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30 Gennaio 2018

Alpinismo e Spedizioni · Vertical

Urubko racconta il salvataggio della Revol sul Nanga Parbat. Nel video, l’incontro con Elisabeth

Nanga Parbat, gennaio 2018: Elisabeth Revol nella tenda a quota 5.950 m (foto: Denis Urubko)

“È stato grandioso poter salvare Elisabeth” – racconta Denis Urubko a Dario Rodriguez di Desnivel

Appena arrivato a Skardu dal Nanga Parbat, l’alpinista russo Denis Urubko ha raccontato a Dario Rodriguez della rivista Desnivel, passo dopo passo il salvataggio di Elisabeth Revol e le ragioni per cui non è stato possibile, per lui e Adam Bielecki, soccorrere anche Tomek Mackiewicz.

Urubko: “Le persone devono aiutarsi a vicenda, in particolare gli alpinisti – e  soprattutto quando si tratta di una persona straordinaria come Elisabeth Revol, che rispetto molto. È stata un’esperienza unica salvarle la vita in una situazione così delicata, in inverno sul Nanga Parbat … Ovviamente non siamo totalmente soddisfatti perché non abbiamo potuto aiutare Tomek. Ma è stato grandioso poter salvare Elisabeth Revol.”

Nessun elicottero era mai atterrato prima così vicino al Campo 1 e il salvataggio è stato effettuato  dalla Kinshofer. Urubko  motiva questa scelta come segue: “La via è equipaggiata con corde fisse installate da spedizioni commerciali inoltre in questa stagione sulla via c’era del ghiaccio, ma non troppo.”

“Siamo riusciti a salire così velocemente grazie alle corde fisse,  senza grandi difficoltà, concentrandoci sulla scalata…  Siamo andati su con le piccozze e abbiamo dovuto superare alcuni tratti di ghiaccio, ma siamo stati anche molto fortunati, perché – come  ho detto – abbiamo trovato molte corde fisse sul percorso, e questo ci ha permesso di procedere velocemente. Le corde fisse della Kinhsofer erano in buone condizioni e siamo stati in grado di superarla senza molti rischi.”

I due alpinisti hanno scalato per oltre 1200 metri prima di raggiungere la Revol.

Racconta Urubko a Rodriguez: “L’elicottero ci ha lasciati cento metri sotto il Campo 1, a circa 4.800 metri. Nessun elicottero era mai atterrato prima in quel posto, così vicino al Campo 1. Quando ci siamo avvicinati, mentre guidavo il pilota,  gli ho detto “Se è possibile, lasciaci qui” e lui ha risposto “Proviamoci” e ci ha depositato in quel posto…. Immediatamente dopo, abbiamo iniziato la salita..”

Dal momento in cui l’elicottero ha lasciato i due alpinisti sulla parete, ci sono volute circa 8 ore per raggiungere la Revol. “Era notte. Volevamo andare su leggeri ma non era possibile perché dovevamo trasportare il materiale di soccorso: la tenda, medicine, …. Abbiamo fatto un grande sforzo, di cui siamo assolutamente soddisfatti.”

Continua Urubko: “Penso che qualsiasi alpinista, in una situazione simile, farebbe la stessa cosa che io e Adam abbiamo fatto. Siamo stati molto fortunati: abbiamo utilizzato bene l’elicottero, eravamo acclimatati, c’era un budget per compiere il salvataggio, avevamo l’attrezzatura necessaria … Dovevamo solo dare il massimo. Dovevamo farlo.”

L’incontro con Elisabeth

“Abbiamo trovato Elisabeth a seimila metri, 6.050 circa, sopra il Campo 2. Avevamo appena superato il Campo 2, a circa 5.950 metri. Quando siamo arrivati ​​era completamente buio, non si vedeva nulla. Alla radio qualcuno ci ha detto di aver visto una luce scendere. Cominciai a urlare – c’era vento, e sentimmo una voce nell’oscurità – era un vero miracolo – . È stata una grande gioia perché sapevamo che eravamo vicini a lei e che potevamo aiutarla: è una donna molto forte ed era da sola, in una situazione davvero estrema. E’ riuscita a scendere lentamente fino a quando ci siamo incontrati e in quel momento ci siamo resi conto che la nostra missione era compiuta. Tutto è stato un miracolo.

“Ed Elisabeth ha continuato a combattere fino alla fine, scendendo, dimostrando una grande forza di volontà. E’ una donna davvero sorprendente….una donna che può fare grandi cosea in futuro perché è un’autentica alpinista.”

La discesa

“Non è stato difficile scendere. Abbiamo fatto ciò che viene normalmente fatto in un’operazione di salvataggio, consapevoli che eravamo  in alta quota con una persona provata e molto stanca… Abbiamo riposato quattro ore in una tenda molto piccola al Campo 2 e alle 6 del mattino abbiamo iniziato la discesa, calandoci in corda doppia, passo dopo passo. Ci è voluto un sacco di tempo ma, in ogni caso, lo abbiamo fatto come si fa in questo tipo di situazioni.”

Urubko non parla delle tre notti che Elisabeth ha trascorso da sola sulla montagna. “È meglio che sia lei a raccontare la sua avventura – e prosegue –  Le poche ore che abbiamo riposato l’abbiamo fatto nella piccola tenda da bivacco per due persone, ma eravamo in tre. Le abbiamo dato un po’ d’acqua, medicine, e lei è riuscita a dormire un po’ a volte appoggiandosi a me, a volte su Adam. Siamo stati felici di poter aiutare questa grande donna e alpinista. Adam e io non abbiamo dormito affatto. L’importante è che Elisabeth abbia dormito qualche ora”.

La tenda da bivacco, molto leggera, dove hanno recuperato un po’ di forze  i tre alpinisti, è stata portata in quota da Urubko e Bielecki: “Abbiamo trovato un posto per montarla ad un’altitudine di 5.950 metri, al Campo 2, e siamo riusciti a riposare un paio d’ore, sufficienti per scaldare un po ‘d’acqua e dare qualche medicina ad Elisabeth.

Impossibile il salvataggio di Tomek

Per quanto riguarda la decisione di non proseguire oltre, Urubko dice: “Elisabeth ci ha detto che Tomek era in pessime condizioni… in quel momento abbiamo dovuto prendere una decisione. Salvare Elisabeth o continuare e cercare, con una minima speranza, di trovare Tomek”.

“Sapevamo anche che le previsioni meteo per i giorni seguenti sarebbero state proibitive. Era evidente che dovevamo stare con Elisabeth, che era molto debole, ed è per questo che abbiamo deciso di concentrarci su di lei.

Urubko dice anche a Rodriguez che Revol e Mackiewicz avevano raggiunto la cima, prima che tutto precipitasse:  “me lo ha confermato Elisabeth”.

Urubko e Bielecki in elicottero, al rientro dall’operazione di salvataggio della Revol sul Nanga Parbat, gennaio 2018. Foto: Denis Urubko

Fonte e approfondimento

 

Tutte le notizie pubblicate sulle operazioni di soccorso al Nanga Parbat, gennaio 2018

QUI IL RAPPORTO UFFICIALE INERENTE L’AZIONE DI SALVATAGGIO DI ELISABETH REVOL SUL NANGA PARBAT