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22 Novembre 2006

Avventura

DIFFICOLTÀ SULLO HIELO PATAGONICO Nella trascrizione di una telefonata il racconto della lotta contro la bufera

Montaggio della tendaNuovamente condizioni molto difficili quelle che Antonella Giacomini, Nadia Tiraboschi ed Eloise Barbieri hanno dovuto affrontare nella loro attraversata dello Hielo Patagonico Sur: soprattuto il vento fortissimo ha messo la spedizione femminile in condizioni veramente critiche, fermando l’avanzata del terzetto nella zona denominata "passo Marconi", punto dal quale probabilmente dovranno a questo punto tentare l’uscita dal ghiacciaio.
Ma il modo più diretto di cogliere le difficoltà che Antonella, Nadia ed Eloise stanno vivendo è leggere la trascrizione del racconto che Antonella ha fatto al marito Manrico al telefono satellitare:

"La bufera iniziata il giorno 12 ci ha bloccate al quinto campo per 4 giorni. Durante i primi 3 giorni si sono abbattute abbondanti nevicate accompagnate da vento forte e continuo. Avevamo costruito, come di consuetudine in Patagonia, un muro con blocchi di neve di un’altezza di 2 metri per proteggere i versanti nord ed ovest della tenda, ma l’abbondante neve caduta ha addirittura superato in altezza la protezione riversandosi, per effetto del vento, fra muro e tenda.
Durante la notte fra il terzo ed il quarto giorno il vento è ulteriormente aumentato d’intensità scaricando sulla tenda vere e proprie “valanghe” di neve alzate dal plateau circostante.

Fin dal primo giorno ci siamo trovate nell’impossibilità di abbandonare il nostro campo in quanto le condizioni atmosferiche non ci permettevano di progredire sul plateau nè tanto meno di costruire un nuovo riparo, una “truna” od un muro. Durante i primi 3 giorni, con turni sulle 24 ore, abbiamo continuamente spalato attorno alla tenda per sgravarla dalla neve caduta e portata dal vento.
A partire dalla notte fra il terzo ed il quarto giorno la situazione del vento è degenerata in modo tale che malgrado uscissimo in 2 alla volta a spalare non riuscivamo nemmeno a liberare l’ingresso, impossibilitate addirittura a vederci e a parlarci alla distanza di 3 metri (da veranda a veranda della tenda).
Il primo pomeriggio del quarto giorno abbiamo deciso di sperimentare il piano d’emergenza che avevamo già pensato: montare la tenda “monotelo” che avevamo appositamente per i casi d’emergenza e abbandonare l’altra portando con noi solo il minimo indispensabile. Tale decisione comportava comunque il rischio che la tormenta implacabile ci strappasse dalle mani la tenda durante il montaggio. Malgrado tutto eravamo riuscite a posizionare la tenda in una piazzola ricavata nel miglior modo permesso dalle circostanze e a trasferire il materiale indispensabile alla nostra sopravvivenza, quando la tenda principale ha ceduto sotto le continue “valanghe” di neve portate dal vento. Per nostra fortuna durante la notte il vento, pur non diminuendo d’intensità, si è fatto meno costante.

All’alba del mattino seguente lo scenario era devastante: la tenda principale sventrata e completamente sommersa dalla neve, mentre quella d’emergenza ormai circondata da pesanti muri di neve che rischiavano di sommergerla. Abbiamo velocemente recuperato quasi tutto il materiale e nonostante il freddo ed il vento ancora molto forte abbiamo abbandonato il plateau in direzione dell’unico luogo dove avremmo potuto trovare un maggior riparo: a ridosso delle montagne circostanti. Considerato il wite-out (mancanza totale di visibilità) ed il vento, non potevamo permetterci di sbagliare direzione e quindi ci siamo diretti verso il punto più vicino del quale avevamo le necessarie coordinate gps: i pendii in prossimità del Passo Marconi.