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6 Luglio 2016

Hiking e Trekking · Walking · Ambiente e Territorio · Aree Montane · Isole

WILDERNESSARDEGNA 2016: un viaggio alla scoperta delle montagne più selvagge e remote della Sardegna

All'uscita dopo la lunga attraversata dal canyon di Gorropu ( Supramonte, Orgosolo e Urzulei )

All’uscita dopo la lunga attraversata dal canyon di Gorropu (Supramonte, Orgosolo e Urzulei)

 

Provate a chiudere gli occhi per qualche istante e immaginate di essere in un paradiso terrestre… Esiste davvero a pochi passi da noi, ha un nome: la Sardegna. Un’isola dalle antichissime origini, con una storia archeologica millenaria ed una natura di incomparabile bellezza, per la maggior parte selvaggia. Dunque destinazione Olbia con il traghetto, partendo da Livorno, a mio avviso una tratta molto comoda; circa sette ore di navigazione e finalmente scendo con la mia auto in terra Sarda. Consiglio di avere un veicolo a disposizione, anche a noleggio per potersi muovere liberamente nell’entroterra, in quanto i trasporti pubblici non sono presenti in maniera capillare.

Il mio viaggio/reportage in questa meravigliosa isola inizia appunto dal porto di Olbia dove con la vettura, mi dirigo verso il capoluogo, Cagliari. Qui avevo appuntamento con Pietro, un caro amico geologo che mi ha aiutato a prendere contatti e a pianificare il tutto con la sua caratteristica ospitalità, fantastica che solo i sardi sanno regalare.

E così nell’attesa di avventurarmi verso le selvagge montagne della Barbagia, ho trascorso i primi due giorni in una città che è in evidente e veloce fase di trasformazione, cercando di stare al passo con le recenti esigenze turistiche. Ho potuto quindi ammirare e credetemi sembrava di essere in California, un lungomare “il Poetto”, pieno di moderni chioschi, tutti collegati da una nuova ciclabile anche per pedoni, lunga circa dieci chilometri, perfetta per passeggiate o per gli sportivi che vogliono allenarsi. Assolutamente da visitare è la parte alta della città su al castello “Casteddu”, un punto oltre che molto panoramico, pieno di scorci e angoli di rara bellezza con palazzi e chiese del XII – XIII secolo collegati tra loro da caratteristici vicoli.

Le colline attorno alla città regalano anche molti sentieri per chi è appassionato di mountain bike come ad esempio verso il fortino di San Ignazio e dopo una giornata di lavoro o di sport, non può mancare certamente l’aperitivo al tramonto, presso la baia di Calamosca a pochi minuti dal centro di Cagliari, semplicemente magnifico.

In mountain bike dal fortino di S.Ignazio Aperitivo al tramonto da Calamosca

In mountain bike dal fortino di S.Ignazio

Correndo lungo la ciclabile, ho scambiato due parole con alcuni runners del posto e sembra che l’impegno del Sindaco sia molto apprezzato e non a caso da poco riconfermato con le recenti elezioni amministrative. Rimane aperta invece la questione dei trasporti aerei, attualmente non ancora adeguati, riguardo invece ai traghetti finalmente c’è un segnale incoraggiante, in particolare sulle tariffe che fino a poco fa non erano propriamente economiche e questo in passato non ha di sicuro incoraggiato l’afflusso dei turisti verso la Sardegna.

Concludo così la mia permanenza nel capoluogo, concedendomi un salto presso le famose acque cristalline di Villasimius, appunto nota località balneare che puntualmente ad agosto accoglie folle di turisti.

 

[toggle title_open=”Riduci” title_closed=”VERSO LE MONTAGNE” hide=”yes” border=”yes” style=”default” excerpt_length=”0″ read_more_text=”Read More” read_less_text=”Read Less” include_excerpt_html=”no”]VERSO LE MONTAGNE

Preparo i miei bagagli e riparto quindi emozionato verso “la montagna” , destinazione Cala Gonone, qua mi aspetterà Tore, una guida locale del posto, conoscente del mio amico Pietro.

