ma il Latok I (7145 m) li respinge

“Il mio piano di arrivare più tardi nella stagione, non ha funzionato questa volta”, racconta Thomas Huber a Stefan Nestler dopo il suo ritorno dal Karakoram.

“E’ iniziata incredibilmente bene, ma sfortunatamente non è finita allo stesso modo”, spiega il 51enne.  Il più vecchio dei due fratelli Huber era partito all’inizio di agosto con l’altoatesino Simon Gietl (33 anni), il tedesco Rainer Treppte  (59 anni) e il cameraman francese Yannick Boissenot, verso il  Latok I per affrontare la montagna di 7.145 metri dal versante Nord.

“All’inizio tutto bene”, riferisce Thomas. Il viaggio è stato senza problemi e all’ingresso della valle di Choktoi c’è stato un momento molto bello ed emozionante: “Abbiamo incontrato mio fratello Alexander e il suo compagno di scalata Fabian Buhl, che avevano vissuto una grande avventura sul Choktoi Ri.”

Dopo l’incontro con i due alpinisti, che erano sulla via di casa, Thomas Huber e Co. hanno montato il loro campo base.

Panmah Kangri. Foto: Thomas Huber

Per acclimatarsi, il team ha  scalato il Panmah Kangri, alto 6.046 metri. “Stava andando perfettamente. Dopo una settimana sul posto, ci siamo trovati sul nostro primo seimila, il passo successivo era il Latok III “, prosegue Thomas. “Siamo saliti al campo 1 a 5.700 metri e poi di nuovo giù.” Il loro progetto era di salire attraverso il pilastro Sud fino alla cima a 6.946 metri. “Abbiamo calcolato tre giorni se tutto andava bene e le condizioni erano buone.”

Ma è andata in modo molto diverso. Il tempo è peggiorato e il team ha avuto tre settimane di nuvole fitte. “Non abbiamo visto la cima per tre settimane”, dice Huber. I tentativi al vertice erano fuori discussione. Sono saliti ancora una volta al Campo 1 del Latok III, ma sono rientrati a causa delle nevicate.

Parete Nord del Latok I; sulla destra la North Ridge. Foto: T. Huber

 

Huber, Gietl, Treppte e Boissenot hanno anche approcciato la parete Nord del Latok I. La parete era “coperta di neve come in inverno”… “I coreani e i russi che avevano tentato la parete Nord quest’estate sono stati travolti da valanghe”, dice Thomas. “Ora capisco perché.”

I rischi in parete non erano calcolabili. Dice Thomas: “La parete Nord sembra invincibile”…. “Il possibile obiettivo alternativo, la via diretta alla vetta, sulla Cresta Nord, è fattibile – dice Thomas – ma non alle condizioni trovate all’inizio di settembre.”

“Abbiamo provato tutto ciò che era possibile e ragionevole”, riassume Thomas. “Non si poteva fare di più, dobbiamo semplicemente accettarlo.

Quest’anno sul Latok I

da sinistra: Luka Strazar, Tom Livingstone, Ales Cesen. Foto: T. Livingstone

Quest’anno sul Latok I, Tom Livingstone (Regno Unito), Alex Cesen e Luka Strazar (Slovenia)  hanno raggiunto la vetta, compiendo quella che sembrava inizialmente la tanto attesa  prima salita integrale dalla parete Nord.
Aggiornamento: In un SMS a Anna Piunova di www.mountain.ru, Česen ha smentito la salita integrale della Nord: “abbiamo seguito la cresta Nord per 2/3, poi abbiamo girato verso destra per raggiungere un colle tra L1 & L2, poi abbiamo continuato sul versante Sud. Per noi era la logica (sicura) linea di salita cosi. ci ha richiesto 7 giorni in totale.”
Secondo  queste informazioni, la salita integrale della cresta Nord, dall’inizio fino in cima, non é stata realizzata.

 

Sempre sulla Nord del Latok, una valanga ha travolto  un team composto da tre alpinisti sud-coreani e, una spedizione russa, di cui facevano parte Alexander Gukov e Sergej Glazunov, si è conclusa tragicamente