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12 Gennaio 2016

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L’uomo che vendette il mondo

Quante cose possono accadere in una giornata?

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“lo guardai negli occhi e gli dissi: pensavo fossi morto solo, tanto tempo fa”

Questa mattina sono stato trattato da un fisioterapista. Come in lustri mai dimenticati: “fibrolisi”… mi hanno scollato meccanicamente aderenze su muscoli, tendini e ossa, di traumi vari, nuovi e antichi. Quand’ho visto il gancio metallico avvicinarsi, mi sono ricordato di un passato che non faceva più male, se non nelle tele orgogliose della mia mente, vivide e non innervate. Un dolore positivo mi suggeriva la possibilità di mettermi “a punto”, ancora e ancora.

In silenzio; sono stato in silenzio a respirare… lentamente, “dentro dal naso, fuori dalla bocca”, mentre ancora una volta ho sentito pronunciare “puoi anche piangere se vuoi, qui non ti vede nessuno”.
Ho riso di gusto. Non ho emesso un lamento, non perché io sia un uomo duro, ma perché meditare e controllare il mio corpo è il mio sistema per gestire il dolore. Se fosse urlare e sbattere i piedi, lo farei a gran voce!

Sono uscito leggero, aspettando impaziente la prossima seduta, il prossimo dolore. Avvolto da tape mimetico, dopo aver scoperto che per qualcuno fa differenza il colore del nastro. Anche la guarigione deve abbinarsi in tinta… anche quando la realtà ti ha forzato ad avere un sogno più grande di te, è comunque necessario trasformarlo in superficialità e vuoto, sprecarne l’essenza.

“Risi e gli strinsi la mano, e feci ritorno verso casa, cercai per terre e mari, ho vagato per anni e anni,
il mio sguardo divenne fisso”

Durante il giorno…
…una zingara senza dimora ha cercato di derubarmi, mentre io tentavo di finalizzare la mia campagna di aiuto per gli homeless.
…mi sono accordato per un’intervista a una leggenda delle arrampicate, mentre qualcuno chiamava me per intervistarmi.
…ho fatto piani di marketing e promozione commerciale per un’azienda che tratta alpinismo, mentre regalavo di tasca mia due libri a due clienti che li avrebbero altrimenti comprati.
…ho chiesto ferie in Italia per lavorare in Norvegia, mentre donavo il mio tempo alla stessa azienda a cui domandavo cortese.
…ho montato un video di immersioni mentre la guida con cui collaboro spiegava l’autosoccorso in valanga e i cambi di stato fisico della neve, a un metro da me, il mio schermo appoggiato al suo.

“devo esser morto solo, (alt: devo essermi spento), tanto tempo fa”

Ho terminato la sera guardando di notte il filmato di un tramonto ripreso da sotto la superficie, tornando poi a casa fra le montagne, contemplando la realtà infinita con la mia mente finita, una tazza di te alla volta.

“chi lo sa? io no, non abbiamo mai perso il controllo, sei faccia a faccia con l’uomo che vendette il mondo”

Non so che dir d’oggi: gioco a tetris tra la realtà e il mio tempo.
So che il Duca Bianco è tornato a casa e magari questa notte la trascorro con lui.

Cantai questa canzone una notte di tanto tempo fa, dopo esser stato in due posti contemporaneamente, come nelle migliori commedie. “Uno, nessuno e centomila”, noi come la realtà.

Christian Roccati
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