Decido di salire attraverso la famosa statale 125, circa 4 ore di percorrenza; questa è una panoramica con scorci fantastici sul mare e verso l’entroterra, veramente suggestiva da guidare e per questo meta ambita dai tanti motociclisti. Ho pensato indubbiamente una delle strade più belle che abbia mai percorso finora. In alternativa c’è la veloce superstrada principale 131 che attraversa a metà la Sardegna dimezzando così tempi di percorrenza. Arrivo dunque a Cala Gonone, nota meta turistica per i tanti climber e non solo.

Ad aspettarmi presso il bar del porticciolo c’è quindi Tore e a sorpresa anche la mia amica Tania, guida alpina inglese che direttamente da Chamonix è arrivata in Sardegna, cogliendo l’occasione al volo di condividere con me questa avventura. E così tra una birretta e l’altra chiacchieriamo, conoscendo questo giovane e intraprendente ragazzo, guida locale di Oliena che lavora incessantemente su tutto il territorio dal 2000, sempre con molti turisti, prevalentemente stranieri. Si vede che ama moltissimo il suo lavoro, da come ci racconta i vari aneddoti e da come si racconta. E anche qui si riconferma l’ospitalità fantastica a dir poco disarmante delle persone sarde e questo, senza aprire un’infinita parentesi, mi ha fatto riflettere quanto la vita da noi in ” continente ” sia spesa male e quanto siamo impegnati a non renderla migliore.

Nell’atmosfera conciliante dell’aperitivo al tramonto, la compagnia si allarga e per un’ incredibile coincidenza mi ritrovo con dei miei amici di Valle, delle Guide Alpine del Primiero con famiglie a seguito che scopro essere assidui frequentatori di queste zone della Sardegna; il motivo che li spinge a venire a Cala Gonone chi da 30 anni chi da 15, è semplicemente per il fatto che “qui si ha tutto”… E la mia mente ha fatto un salto veloce a Finale Ligure che ho visitato l’anno scorso, diventata ora capitale Europea dell’Outdoor. Inevitabile è stato quindi il mio quesito sul perchè questi posti strepitosi non abbiano raggiunto ancora un tale prestigio. Molti abitanti locali con cui ho avuto occasione di parlare in merito, mi hanno confermato più o meno la stessa cosa, ovvero che la voglia di valorizzare turisticamente e con intelligenza il proprio territorio è davvero tanta, ma non sono incoraggiati dalle amministrazioni.

E difatti basta pensare che in questa zona, nel raggio di 15 km si possono fare le più svariate attività, dal nuotare in un mare cristallino, senza dubbio tra i più belli del Mediterraneo, arrampicare su centinaia e centinaia di falesie con un eccezionale calcare di Dolomia e persino fare trekking di ogni tipo su montagne di 1400-1500mt, tra i più famosi appunto il Selvaggio Blu e il recente Incanto di Sardegna.

Ecco quindi che grazie a Tore decidiamo nei giorni successivi cosa fare sulle montagne di Oliena, Orgosolo e Dorgali (Supramonte); il mio obiettivo era quello di addentrarci per cime e valli il più possibile selvagge e per nulla frequentate, e così è stato.[/toggle]

 

[toggle title_open=”Riduci” title_closed=”TREKKING SUPRAMONTE360″ hide=”yes” border=”yes” style=”default” excerpt_length=”0″ read_more_text=”Read More” read_less_text=”Read Less” include_excerpt_html=”no”]TREKKING “SUPRAMONTE360”

Trenta di chilometri e oltre 1500 mt di dislivello positivo, nella parte selvaggia delle montagne di Oliena. La meravigliosa avventura di due giorni condivisa con Tore, Mariangela e Tania inizia con una pausa cappuccino, al rifugio Maccione, capiente e assai caratteristico, davvero molto carino. Qui trovate persino una zona dedicata al wellness oltre che ad una serie di confortevoli e curate stanze, buon cibo,qualche curiosità da non perdere e un bellissimo panorama soddisfano così ogni tipo di esigenza.

Pausa cappuccino al rifugio Maccione

Pausa cappuccino al rifugio Maccione

Ripartiamo da qui e saliamo con il Land Rover fino al parcheggio Tuones a circa 1000mt, ultimo avanposto dove lasciare l’auto, oltre vige il divieto per i fuoristrada non autorizzati.

