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24 Gennaio 2012

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WALTER BONATTI, UN UOMO CHE VISSE FINO IN FONDO Angri (SA), 4 febbraio 2012

L’associazione Direzione Verticale presenta una serata-tributo sabato 4 febbraio 2012, ore 18:30 Sala ex Combattenti, p.zza Doria, 1 Angri (Sa), all’eroe dell’alpinismo italiano Walter Bonatti (Bergamo, 22 giugno 1930 – 13 settembre 2011), “il re delle Alpi”, recentemente scomparso per un tumore al pancreas.

Intervengono: Stefano Dati, pres. Lega Montagna, Carmine Calvanese, pres. Uisp Salerno, Gino Marotta, pres. Parco Reg. Monti Lattari. Presenta: Modestino D’Antonio, pres. Ass. Aic

Walter Bonatti è stato il più grande alpinista ed esploratore italiano, avendo compiuto la memorabile impresa della conquista del K2 nel 1954, all’età di 23 anni, impresa dalla quale scaturirà un vero e proprio “caso”, risolto solo a distanza di cinquant’anni.

Numerose le vette conquistate da Bonatti e le vie alpinistiche aperte, come la parete est del Grand Capucin, domata nel 1951, l’Aiguille Noire de Peuterey, nel ’52, e molte altre. Nel 1961 è tra i pochi superstiti della tragedia del Pilone centrale del Freney, sul versante sud del Monte Bianco. Nel 1965 chiude la sua carriera alpinistica con la straordinaria impresa del versante Nord del Cervino, dove apre in solitaria invernale una nuova via in cinque giorni.

Dopo l’addio all’alpinismo inaugura una lunga collaborazione con il settimanale Epoca, per il quale compì viaggi di esplorazione, per lo più in solitaria, in Tanzania, Uganda, Amazzonia, sull’isola di Sumatra, a Capo Horn, in Patagonia, Congo, Nuova Guinea, in Antartide. Durante la serata sarà proposta l’intervista realizzata da Enzo Biagi all’alpinista reporter nel 1983.

L’associazione Direzione Verticale intende ricordare Walter Bonatti non solo come atleta, ma soprattutto come uomo, che con la sua forte interiorità e il suo coraggio ha saputo sfidare i propri limiti e assecondare la propria curiosità, diventando per gli sportivi, e non solo, un esempio e una fonte d’ispirazione.

Un alpinista dell’animo, un uomo che ha scalato se stesso, obbedendo sempre alle proprie emozioni, all’impulso creativo e contemplativo, attraverso l’alpinismo in solitaria, per entrare in sintonia con la Grande Natura.

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