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10 Gennaio 2015

Uncategorized · Christian Roccati

Polvere d’acqua e fili d’aria

Risveglio e primo sole del mattino.

Oggi il cielo è velato e sembra raccontare una storia nuova, una lirica che non conosco. Le nuvole sono come farina soffiata su mani invisibili e disegnano il vento, rendendo reale ciò che già è tale. Quante volte sognamo di vedere l’impossibile e l’abbiamo di fronte al nostro volto, ma non lo concepiamo solo perché ci siamo abituati a esso.

Il cervello registra i rumori e li cancella. Non sentiamo più gli uccellini che cinguettano e rendono così meraviglioso questo mondo e ci perdiamo nello stesso modo il grido impressionante dei fiori che sbocciano, la vita che cresce.

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Voglio restare in contatto con le mie emozioni, con ciò che esiste, ciò che voglio, anche se non riesco a percepirlo. Quando spengo la luce l’esistenza non perde la sua stessa peculiarità. Così se i miei sensi son limitati alla sfera del finito, non voglio dimenticare il trascendente.

Mi desto, una volta ancora, e ringrazio il rosso del crepuscolo, perché sono vivo, un immenso regalo essendo io un uomo, un qualcosa destinato a morire. Sono vivo: quante cose posso fare con la mia esistenza? Valicare lo spazio e il tempo. Sopravvivere a me. Combattere la morte con il respiro, difenderlo, anche da me stesso, dalla mia abitudine, dalla mia distanza dal pensiero della fine.

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Una nuova giornata… nuovo spazio cronologico in cui interagire per evolvermi, andare oltre la matrice e cercar di bucare quel muro nero e verde.

So che le ore scorreranno, ma farò del mio meglio… e così è. Mi evolvo in ogni campo, dal micro al macro… per poi lasciarmi andare all’armonia. E mentre sulla muta stagna asciuga il neoprene liquido che sogna i fondali sotto i ghiacci, per me, mi preparo una volta ancora e, ancora una volta, ricomincio a scalare. Nuovamente mi alleno per materializzare storie oniriche di aquile e cieli.

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Danzo sulla mia pelle nuovamente tenera, sul ritmo mentale di “Divenire” di Einaudi e “La voce del Silenzio” intepretata da Bocelli. Mi muovo e sento, come un burattino di legno dal basso peso specifico, mosso da una musica di onde d’acqua salata.

A casa mi aspettano calcoli e progetti: la ricerca della volpe artica, il mar Rosso e gli squali, il calcare dell’est, e tante altre tinte ora sconosciute. Adesso c’è solo musica, in questo momento, vi è solo quiete.

Sento in me la “Primavera” di Einaudi.

Ultima luce di una luna… domani mi aspetterà un nuovo cielo, è già lì, non lo vedo, ma so che c’è.

Christian Roccati
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