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26 Giugno 2015

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Di blu e di verde

Nuovamente in immersione, dopo quasi un mese: finalmente si riparte.
Direzione parco nazionale del promontorio di Portofino.

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In questo periodo sono stato così preso dalla ricerca del ritorno alla forma, dopo mesi di non allenamento e infortunii, dalla sete di pareti e luoghi remoti, che ho scordato completamente il perché adori il mare.

Mi son chiesto questo sul gommone, mentre puntavamo, saltellando tra i frangenti, verso quel braccio di roccia disteso sul blu. A sinstra vedevo i crinali che tante volte ho corso, il giorno e la notte, mentre mi preparavo per le traversate estreme e le migliaia di gioielli celati dalla macchia, tra cascate, grotte ed eremi.

La tramontana spazzava il deserto indaco di creste di gallo bianche, dalla lontana riva verso sud. E così siam scesi, a quasi quaranta metri, e a -38 siamo entrati in una grotta per uscirne in cima. Abbiamo attraversato branchi di castagnole scure, lucenti di scintille blu un tempo. Tra cernie e barracuda abbiamo pascolato come escursionisti del mare.

In acqua mi manca da morire il mio alpinismo: resto avventuriero sopra o sotto la superficie e pian piano arriverà anche quel momento. Per ora mi godo spade di luce che trafiggono dal cielo e pareterie di posidonia che ondeggiano pettinate da mani invisibili; correnti fredde si manifestano increspando la vista come fa il calore sull’asfalto per chi conosce l’invenzione cittadina.

Tornare a casa, ancora una volta, senza aver mai abbandonato quel mondo naturale, in continuità con il tutto.
Un modo come un altro per esser vivi sul sentiero invisibile agli altri, ma non a noi.

Christian Roccati
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