Belli carichi sia con gli zaini che nello spirito, facciamo i primi passi potendo già ammirare alla nostra sinistra l’imponente parete calcarea della cima Carabidda; queste montagne oserei dire hanno una somiglianza non trascurabile con le Dolomiti e la roccia è davvero fantastica. Non a caso su queste pareti, salgono molte vie alpinistiche di ogni lunghezza e difficoltà che attirano climbers da tutta Europa. Ma noi andiamo ora nel selvaggio.

Saliamo così lungo la strada Iscala e Pradu tra piante e fiori, alcuni dei quali rari endemismi locali e arriviamo dopo qualche tornante, al magnifico pianoro omonimo a quota 1250 mt.
La zona ha ospitato diversi set cinematografici anche americani a testimonianza della rara bellezza di questi posti.

Arrivati su Iscala e Pradu 1250mt

Arrivati su Iscala e Pradu 1250mt

Ecco che si inzia a fare sul serio e ci avventuriamo per un divertente sentiero panoramico segnato (401), salendo così verso la cima del monte Corrasi (1463 mt) lungo le omonime creste. Ogni angolo, ogni roccia, forme e colori qui regalano emozioni, sembra di stare letteralmente su un altro pianeta. Tore durante il percorso, ci ha sempre fatto compagnia con descrizioni e curiosità sulle infinite varietà di flora che caratterizzano questa splendida natura selvaggia.

Arrivati alla vetta, ammiriamo il fantastico panorama...

Arrivati alla vetta, ammiriamo il fantastico panorama…

C’è maestrale e si sente, l’aria spinge forte sulla cima, ma questo è un regalo perché carichi di acqua temevamo il caldo, ma in questo modo la temperatura era perfetta senza farci sudare troppo e risparmiando così le riserve.

Scendendo lungo le panoramiche creste

Scendendo lungo le panoramiche creste

Fatte le dovute foto di rito, scendiamo quindi con passo veloce per circa duecento metri di dislivello, prima di fare una meritata pausa pranzo… e che pranzo! La nostra guida ha sfoderato un meraviglioso tagliere “portatile” in sughero, arricchito da salumi vari e formaggi tipici del posto, accompagnati dal caratteristico pane carasau.

Pausa pranzo con prelibatezze locali

Pausa pranzo con prelibatezze locali

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[toggle title_open=”Riduci” title_closed=”DESTINAZIONE OVILE TZIU RAFFAELE” hide=”yes” border=”yes” style=”default” excerpt_length=”0″ read_more_text=”Read More” read_less_text=”Read Less” include_excerpt_html=”no”]DESTINAZIONE OVILE TZIU RAFFAELE.

Ricaricate la batterie, riprendiamo il cammino uscendo a breve così dal sentiero 401 per addentrarci negli ultimi dieci chilometri, veramente wilderness, prima di arrivare alla piana Hampu Donianiharu. Questa parte di trekking, praticamente conosciuta dai pochissimi pastori indigeni, si sviluppa per antiche e deboli tracce tra boschi di leccio,ginepro e rocce calcaree, dove ogni tanto si trovano ovili e zone di pascolo.

Quest’anno, a causa delle ultime anomalie climatiche, tutte le piante di leccio sono state letteralmente invase dalle processionarie (limantria dispar), ovvero delle larve di farfalle piuttosto bruttine e pelose che senza scrupolo stanno divorando praticamente tutte le foglie che trovano lungo il loro percorso, la traduzione in inglese caterpillar cade proprio a pennello. Certamente sono cicli della natura ed impressionante è stato ascoltare in silenzio, tra le piante, il loro continuo ed inesorabile banchetto.

Ma ancora più impressionante e mozzafiato è stato lo spettacolo che pochi minuti dopo si è mostrato dinanzi a noi, una volta lasciati dietro questi poveri boschi di leccio rosicchiati. Ebbene seguendo il veloce passo del nostro amico Tore, ci siamo trovati quasi all’improvviso su uno dei punti più panoramici a strapiombo verso la gigantesca dolina di Su Sercone, la più grande d’Europa, due chilometri di circonferenza, cinquecento di diametro e circa duecento metri di profondità. Questa è la vera wilderness Sardegna che cercavo…

Bosco di Lecci divorato dalle processionarie

Bosco di Lecci divorato dalle processionarie

Una volta compreso quanto avevamo visto, riprendiamo veloci il passo e nemmeno in mezzora arriviamo così alla piana, un incredibile tuffo nella storia, immersi nella magia dei resti di un villaggio nuragico millenario;

In silenzio ammiriamo, ascoltando il vento che impetuoso sibila tra i rami. In quei precisi istanti avevo perso ogni riferimento, stavo viaggiando nel tempo, mi sono sentito parte di quel lontano passato, che emozione!

