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3 Luglio 2011

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SPEDIZIONE DAL CIN-POMPILI AL GASHERBRUM I Rientro al Campo Base dopo acclimatazione al Campo 1

Anche per la spedizione al Gasherbrum I (8.086 m) di Adriano Dal Cin, Giuseppe Pompili e i compagni Silvano Forgiarini e Mario Vielmo (il quinto componente, Guido Pagani, non sentendosi in piena forma ha deciso di  rientrare), vi diamo un piccolo aggiornamento alla data di oggi, 2 luglio 2011.

Gli alpinisti  sono  rientrati al Campo Base dopo due giorni di acclimatazione al Campo 1 (5900 m).

Le condizioni meteo, nei giorni passati, sono state  sfavorevoli: in quota sono caduti 50 cm di neve fresca. Non c’è stata, però, bufera e malgrado il tempo incerto di ieri 1° luglio, il gruppo internazionale impegnato sul Gasherbrum I, composto da 13 alpinisti del team di Gerfried Goeschl (i 4 italiani della spedizione Dal Cin, 3 baschi, 1 canadese, 1 inglese e 4 austriaci, tra cui Gerfried stesso), è riuscito a fare la traccia sul ghiacciaio abbondantemente innevato e crepacciato che porta alla sella tra i due Gasherbrum, dove di solito si pone il Campo 2.

Segnalata la via con le bandierine  e attrezzati  con 80 m di corde fisse un paio di passaggi sull’imponente seraccata che porta al Gasherbrum La (6450 m), tuttavia non raggiunta.
E’ stato Josè Carlos Tamayo a superare per primo il passaggio chiave (vedi foto) sulla seraccata del Gasherbrum La.
Se tutto va come previsto, la spedizione conta di raggiungere il passo tra i due Gasherbrum per sistemarvi il C2 alla prossima finestra di bel tempo, prevista per metà della prossima settimana.

Il resto del gruppo, 11 persone, unitamente ai membri di tutte le altre spedizioni dirette al G2 e G1, si è per il momento limitato a pernottare per una o due notti al C1.

Di seguito, riportiamo uno stralcio di quanto scrive oggi Giuseppe Pompili sul blog della spedizione:
“Ricordate quanto ho scritto a proposito dei riservati baschi del nostro gruppo? Tengo a precisare che è stato così solo all’inizio, com’è normale quando ci s’incontra la prima volta con degli sconosciuti. Nei giorni scorsi il ghiaccio si è sciolto ed è stato molto piacevole parlare con Josè Carlos Tamayo e Alex Trixon. Alex è basco di Bilbao, ma questo non gl’impedisce di essere ferrarista convinto e di apprezzare Alonso (soprattuto per le sue prese di posizione politiche). E’ anche fan di Valentino Rossi, e questo me lo fa sentire particolarmente vicino. Alex ha 28 anni e ha fatto parte del circo mediatico di Edurne Pasaban con “El Filo de lo Imposible”, ma ora ha iniziato una propria carriera autonoma, salendo vie nuove e in invernale. Lui, Gerfried e Luis sono giovani promesse dell’alpinismo himalayano da tenere d’occhio per il futuro, sempre a mio modesto parere. Tuttavia, il vero personaggio del team di Gerfried è senza dubbio Josè Tamayo: basco, 53 anni e grande alpinista nonché persona cortese e disponibile. Tamayo parla bene l’italiano e questo ha facilitato i contatti con noi. I suoi racconti sulle salite con i personaggi che hanno fatto la storia dell’alpinismo sono affascinanti anche e soprattutto per la sua modestia che tiene vivo il nostro ricordo di tanti Grandi ora scomparsi. Dal canto suo, ha salito il K2 da nord e altri 3 ottomila Pakistani (gli manca solo il G1). Ottomila a parte, sono le sue salite sulle Torri di Trango, al G3 e al G4 (cima Nord) ad avermi impressionato. Insomma, un personaggio forte, modesto e di compagnia, che “non se la tira”, come raramente capita d’incontrare tra le celebrities dell’alpinismo d’alta quota. Star per star, devo anche raccontare della presenza al campo base di Mario Panzeri, ragno di Lecco, con 12 ottomila saliti all’attivo. Il G1 sarebbe il suo 13-esimo. Certamente Panzeri è il più vicino a completare i famosi 14 ottomila tra tutti gli alpinisti oggi presenti ai Gasherbrum. Non abbiamo ancora avuto il piacere e l’onore di scambiare un saluto con Mario e magari fare due chiacchiere con lui. Panzeri si trova al seguito di una spedizione interamente italiana, un improbabile mix meneghino-reggiano (ci sono poi, naturalmente, quelle internazionali, come la nostra e quella a cui appartiene Giancarlo Corona). L’altro ieri, mentre io e i miei tre compagni stavamo salendo al C1, Mario ci ha superato senza accorgersi di noi, il volto scolpito nella pietra. Al campo uno, nonostante le nostre tende fossero casualmente prossime e l’italico idioma non fosse certo trattenuto dai fragili veli delle tende, non c’è stata occasione per un saluto tra connazionali. Gerfried ha tentato un approccio ma non ha ricevuto risposta. Caro Mario, capisco che “de minimis non curat praetor” e che è perfettamente possibile che il nostro italico gruppetto nell’ambito di una grossa spedizione internazionale possa facilmente passare inosservato, però, dal momento che per la salita al G1 tu e il tuo portatore userete le corde fisse che anche noi 4 italiani misconosciuti abbiamo contribuito a trasportare e fissare in quota, e che anche tu seguirai la nostre bandierine, vieni almeno a prenderti un caffé da noi: non avremo classe ma abbiamo una moka sempre pronta e un ottimo caffé italiano che ti aspetta”.

Per aggiornamenti: blog della spedizione

Simonetta Quirtano

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