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4 Maggio 2020

Alpinismo e Spedizioni · Climbing · Vertical · Karpos · Events & Testimonial News

Ale Zeni ha chiuso la placca più difficile al mondo? Cryptography un enigma risolto con un 9B


La magia è riuscita ad Alessandro nel salire una delle placche più dure al mondo e decifrare una linea nuova, pensata, immaginata e sognata per anni. Ale Zeni, uno dei pochissimi atleti al mondo a poter realizzare questi progetti su placca, è riuscito a creare un’opera d’arte nella falesia di Saint Loup, in Svizzera, una falesia storica, una delle prime nate in territorio Elvetico.
Il fortissimo atleta della Sezione Militare di Alta Montagna del Centro Sportivo dell’Esercito di Courmayeur e nuovo Ambassador di Karpos ha compiuto l’impresa l’11 gennaio. Una data e una via che rimarranno nella storia dell’arrampicata, con un nome che svela tutto il
lavoro di preparazione e ricerca che sta alla base di questo progetto: Cryptography.

“Abbiamo atteso per pubblicare questo sensazionale risultato di Ale, uno dei più forti arrampicatori su placca al Mondo”, dice Giuseppe Lira Brand Manager di Karpos, “perché in accordo con il Centro Sportivo dell’Esercito volevamo dare la visibilità che meritava un risultato così eccezionale ed accompagnarlo con una raccolta di immagini ed un video che consentissero a tutti gli appassionati di poterlo condividere. Siamo stati al contempo molto  combattuti nel farlo uscire in questo momento così delicato per il nostro Paese e per il mondo intero, ma forse sono proprio imprese di questo tipo che ci possono aiutare a trovare l’energia per pensare a nuovi progetti e nuove sfide e superare le difficoltà che oggi viviamo”.

L’arrampicata in placca è un po’ dimenticata, non perché non sia bella, ma piuttosto perché non è sufficiente essere allenati per riuscire a salire. Per quanto tu sia forte non hai la certezza di arrivare in cima, è fatta di equilibri precari che a volte sembra quasi si possano spezzare con il solo peso di un pensiero di troppo.
“Per me, conferma Alessandro, è la massima espressione della scalata perché su questi specchi di roccia verticale si cela il dubbio dell’incertezza. Non c’è parte del corpo che possa essere dimenticata, il solo movimento di un piede, un movimento del bacino, delle spalle, del viso possono fare la differenza. Ma anche quando tutto sembra essere perfetto e ogni tassello al proprio posto, vieni trascinato verso il basso dal vuoto e ti ritrovi a pensare dove hai sbagliato, e più ci pensi, e più ti convinci che era tutto perfetto per davvero. Forse proprio per questo che viene ripudiata, perché a volte, come penso sia nella vita, per quanto tu sia preparato può comunque arrivare una sconfitta. Questa non dipende da te, ma semplicemente qualcuno ha deciso che non era il tuo momento. Ed è per questo che credo che questa danza verticale sia qualcosa che va oltre alla semplice riuscita o sconfitta, è un insegnamento per me molto più importante. E’ combattere fino in fondo con la consapevolezza di essere accompagnato dall’incertezza del dubbio che colora ogni movimento e ogni mio più piccolo passo”.

La componente mentale in un progetto come questo è la base per poter avere ragione della gravità. Saper accettare che ci vorrà molto tempo e allenamento, curare nel dettaglio tutti gli aspetti, ricostruire in palestra i passaggi chiave della via. Poi ultimo aspetto, ma che non è per nulla un dettaglio, il meteo. Deve essere freddo per poter tenere delle prese tanto piccole e taglienti, altrimenti i polpastrelli si tagliano, le liste scivolano e inesorabilmente cadi.

Guardate le immagini e leggi il racconto di Ale e vi renderete conto del valore di questa impresa! Da ricordare, e a cui ispirarsi.

INFO: Karpos

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