Altri due passi seguendo il nostro incredibile Tore e con il sorriso sui nostri volti, apriamo la porta dell’ovile di TZIU RAFFAELE, un caratteristico bivacco di pastori risistemato, aperto a tutti, e qui con un certo languorino, ci accomodiamo e accendiamo il fuoco per preparare la cena e intanto fuori le stelle si muovono silenziosamente, accompagnate da una timida luna velata… Ci raccontiamo, le nostre voci timidamente escono dalle pareti dell’ovile per mescolarsi con il maestrale che ci accompagnerà tutta la notte.

L'ovile di Tziu Raffaele

L’ovile di Tziu Raffaele

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[toggle title_open=”Riduci” title_closed=”SECONDO GIORNO, TISCALI” hide=”yes” border=”yes” style=”default” excerpt_length=”0″ read_more_text=”Read More” read_less_text=”Read Less” include_excerpt_html=”no”]SECONDO GIORNO, TISCALI

Sveglia alle 6.30, prendiamo coraggio per alzarci, qualche foto all’alba e poi colazione con i dolci della mamma di Tore, fondamentali per affrontare l’ultima decina di chilometri. Destinazione il monte Tiscali che si eleva per circa 500mt sopra la valle di Lanaitho.

Anche qui c’è storia ovunque, lo si respira, passo dopo passo, infatti scendiamo rapidamente dalla piana, lasciando alle nostre spalle il bivacco che ci ha ospitati e arriviamo dopo circa un’ora, sulla sommità dell’omonima dolina dove all’interno di essa, si trova un’importante area archeologica sempre di età nuragica. Permane la continua sensazione di essere all’unisono con questa grandiosità carica di passato.

Passaggi attraverso il monte Tiscali

Passaggi attraverso il monte Tiscali

E così dal monte, tra piante millenarie, divertenti saliscendi, attraversamenti di fessure e rocce spettacolari dalle forme più disparate e incredibili, ci avviciniamo alla fine del nostro trekking giù in valle, ma lo facciamo nella maniera più spettacolare possibile, ovvero addentrandoci nella grotta di Sa Oche che da anche il nome al rifugio adiacente. Questa ha un’ entrata molto ampia dalla quale, nella stagione delle piogge esce un’ enorme quantità di acqua mentre d’estate è un esempio incredibile di cunicoli, sale e laghetti naturali collegati tra di loro.

La ciliegina sulla torta è stata poi sapere che proprio qui, in questa Valle, l’Ente Spaziale Internazionale manda i propri astronauti a prepararsi duramente per chissà quali future missioni. Un incredibile binomio tra preistoria e futuro e noi del presente fortunati spettatori di questa grandiosità.

Dentro la grotta di Sa Oche

Dentro la grotta di Sa Oche

Per concludere in bellezza questo trekking è fortemente consigliata una bella birra Ichnusa al rifugio Sa Oche e poi all’uscita della Valle presso il rigenerante chiosco alle sorgenti di Su Gologone. Un brindisi per celebrare queste giornate indimenticabili … Eiaaa ![/toggle]

 

[toggle title_open=”Riduci” title_closed=”RINGRAZIAMENTI” hide=”yes” border=”yes” style=”default” excerpt_length=”0″ read_more_text=”Read More” read_less_text=”Read Less” include_excerpt_html=”no”]RINGRAZIAMENTI

Un particolare ringraziamento per chi mi ha aiutato in questa mia avventura:

Salvatore Solinas
Mariangela Lovicu
Pietro Masia
Giorgio Addis
Gianfranco Boi
Tania Noakes
Claudio Piras
Salvatore Biscu

Contatti e riferimenti per chi volesse ripercorrere questo inedito trekking: Salvatore Solinas 320 0259432 – anche su facebook (qui la sua pagina)
Rifugio Monte Maccione 0784 288363 / 329 2243732 www.coopenis.it[/toggle]

Reportage e foto di Aron Lazzaro
30 giugno 2016