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10 Maggio 2017

Ambiente e Territorio · Cultura · Video Talk · Trento Film Festival 2017

Le identità fluide nelle Alpi. Intervista a Claus Soraperra

Intervista di Andrea Bianchi
Montaggio Andrea Monticelli

Nell’ambito del 65° Trento Film Festival, è stata inaugurata nella Casa della Sat a Trento la mostra dell’artista fassano Claus Soraperra de La Zoch dal titolo “Liquids. Identità fluida nelle alpi”.

Frutto di una collaborazione tra l’Istituto Culturale Ladino e la Biblioteca della Sat, il progetto espositivo, mette in luce la trasformazione identitaria in atto nelle popolazioni alpine e ha tra gli obiettivi quello di sollevare spunti di riflessione sull’identità legata al territorio.

Dice Soraperra ad Andrea Bianchi che lo ha intervistato – “L’identità alpina in questo momento risulta essere abbastanza fluida…sta diventando quasi gassosa.. per cui ogni opera in realtà assume non tanto un ruolo estetico ma piuttosto diviene un imput per parlare di un argomento”

 

Gli spunti della Mostra

manifesto

Dal Blog di Claus Soraperra:

“Lo sviluppo socio-economico, che negli ultimi decenni ha deviato e depauperato gran parte delle aree delle Alpi attraverso uno sviluppo e una politica espansionista, urbanizzante rispetto alla civitas montana, ha portato a una crisi identitaria e culturale, con la decadenza sociale, di valori, saperi, saggezze e tradizioni plurisecolari. In pochi decenni con la scusa del benessere gran parte delle Alpi sono state trasformate in luna park sciistici e/o in parchi divertimento. Tale trasformazione inizialmente estetica ed esteriore, negli anni in cui il gap tra reddito medio della montagna e della pianura si è enormemente colmato, la crisi si è amplificata in maniera subdola, mettendo in crisi non solo lo sviluppo del territorio, ma anche i valori identitari, creando un disagio esistenziale tra le persone, in certi casi portando alla decadenza sociale e demografica diffusa. Il benessere, lecito per migliorare lo status sociale delle popolazioni di montagna, aspirato e formalmente raggiunto attraverso la trasformazione forzata della montagna a totale uso e consumo dell’industria del turismo di massa, ha convinto allora i montanari che con lo sviluppo turistico sarebbe arrivata un’inaspettata ricchezza, dimenticando che il prezzo da pagare sarebbe stato pesante, portando la distruzione culturale, sociale, ecologica, con l’invenzione dovuta di nuove forme fluide di identità, svuotate, banali, effimere, pericolose e al limite della fantasia. Negli ultimi anni nuovi interrogativi pongono le località alpine al centro del dibattito, l’arrivo anche nelle località turistiche alpine di immigrati stranieri. Il fenomeno dell’accoglienza dei rifugiati porta con sé la paura e la minaccia per il turismo alpino e per la difesa dell’identità (..ma quale delle tante?), generando fin da subito episodi di intolleranza, di violenza e di razzismo, ponendo le “Beatae Alpes”, tanto care al benessere e meno alla solidarietà ad essere ancora terra d’asilo come storicamente più volte sono state. Non per ultimo l’arrivo del marchio UNESCO diviene oggi una nuova incognita, un ulteriore rischio che, dato nelle mani di un’intera popolazione ormai superficiale, confusa, liquida fragile e divisa, rischia di segnare un ennesimo fallimento”.

Simonetta Quirtano

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