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18 Febbraio 2020

Uno “zainetto” per amico

Tutti quanti amiamo arrampicare nel modo più leggero e confortevole possibile quando affrontiamo vie di più tiri, tradizionali o sportive che siano. Quando si parla di “arrampicata” di questo genere, il mondo degli scalatori si divide tra quanti amano portarsi uno zainetto al seguito e quelli che portano lo stretto necessario attaccato all’imbragatura. Lo confesso: io ho sempre avuto una passione per lo zaino fin da bambino, una passione che agli inizi degli anni novanta è diventata anche un lavoro, avendo per alcuni anni fatto parte di un team di tester per un’importante ditta di materiali per la montagna. Da amante delle lunghe arrampicate in solitaria, poi, lo zainetto da scalata è il mio unico vero compagno della giornata, che lascio in sosta mentre scalo lungo un tiro e che poi indosso quando risalgo per recuperare il materiale. In ogni caso, sia i sostenitori dello zainetto al seguito, che quelli del materiale essenziale agganciato all’imbragatura, hanno dei buoni motivi per validare le loro tesi. Molto, però, dipenderà dalla lunghezza della via che si andrà ad affrontare, dal tipo di attrezzatura in loco e dalla situazione morfologico-ambientale in cui ci si muove.  E’ indubbio che arrampicare con lo zaino, per quanto di piccola dimensione possa essere, richiede una certa abitudine. E’ bene quindi allenarsi gradualmente dapprima lungo itinerari più brevi e facili. Più uno zaino è carico più sarà sensibile lo spostamento del baricentro naturale corporeo. Questa condizione richiede un assetto del bacino più attento in compensazione e certamente un lavoro supplementare delle braccia, quando la via è molto verticale o con tratti strapiombanti. Lo zaino o lo zainetto potranno certamente essere un po’ d’impiccio anche in certi passaggi come diedri poco aperti o camini. Anche in questo caso però, l’esperienza dello scalatore può fronteggiare la situazione.

Proviamo a distinguere alcuni casi “tipo”.

1) Via di difficoltà variabile e di discreto sviluppo su terreno d’avventura, in ambiente di media-alta montagna, con avvicinamento lungo e non necessariamente con rientro in corda doppia.

Ci avviciniamo in questo caso a un contesto “alpinistico”. E’ consigliabile in questo caso che ciascun membro della cordata abbia in autonomia un proprio zaino, in cui stivare cibo, acqua, vestiario, scarpe, materiale di sicurezza, ed eventuale attrezzatura alpinistica aggiuntiva. In questi casi è bene utilizzare zaini tra i 20 e i 25 litri. Si dovrà scegliere un modello di linea essenziale, con uno schienale aderente e con buoni spallacci, fondamentali quando si porta del peso, specialmente in marcia. In genere questi zaini hanno solo un cinturino in vita, oppure la fascia lombare è removibile per non dare fastidio al maneggio del materiale posto sugli anelli dell’imbragatura. Nel caso in cui la fascia lombare sia removibile, consiglio comunque di portarsi un cinturino già pronto con fibbia di chiusura a clip, per tenere stabile la parte lombare dello zaino.  Si può confezionare facilmente acquistando della fettuccia di poliestere e montandogli la fibbia. Questa soluzione però è molto individuale e dipende dalle abitudini.

 

 

 

 

2) Via impegnativa di stampo sportivo o tradizionale di più tiri, con avvicinamento prossimo a un’ora, e con la possibilità di scendere in corda doppia.

a) E’ chiaro che chi scala su vie difficili vuole la massima libertà a livello del busto e degli arti superiori, con poco peso al seguito. Una soluzione può essere quella di raggiungere la base della parete con zaini di capacità maggiore in cui stivare tutto il materiale necessario e riporvi all’interno degli zainetti più piccoli da usare poi in parete. La capienza di questi può essere d 10 – 15 litri, fino a un massimo di 18. Devono avere degli spallacci ridotti all’essenziale ma comodi. Lo schienale deve essere piatto con o senza “stecche” strutturali interne. Quando presenti, queste dovranno poter essere removibili. Si potrà così arrotolarli più facilmente e comprimerli per porli nello zaino principale d’avvicinamento. Quando acquistare degli zainetti di questa capacità, fate attenzione che siano un buon compromesso tra robustezza e leggerezza, e che abbiano dei cinghietti laterali a cui fissare la corda per il trasporto. Le tasche laterali a rete, presenti in molti modelli sono comode ma verificate che siano ben realizzate, robuste ed aderenti al corpo zaino, affinché non s’impiglino durante la scalata. Sebbene non siano graditi a tutti gli scalatori, da prendere anche in considerazione sono gli zainetti “mono-spalla”, cioè quelli con un solo spallaccio montato trasversalmente. Personalmente non li trovo niente male quando non vi è da portare molto materiale. Soprattutto in passaggi stretti e angusti come i camini, si girano davanti evitando di strisciare con il carico sulla schiena, operazione questa davvero poco consigliabile.

b) Un’altra soluzione può essere quella di portare uno zaino solo, affidato alle spalle del secondo di cordata, distribuendosi il carico quando si procede a comando alternato. In questo caso bisognerà dividere un po’ le cose essenziali da portare per due persone, acqua compresa, e optare come nel caso 1 per uno zaino di 20-22 litri. Lo stesso zaino, se sufficientemente robusto (vi sono zaini specifici), può essere recuperato dal primo di cordata, che poi lo appenderà in sosta per consentire al compagno una salita più agevole.

