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30 Agosto 2017

Vallone di Sea: un’antropizzazione catenizzante

Quando Gian Carlo Grassi assegnò il nome a questa via sullo Specchio di Iside, forse risentiva ancora della licenza semantica che lo aveva guidato l’anno precedente nella stesura del libro: “Sassismo spazio per la fantasia”, dove i nomi dei singoli passaggi erano tanto fantasiosi quanto rivoluzionari. Può l’antropizzazione “catenizzare”? Aveva forse ragione Gian Carlo, nel vedere un futuro lontano quanto possibile in cui l’uomo avrebbe ri-colonizzato Sea lasciando un’impronta indelebile? A ben guardare, col senno di poi, forse ci aveva “preso” davvero. La via era tanto logica quanto illogica se vista con certi occhi di oggi, con un diedro molto liscio seguito da diciotto metri di fessura poco più che orizzontale, dove ancora una volta bisognava fare ricorso alle staffe. Nel 1993 avevo provato in libera questa fessura (6c…/A1), ma con quella morfologia e con quelle possibilità di protezione il tutto mi sembrò impossibile anche per scalatori molto forti. Tornato anni dopo, con Paolo Giatti, cercai di liberare almeno il diedro, di un liscio da far venire la nausea e allora completamente schiodato. Salimmo quindi mettendo degli “extrapiatti” in posizioni piuttosto precarie, per predisporre un successivo tentativo “più leggeri”. In quella occasione pensammo che la fessura obliqua potesse essere evitata tirando diritti oltre il diedro. Ancora una volta, però, i nostri unici mezzi erano i chiodi. Ne piazzai tre salendo su una placca avida di fessure, fino a quando giunsi quasi sotto la sporgenza dei rododendri del terrazzo sommitale. Tuttavia, sei metri da fare su una placca verticale piuttosto povera di appoggi e appigli, con una “piattina” quattro metri sotto come protezione, erano davvero troppo! Fu così che, non so come, disarrampicai in discesa fino al “chiodino” da cui mi ritirai. Fallì così, per poco, l’uscita diretta “tradizionale” di “Antropizzazione catenizzante” allo “Specchio di Iside”. Oggi la via è timasta come l’avevamo lasciata e attende qualcuno che risolva in libera il diedro liscio e la placca sprotetta, e perché no? la fessura… Possibilmente senza l’aggiunta di spit. “Antropizzazione” è forse tra le poche linee della vecchia generazione rimasta originale e male non sarebbe se potesse costituire un’eccezione nella meritoria opera di ri-attrezzamento generale. “Catenizzata” dagli spit sarebbe troppo “antropizzata” e, Gian Carlo, come è spesso accaduto ci avrebbe visto ancora una volta lungo.