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23 Febbraio 2012

Uncategorized · Christian Roccati · tana suja

Lavoro di ricerca…

Il lavoro di scrittore di narrativa è piacevole e richiede una ricerca notevole.
Non è difficile capirlo, chiunque lo immagina.

L’estensore di guide invece è spesso relegato ad una dimensione di “uomo che dà le indicazioni”. Ovviamete così non è, a patto che ci si ponga una determinata deontologia professionale.

Quest’oggi una collega mi ha domandato informazioni relative ad una grotta praticamente sconosciuta, persa tra i crinali del monte Fasce, che alle spalle di Genova ne domina la piana. Non ho informazioni certe, ma soltanto ipotesi proiettate a tavolino… Ma ecco qual entusiasmo si cela dietro la compilazione di una guida!

L’antro è la “Tana da Suja”… L’etimologia non è semplice. Le grotte nei dialetti liguri sono generalmente chiamate “Arma”. Ciò deriva da una delle prime denominazioni delle baite che era “balma”, nelle Alpi del nord. I ripari dei cacciatori classici, l’imbocco degli antri, erano perciò definiti “barma” o “barme”… Scendendo geograficamente, per assonanza, sono diventate “arma” od “arme”.

Ecco che le grotte sono state chiamate quindi “arma”, che nulla centra con l’armo cioè il punto di assicurazione per la calata che qui si usa. Gli antri più piccoli però, sono stati assimilati al concetto di “casa per animali” più che “riparo per gli uomini” e di qui sono stati appellati come “tana” o “tanna”.

Arriviamo quindi all’etimologia primo dei nomi del toponimo, ma del secondo che possiamo dire? In questo caso abbiamo “la tana di”… qualche cosa… Ma di cosa?
La grotta in questione si chiama “Tana da Suja”.

La “suja” è il bastone secondo le evoluzioni linguistiche dialettali di quelle vallate. Apparentemente non sembra avere un senso, ma invece potrebbe averlo. Sopra al crinale di punta Crovino, che domina la sorgente, proprio nel ripiano creato da una paleofrana in cui ora vi è una piccola proprietà fatiscente, nasce il rio che poi ha formato la grotta in questione. La Tana da Suja è infatti una risorgenza, dato che conosciamo grazie alla storia delle rare esplorazioni del luogo. Quell’area, per varie caratteristiche poteva esser utilizzata nelle scorse epoche per le coltivazioni, o per la fienagione, come nelle vallate liguri dell’Argentea, di cui abbiamo esempi. La strada per il monte Fasce passa proprio lì sopra ed era già in utilizzo. Le coltivazioni a fasce e la deforestazione sono un altro
elemento che suggerisce tale possibilità.

La Suja originata da quella zona è il punto idrico più vicino e fondamentale, anche per l’economia agricola sottostante, nell’area dei paesi di Pomà e di San Desiderio. Il bastone si lega alla fienagione (segage ecc…) e potrebbe essere una connesione diretta (daghe a suja) con la zona, richiamando i coltivi e l’antro.

Se dovessi quindi fare fare un’azzardata ipotesi, propenderei sulla radice “tana” più classica e sul legare la grotta al concetto di fonte per lavori agricoli e da ciò “Tana
da Suja”. Ovviamente la mia è solo una proiezione fatta a tavolino, senza preventivo studio filologico specifico… e quindi vale quel che vale, per ora…
…Ma può servire per esprimere una delle tante anime di questo magnifico lavoro!

Christian
www.christian-roccati.com

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