3) Via di stampo sportivo con avvicinamento breve (inferiore a un’ora) e discesa in corda doppia.

Vi è chi ama partire dall’auto o dal rifugio già indossando l’imbracatura con il materiale da scalata, fissando anche quel minimo indispensabile come una giacca leggera e le scarpe d’avvicinamento, queste ultime agganciate direttamente nell’anello portante posteriore della cintura. Qualcuno è solito utilizzare un marsupio, soluzione che personalmente trovo scomoda perché difficilmente conciliabile con l’imbragatura. Il trasporto della corda avviene ponendola direttamente al corpo, confezionata con piegatura a “zaino” oppure ad “anello”.

Descritte queste ipotesi, vi dico cosa preferisco fare io, non soltanto quando scalo in solitaria, ma anche quando mi lego in cordata con un compagno.  Oltre quarant’anni di arrampicate su terreni d’ogni tipo mi hanno suggerito nel tempo piccoli “aggiustamenti”, ma è indubbio che da sempre sia un sostenitore dello “zainetto” sulle spalle. Sono decine le occasioni in cui sono stato felice di avere questo prezioso compagno al seguito, anche quando le condizioni morfologiche e ambientali apparentemente non lo facevano sembrare necessario. Fermo restando la validità delle soluzioni del caso 1, ecco cosa metto nel mio zainetto da scalata. Nel caso specifico vi propongo il mio, di 15 litri, in cui riesco a stivare una discreta quantità di materiale che per esperienza ritengo utile. Vi dico subito che i 15 litri comprendono anche il trasporto delle scarpe di avvicinamento, che preferisco non avere fissate all’imbragatura, magari già carica di materiale alpinistico. Quando si tratta di vie in ambiente “alpino” piuttosto lunghe, anche se è prevista la discesa in corda doppia, non amo lasciare le scarpe d’avvicinamento alla base. Questo, sia perché in calata togliere le scarpe d’arrampicata dopo tante lunghezze è un sollievo, sia perché, in caso di una via di fuga forzata o di un bivacco non previsto, le scarpette d’arrampicata nei piedi sono sconsigliabili se non molto pericolose. Così capitò a un paio di forti amici, che per eccesso di confidenza lasciarono lo zaino alla base, scarpe comprese, e dovettero bivaccare in parete a causa di un furioso maltempo e dell’oscurità sopraggiunta. Privi di materiale di sopravvivenza, andarono incontro a un triste epilogo, con la morte per ipotermia di uno di loro. Porto sempre con me in una sacca stagna un piumino da 100 grammi, leggero e comprimibile, e una maglia termica a manica lunga. Entrambi i capi offrono un binomio eccezionale sia in situazioni di emergenza, come un bivacco, sia quando sopraggiunga il freddo durante la scalata. Il tutto è completato da un guscio esterno leggero anti-vento, molto comprimibile. Nel mio zainetto non mancano mai due paia di guanti: uno è da “lavoro” e da “manovra”, e mi è spesso tornato utile in moltissime occasioni. L’altro, di lana e con l’interno imbottito in sintetico, ha un uso puramente termico. Porto poi delle bevande (acqua o tè) in quantità che ritengo sufficiente per la salita, qualche barretta energetica e il kit di pronto soccorso – emergenza. Quest’ultimo è un po’ il mio EDC (every day carry) versione estiva, che non manca mai nel mio zaino, che sia di grande o piccola capacità. Le dimensioni, in questo caso sono molto contenute (12x10x5 cm), al massimo del suo contenuto che comprende oltre la parte medica, un fischietto d’emergenza, una piccola pinza che mi è tornata spesso utile per aprire delle maglie rapide vecchie, un attrezzo con lama e seghetto. Il seghetto mi è servito in più occasioni per sistemare l’inizio di corde doppie da terrazze ove vi è la presenza di arbusti contorti e forte rischio incastro. Infine, non può mancare ovviamente la lampada frontale. All’interno, poi, ciascuno metterà ciò che ritiene più utile (documenti, chiavi dell’auto, telefono ecc.). Lo zainetto, superata la fase iniziale di disagio per chi non è molto abituato, diventerà un compagno discreto, il cui contenuto renderà più sicure le vostre arrampicate facendovi trovare pronti a ogni evenienza.